Era stato ed era uno dei pilastri della Rai del Friuli-Venezia Giulia ed era arrivato a Trieste come profugo istriano. Una voce e un volto notissimi per questa particolarissima parte d’Italia e per tutta la Penisola.
Sabato scorso è morto a Trieste, ucciso da un tumore al fegato contro il quale stava combattendo da tempo, Fulvio Molinari, 74 anni, anima della Tgr e della Rai giuliana, per anni caporedattore della sede regionale del Friuli-Venezia Giulia e prestato anche allo sport, con la Triestina e altro.
Era stato inviato speciale del Tg1 nell'Europa dell'Est e nei Balcani negli anni '80 e '90; un'area che conosceva bene in quanto profugo dell'Istria (dove era nato nel 1937): Molinari era arrivato a Trieste in barca, accolto in un campo profughi. Un'esperienza di vita che lo ha sempre portato a riportare bene tutte le notizie e a fare corrispondenze segnate dal un'elevata professionalità e sensibilità, alle quali univa una voce pastosa cara a molti spettatori del Friuli-Venezia Giulia e dell'Italia tutta.
Fu proprio Molinari, in qualità di caporedattore della Tgr regionale a firmare il provvedimento per mandare gli inviati Marco Lucchetta, Alessandro Ota e Dario D'Angelo a Mostar nel 1994, prima che venissero uccisi da una granata sparata dai soldati croati mentre stavano intervistando dei bambini. Triestino, fra l'altro, era anche l'operatore Miran Hrovatin, morto con Ilaria Alpi in Somalia.
Proprio Molinari è stato anche tra gli organizzatori del Premio Lucchetta e della mitica Barcolana del golfo di Trieste.
Molinari lascia due figli e altrettanti nipoti. È stato anche scrittore e fine intellettuale, come è nella tradizione triestina (senza dimenticare Svevo, si pensi a Claudio Magris, a Demetrio Volcic, a Paolo Rumiz, a Boris Pahor) un'area d'Italia naturalmente aperta non solo verso l'Est ma anche verso la Mitteleuropa, con un cosmopolitismo che è ricchezza culturale e assoluta emancipazione da quel provincialismo che invece affligge molte altre città e regioni italiane.