A Todi l’impegno civile è Doc

All'Human Rights International Film Festival di Todi, premiati i lavori di giornalisti e mediattivisti che attraverso il linguaggio del documentario sociale portano sul grande schermo i diritti umani, le loro violazioni e tutele

Si è tenuto a gennaio a Todi il Festival dei Diritti ma l'eco dell'evento risuona ancora. La manifestazione, nata nel 2015 “con l’ambizione di rappresentare un nuovo punto di osservazione, aperto e internazionale, sul tema dei diritti umani”, è stata ospitata dalla città umbra con quattro giorni di proiezioni (9 documentari e 13 cortometraggi selezionati) e incontri (tra installazioni artistiche, spettacoli teatrali, presentazioni di libri e dibattiti), che hanno portato all'attenzione del pubblico, attraverso il documentario sociale, tematiche spesso dimenticate ma di grande attualità in tema di integrazione.

DirittiTodi

Human Rights International Film Festival è infatti un festival internazionale di cinema documentaristico, promosso dall’associazione culturale Teatri di Nina e Own Air, con il sostegno di UNHCR, Amnesty International, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Cittadinanzattiva e Lega Italiana dei Diritti Umani, grazie al patrocinio di Regione Umbria, Comune di Todi, UNHCR e Università degli Stranieri di Perugia. Duplice lo scopo del Festival: da un lato promuovere e diffondere il documentario d’autore, favorendo il confronto tra i registi; dall'altro, incrementare la sensibilità del pubblico sulle tematiche oggetto del festival, incentivando la cultura cinematografica fra residenti e turisti. Festival gemellati, la Festa di Cinema del Reale, il Festival Internazionale del documentario del Peloponneso, Molise Cinema e Procida Film Festival, i lavori in concorso sono stati valutati da giurati d'eccezione tra cui - solo per citarne alcuni, facendo ovvio torto agli altri - il regista Daniele Vicari, Riccardo Chiattelli (LaEffe), Carlo Ciavoni (Repubblica.it), Maria Cuffaro (TG3), Claudia Di Pasquale (Report), Vittorio Longhi (New York Times), Giorgio Zanchini (RadioRai).

Tra i documentari in concorso, il primo premio ex equo per i lungometraggi è andato a Refugee Era di Husniye Vural (Turchia) e Gulistan, Land of Roses, di Zayne Akyol (Canada), che raccontano il cammino esule di una famiglia che deve attraversare il mare tra Grecia e Turchia e l’allenamento alla guerriglia delle donne curde. Menzione speciale a The digital leader di Adrian V. Eagle, per aver focalizzato il problematico rapporto fra potere, social media e cittadinanza nell’ India contemporanea. Primo premio cortometraggi, per il coraggio e per la forza del linguaggio scelto nel testimoniare la quotidianità straziante della popolazione palestinese nei territori occupati, a Beauty, Courage and Strenght in the occupied West Bank di Glorianna Ximendaz (Costa Rica). Secondo premio, per l’originalità dello stile e la semplicità della narrazione attraverso un’estetica raffinata, a Moriom di Mark Olexa e Francesca Scalisi (Svizzera). Menzione speciale, per l’originalità dell’idea sostenuta dalla forza dell’interprete, a That which you don't see di Dario Samuele Leone (Italia).

Al documentario Refugee Era di Husniye Vural, è andato  anche il Premio “Giornalisti per i diritti umani”, Giuria della Stampa, assegnato “perché riesce ad affrontare il dramma dei profughi senza retorica”. Premio del Pubblico a The digital leader di Adrian V. Eagle, che fotografa dinamicamente il presente e il futuro dell’India governata da Narendra Modi. La Giuria Studenti Scuole Elementari e medie ha premiato Cuerdas di Pedro Solis Garcia (Spagna), mentre la Giuria Studenti Scuole Superiori, per la Sezione Cortometraggi Un Lugar di Ivan Fernandez de Cordoba (Spagna) e per la Sezione Cortometraggi Ketermaya di Lucas Jedrzejak.  Premio Miglior Colonna Sonora della Giuria Flippermusic a La vida despues de Guantanamo di Esteban Alfredo Cuevas (Argentina). Sempre a Gulistan, Land of Roses anche il riconoscimento della Giuria.

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