Agcom protagonista ma con le Tv locali ‘nel mirino’

Due importanti provvedimenti sono in fase di adozione da parte dell’Agcom ed entrambi potrebbero portare ulteriori danni alle Tv locali. Il primo è la modifica del piano delle frequenze per eliminare le interferenze con l’estero, il secondo è la spinosa questione dei ‘canoni di concessione’.

Come ricorda Radio Tv News, il periodico di Confindustria Radio Tv, «AGCom il 24 settembre scorso ha pubblicato sul proprio sito web un comunicato stampa con il quale ha annunciato di aver approvato, nella riunione di Consiglio del giorno precedente, il provvedimento di modifica del piano di assegnazione delle frequenze per il servizio digitale terrestre nelle aree locali. Nel comunicato è scritto testualmente: “Il provvedimento dell'Autorità rappresenta la prima fase di attuazione della legge n. 9 del 2014: in particolare, individua le frequenze assegnate ad operatori italiani che devono essere escluse dalla pianificazione, in quanto riconosciute e utilizzate dai Paesi confinanti e oggetto di accertate interferenze verso gli operatori esteri”.

“Si tratta - prosegue AGCom - di un primo passo di un percorso intrapreso in collaborazione con il Ministero dello sviluppo economico per il riordino complessivo delle frequenze dello spettro radioelettrico assegnate alla Televisione digitale terrestre”. Nel comunicato l'Autorità sottolinea: “L'azione congiunta di Ministero e Autorità, nel rispetto dell'autonomia e della ripartizione delle rispettive competenze, mira a conseguire tre obiettivi fondamentali: un uso corretto delle risorse frequenziali, nel rispetto delle norme internazionali e degli accordi di coordinamento con gli Stati confinanti; un uso efficiente delle risorse pubbliche, tecniche (frequenze, numeri) ed economiche (contributi), riservate alla Televisione digitale terrestre e la coerenza con le condizioni effettive del mercato e nel generale interesse di cittadini e consumatori; la tutela della produzione e distribuzione di contenuti televisivi locali”.

“Nel raggiungere questi obiettivi - prosegue l'Autorità - l'AGCom ha ricercato le misure più idonee e tecnicamente adeguate, in modo da rispettare i business plan delle emittenti e generare i minori sacrifici possibili, nel pieno rispetto del principio di proporzionalità.
Il conseguimento degli obiettivi indicati richiede un nuovo quadro regolamentare e normativo e un calendario di attuazione compatibile con gli impegni assunti dall'Italia nei tavoli di confronto internazionale (Commissione Europea, ITU, Paesi confinanti).

Alla decisione dell'Autorità sarà affiancato nei prossimi mesi il quadro normativo e regolamentare che completerà il percorso necessario alla piena attuazione della legge n. 9 del 2014, in linea con il pieno conseguimento degli obiettivi condivisi”.

Intanto (però) quello che è certo è che entro il 31 dicembre 2014 - termine stabilito dal D.L. N.145/2013, c.d. “decreto destinazione Italia” convertito, con modifiche, dalla L. n. 9/2014 - da 80 a 100 operatori di rete locali dovranno “liberare” 74 frequenze, legittimamente loro assegnate, in 12 regioni italiane. Se si aggiunge che a poco più di due mesi dalla scadenza del predetto termine, gli operatori di rete in ambito locale non conoscono ancora le modalità in base alle quali la “liberazione” delle frequenze avrà luogo; né, tantomeno, se l'importo di venti milioni di euro attualmente previsto (peraltro largamente insufficiente a ripagarli degli investimenti effettuati per il digitale terrestre) a titolo di indennizzo al fine di incentivare la dismissione volontaria delle frequenze potrà essere rivisto.

È assolutamente urgente che le istituzioni preposte cioè l'Autorità e il Ministero dello sviluppo economico forniscano al più presto i chiarimenti necessari al comparto televisivo locale. Infine l'Associazione Tv Locali (di Confindustria Radio Tv) chiede con forza che il Sottosegretario Giacomelli si faccia promotore di una riforma del settore televisivo locale che impedisca, prima che sia troppo tardi, l'inesorabile e programmata cancellazione delle Tv locali salvaguardando le imprese che svolgono un prezioso e imprescindibile ruolo informativo sul territorio».

Intanto domani, come informa una nota Radiocor, sul tavolo dell'Agcom ci sarà la riforma del canone delle frequenze Tv. Un provvedimento che, qualora ottenesse il via libera così come messo a punto dai tecnici dell'Autorità, comporterebbe minori introiti per lo Stato, secondo alcuni calcoli, di 131 milioni in sette anni.

Ad avvantaggiarsi del cambio dei criteri (a pagare non sarebbero più le singole aziende in base al fatturato ma gli operatori di rete tipo Raiway) sarebbero principalmente Mediaset e Rai, che nel solo 2014 avrebbero un risparmio stimato in circa 40 milioni. L'ultimo Cda dell'Agcom che ha trattato della questione si è spaccato: tre consiglieri erano favorevoli alla riforma, il presidente Angelo Marcello Cardani e un altro consigliere contrari.
È presumibile che anche domani sulla questione non ci sia l'unanimità del Consiglio.

Il provvedimento nella formulazione prospettata faceva appunto risparmiare Rai e Mediaset ed era invece una stangata insostenibile per gli operatori di rete locali. La ventilata decisione Agcom è stata contestata questa estate in sede europea e anche il Governo si è detto in disaccordo (per non parlare delle associazioni delle Tv locali) ma ciò nonostante l'Autorità sembra ora, dopo una breve pausa, voler procedere.

Secondo quanto si apprende, il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, auspica che non si arrivi alla decisione di cambiare i criteri e che, perlomeno, si prenda tempo. Giacomelli, inoltre, non esclude un intervento legislativo già nel decreto in arrivo sul nuovo canone Rai. Potrebbe cioè essere quella l'occasione per inserire una norma anche sui canoni delle frequenze televisive, agendo eventualmente sui nuovi criteri decisi dall'Agcom.

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