È nata nei giorni scorsi la FACT – Federazione Autori Cinematografici e Televisivi. Fra i promotori, Ugo Gregoretti, Citto Maselli, Carlo Lizzani, Gigi Magni, Francesco Scardamaglia, Emidio Greco. Ecco una piccola presentazione, tratta dal sito di ‘Articolo 21’.
«Giovani e meno giovani, autori famosi, affermati o poco conosciuti, registi cinematografici e televisivi, documentaristi, sceneggiatori di cinema e di televisione si sono uniti (azzerando e superando d'un colpo antichi, anacronistici e peculiari steccati), dando vita alla FACT (Federazione Autori Cinematografici e Televisivi).
Se ciò è potuto accadere, lo si deve non solo alla consapevolezza di come i tempi e le cose sono cambiati, ma, soprattutto, alla naturale e inevitabile presa d'atto della drammatica situazione nella quale si trovano il cinema e, più in generale, la produzione audiovisiva in Italia.
Nel documento di presentazione sono indicati i punti (strettamente e logicamente connessi) da affrontare e risolvere per uscire dalla precaria condizione che viene denunciata.
Ecco brevemente alcuni punti (rivendicazioni; Ndr.):
1) immediato ripristino del FUS a livello (almeno) di quello del 2001 (516 milioni di euro). È un provvedimento indispensabile per assicurare una continuità di servizio meno asfittica;
2) reperimento di nuove risorse attraverso un prelievo da effettuare su tutti i soggetti che a vario titolo e forma utilizzano il cinema (televisioni generaliste, televisioni satellitari, telefonia mobile, internet e quant'altro). A seconda delle percentuali del prelievo e dei soggetti interessati, si calcola di ottenere risorse tra i 300 e i 500 milioni di euro. Da riversare in un fondo appositamente creato e autonomamente gestito. Va da sé che queste nuove risorse non andrebbero a sostituire il FUS, bensì, ad aggiungersi. E, allo stesso modo, con riferimento al sistema televisivo, non dovrà essere eliminare la Legge 122, che, al contrario, dovrà essere più correttamente riscritta e applicata;
3) creazione di un Centro Nazionale Cinematografico sulla falsariga di quello francese. La sua configurazione giuridica (per es. una fondazione) e la designazione democratica degli organi direttivi e di gestione contribuirebbero fortemente all'emancipazione del cinema dal condizionamento politico;
4) una legge antitrust che spezzi la catena produzione-distribuzione-esercizio-trasmissione televisiva;
5) provvedimenti legislativi che regolino il mercato. In realtà, in Italia, è più corretto dire che creino il mercato, dal momento che il cosiddetto mercato cinematografico italiano è tale solo di nome, distorto e ingessato com'è da anni. Insomma, tanto per essere chiari: il problema mai strutturalmente affrontato della visibilità del cinema italiano.
Fermiamoci qui. Vediamo che succede fra qualche giorno».