Aggiornamenti dal mondo SMPTE

Un approfondimento sulla sincronizzazione dei segnali video digitali e un focus sulla visione sono i principali argomenti con cui SMPTE apre il 2016

In tema di sincronizzazione dei segnali video digitali, l’SMPTE, insieme ad altre istituzioni similari, ha messo a punto le opportune specifiche di standard che potessero assicurare la distribuzione, da parte delle stazioni di controllo a una moltitudine di apparati ad esse collegati, di specifici segnali di sincronizzazione, dando così vita all’IEEE 1588 Precision Time Protocol (PTP).

A tale riguardo Patrick Waddell, capo del gruppo di lavoro SMPTE 32NF-80 Time Labeling and Synchronization, rileva come la sincronizzazione dei segnali video è un tema al quale si dedica ancora poca attenzione, avendo gli ambienti tecnici una sensibilità ancora legata al mondo analogico. “Le reti sincronizzate, formate da una molteplicità di apparati, richiedono un ‘timing’ molto accurato per garantire che la trasmissione dei dati e dei programmi televisivi si svolga secondo i desiderata dei broadcaster. Con l’entrata in scena dei networked media, gli standard IEEE sono sempre più importanti”, dice Waddell.

Il PTP è formato da 2.000 pagine di database concernenti i registri sugli specifici ruoli dei vari apparati. Il gruppo di lavoro di Waddell ha iniziato da novembre delle prove d’interoperabilità alle quali ne seguiranno altre prima e dopo il Nab 2016. Per esemplificare le esigenze operative delle reti, Waddell cita il funzionamento della rete dei telefoni cellulari: il servizio telefonico deve proseguire senza interruzioni quando ci si sposta da una cella a un’altra e quindi da un’antenna ricetrasmittente a un’altra, perciò richiede un ‘timing’ prossimo al nanosecondo. Questo è quanto già assicura la norma IEEE 1588.

Waddell ricorda anche che la transizione al digitale è iniziata costituendo, nei nostri impianti di tipo ancora ‘composito’, delle autonome isole digitali e poi delle isole HD in impianti SD. Si tratta ora di costruire, all’interno delle vecchie installazioni basate su cavi coassiali, delle ‘isole IP’, per il cui funzionamento sarà determinante il ST-2059 (SMPTE profile for the Precision Time Protocol). L’intero assetto si regge su tre punti: la stessa ‘essence over IP’, definita dalla SMPTE ST 2022, il ‘timing and sync’, basato sulla SMPTE ST 2059, e la capacità di controllare il tutto assicurandone il corretto funzionamento.

Con tale finalità è stato costituito, all’interno del SMPTE’s 34CS Technology Committee, il Gruppo redazionale media device control over IP, che ha elaborato lo standard SMPTE ST 2071.

Focus sulla visione immersiva

In una recente edizione dell’SMPTE Newswatch è riportata un’intervista con Peter Ludè, già presidente SMPTE, in tema di ‘Cinematically Immersive Environments’.

Nell’industria dei media si parla spesso di ambiente multi-screen o multi-view, riferendosi sia all’home sia alla riproduzione nelle sale cinematografiche. Peter Ludè propone di sostituire il termine ‘multiscreen environments’ con quello più appropriato di ‘immersive environments’.

Non si tratta di una tendenza innovativa, perché i primi esperimenti di riproduzione stereoscopica risalgono agli anni Trenta e Cinquanta, con la nascita del formato Cinerama che, basato su tre proiettori a pellicola fra loro sincronizzati che facevano convergere le loro immagini su tre porzioni di uno schermo ricurvo semielissoidale, forniva agli spettatori in sala un campo visivo orizzontale molto ampio, tale da suscitare percezioni visive e sonore immersive.

Gli stessi principi stanno oggi tornando in uso, sostenuti efficacemente dalle nuove tecnologie digitali. Fra questi Ludè ricorda il sistema Escape di Barco, che ha debuttato in una dozzina di sale cinematografiche negli Usa con il film The Maze Runner, seguito a settembre da The Scorch Trials. Anch’esso opera con tre proiettori che inviano le loro immagini su altrettanti schermi, uno centrale e due laterali obliqui, inclinati di 100° gradi rispetto al primo. La tecnologia digitale permette, rispetto al Cinerama, una più precisa sincronizzazione e un migliore bilanciamento delle tre immagini proiettate. La sensazione d’immersione nell’immagine è tale che lo spettatore, non rilevando più i bordi dello schermo, si sente portato all’interno dell’azione rappresentata. Ludé cita anche il sistema Screen X della coreana CJ Group (alla proiezione su uno schermo centrale se ne aggiungono altre sei a sinistra e sei a destra) e altre applicazioni della realtà virtuale applicate alla cinematografia, come l’ Oculus Cinema di Oculus Rift, adottata per la visione su schermi che lo spettatore indossa come occhiali.

Highlights dalla conferenza tecnica

All’edizione annuale della SMPTE Conference and Exhibition, tenutasi dal 26 al 28 ottobre 2015 a Hollywood, diversi sono stati i temi trattati: realtà virtuale, aumentata e incrementata; Ultra Alta Definizione; High Dynamic Range e High Frame Rate e infrastrutture IP.

La giornata del Simposio è iniziata con una keynote intitolata ‘Blending Augmented, Virtual and Physical Worlds for the Ultimate Cinematic Experience: Making It Real’. Nelle successive sessioni, animate da creatori di contenuti e leader tecnologici, si è parlato d’innovative thinking e story telling. Interessante è stata anche la discussione sull’esperienza femminile nel campo della post-produzione.

La Conferenza del 27 ottobre si è aperta invece con una comunicazione del gruppo di studio SMPTE sull’ecosistema delle immagini in high-dynamic-range. Tra gli altri temi della giornata: qualità dell’immagine, estensione all’audio del protocollo internet IP, cloud e compressione.

SMPTE – Bollettino della Sezione Italia

c/o Franco Visintin

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