Alla fine le ‘minacce’ del ministro Melandri hanno portato la Lega Calcio, in extremis, ad una decisione comune (con qualificata maggioranza) sul tema della spartizione dei proventi dei diritti calcistici. Ecco il complesso meccanismo…
La "guerra" su diritti televisivi delle partite di calcio si è conclusa con un accordo in sede di Lega che prevede fette "un po' più uguali" (ma comunque non proprio uguali) per tutti. Pur essendo passato il principio di spartizione appoggiato da Galliani che tutela anche le 'grandi', questo accordo pone fine ad una serie di battaglie iniziate vari mesi fa.
La soluzione adottata tiene conto del totale dei proventi derivanti dalla vendita dei diritti televisivi, al netto del 10% che la legge Melandri-Gentiloni destina alla "mutualità generale di sistema", e lo divide in tre parti, pari al 40%-30%-30%; i diritti non saranno più venduti a titolo individuale dalle singole società calcistiche ma con contratto collettivo.
Il 40% della torta totale, pari a 650 milioni di euro, sarà divisa in parti uguali tra le venti società di serie A, una cifra che è nelle intenzioni della Lega portare a un miliardo entro il 2010 (anno di partenza delle nuove regole). Un secondo 30% sarà suddiviso in base ai seguenti parametri: 10% legato alla storia e alla tradizione sportivo-societaria delle squadre dal 1945 al 2005; 15% su storia e risultati degli ultimi cinque anni; 5% sui risultati dell'ultimo anno, ovvero del torneo 2010-2011.
L'ultimo 30% fa riferimento al bacino d'utenza: il 25% deriva dal numero dei tifosi di ogni squadra e sarà determinato con indagini demoscopiche che la Lega commissionerà a tre diversi istituti di ricerca statistica; la media derivata sarà rivista ogni tre anni. Il residuo 5% verrà distribuito in considerazione delle città nelle quali hanno sede le società calcistiche.
Il nuovo criterio di sparizione partirà, appunto, dal 2010.
La votazione in sede di Lega Calcio si è chiusa con 15 voti favorevoli e i 4 contrari di Palermo, Cagliari, Siena e Atalanta.