Décina lascia e all’Agcom si attende il… ‘quinto cavaliere’! La comunità professionale, la società civile, la cittadinanza tutta (o quasi) auspica che l’elezione del nuovo consigliere dimostri un nuovo corso finalmente meritocratico.
È giunta, inattesa, il 4 settembre la notizia delle dimissioni di uno dei 5 membri dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. È stato il Commissario Maurizio Décina a lasciare la carica, con una lettera (resa di pubblico dominio) indirizzata al Presidente Cardani ed ai colleghi nella quale manifesta rammarico per la decisione cui è costretto per ragioni squisitamente personali.
La notizia è stata accolta con dispiacere sia dal Presidente Angelo Marcello Cardani, sia dagli altri tre componenti del Consiglio dell'Autorità: Antonio Martusciello ('in quota' Pdl), Antonio Preto ('in quota' Pdl) e Francesco Posteraro ('in quota' Udc). Si ricordi infatti che l'attuale consiliatura, in carica dal 6 giugno 2012, è composta da quattro commissari anziché otto (come era sempre avvenuto in precedenza): il Consiglio è stato dimezzato dal decreto 'Salva Italia' della fine del 2011, in una logica montiana di 'spending review' sia consentito osservare piuttosto opinabile, considerato che i '5 cavalieri' sono chiamati a vigilare sul complesso sistema delle comunicazioni, che ha particolari valenze sociali e politiche (al di là delle dimensioni ormai rilevanti anche in termini di fatturato dell'intero sistema dei media e delle tlc).
Maurizio Décina e Antonio Preto erano preposti alla Commissione per le Infrastrutture e le Reti, Antonio Martusciello e Francesco Posteraro alla Commissione per i Servizi e i Prodotti.
Maurizio Dècina, classe '43, prima della nomina in Autorità era apprezzato tra l'altro come professore ordinario di telecomunicazioni al Politecnico di Milano: la sua candidatura, nel giugno 2012, era stata sostenuta dal Partito Democratico, e fortemente caldeggiata da D'Alema (potente 'decision maker' della politica italiana, allora come oggi, nonostante non si sia ricandidato al Parlamento nelle elezioni politiche del 2013).
La scelta dei candidati Agcom, nel giugno 2012 (tutti di nuova nomina, tranne Martusciello già in carica e quindi riconfermato che aveva fatto il suo ingresso in Agcom nel luglio 2010, subentrando a Giancarlo Innocenzi coinvolto nello scandalo intercettazioni dell'inchiesta di Trani, dimessosi e poi nominato dal Governo Amministratore Delegato di Invitalia, incarico rinnovato ad inizio agosto 2013) aveva sollevato aspre polemiche (per un approfondimento vedi, su queste stesse colonne, 'La nuova Agcom nasce vecchia' del 6 giugno 2012 di Angelo Zaccone Teodosi), in quanto era stata come sovente accade in queste italiche lande frutto di lottizzazioni partitocratiche, più che di selezioni meritocratiche.
Nonostante Décina, comunicando le proprie dimissioni al collegio dell'Autorità, abbia dichiarato esplicitamente: “Confermo il mio forte sostegno alle decisioni prese dal nuovo Consiglio dell'Agcom, in particolare per quanto riguarda le frequenze tv, i prezzi del rame e della fibra, nonché il diritto d¹autore online”, la notizia è giunta comunque come una 'doccia fredda', soprattutto perché, proprio nelle prossime settimane, l'Autorità Garante per le Comunicazioni una volta chiusa la consultazione pubblica lanciata a fine luglio e comunque previo via libera delle istituzioni europee dovrà procedere alla messa a punto ed al varo del nuovo regolamento sul diritto d'autore online, destinato ad avere un enorme impatto sulle dinamiche di circolazione dei contenuti nello spazio pubblico telematico.
È quindi evidente almeno secondo alcuni osservatori che l'Agcom non potrà percorrere questo cammino essenzialmente 'monca', essendo venuto a mancare 'un quinto' del corpo decisionale complessivo: oggettivo grave vulnus al pluralismo che l'Autorità deve rappresentare ai massimi livelli, anzitutto in se stessa. È altrettanto evidente secondo questa interpretazione (in verità, Agcom mantiene formalmente comunque la pienezza dei propri poteri) la particolare urgenza che dovrà stabilire la Camera dei Deputati nel mettere all'ordine del giorno la nomina del quinto componente. La legge non prevede infatti un tempo limite entro cui effettuare la nomina, e quindi le tempistiche sono essenzialmente affidate alla sensibilità che Montecitorio vorrà assegnare alla questione.
Il Pd sta, comprensibilmente, facendo pressioni per calendarizzare al più presto la votazione, anche al fine di correggere lo squilibrio rappresentativo venutosi a determinare. Vero è che se la nomina fosse effettuata in base a criteri esclusivamente tecnico-professional-meritocratici, non sarebbe né indispensabile né urgente procedere alla ricomposizione piena del Consiglio...
Da auspicare comunque, a questo punto, data l'occasione propizia, ben oltre la rapidità temporale, che vengano messi in atto criteri effettivi di trasparenza e meritocrazia. Come ha scritto efficacemente l¹avvocato Guido Scorza sul blog de 'il Fatto Quotidiano' il 4 settembre, si tratta di “questioni troppo importanti per lasciare che la nuova nomina resti affidata alla claudicante procedura semi-trasparente e, peraltro, non rispettata alla quale sono rimaste affidate le precedenti nomine”.
Per ora, accreditati rumors segnalano in pole position Antonio Sassano (classe '53, Professore ordinario di Ricerca Operativa presso la facoltà di Ingegneria informatica de La Sapienza di Roma), considerato uno dei massimi esperti italiani in materia di frequenze, e consulente storico dell'Agcom stessa. Sassano era stato peraltro uno dei più accreditati tra i candidati alla presidenza dell'Agcom della primavera 2012.
Ma le sorprese, come spesso accade, potrebbero saltar fuori 'last minute'. Va segnalato che curiosamente nessuna testata quotidiana né sito web ha messo in gioco candidature, come se la questione non fosse importante: ed invece lo è. Altra ipotesi: che nessuno dei candidati papabili voglia 'bruciarsi', nel rischio di esposizione mediatica?! Tanto verosimilmente ancora una volta, saranno le segreterie di partito ad impartire ordini ai gruppi parlamentari.
Ricordiamo che in occasione della precedente elezione per il rinnovo del Consiglio, l'allora Senatore del Pd (dimessosi allorquando si è candidato a Sindaco di Roma) Ignazio Marino prese una pubblica ferma posizione contro il suo stesso partito, scrivendo una lettera al direttore de 'l'Espresso', di cui riportiamo un estratto:
“Caro Direttore, oggi il Parlamento ha eletto alcune cariche istituzionali molto importanti e delicate: i garanti per l¹authority sulla privacy e i membri dell'autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). Come avvengono le nomine di cariche così importanti nelle normali democrazie? Si selezionano i curricula dei candidati sulla base di criteri intuitivi: preparazione tecnica, indipendenza intellettuale, assenza di pregiudizi culturali, ecc. Cosa accade invece in Italia? In questi anni passati in Senato il metodo l'ho conosciuto bene ed è sempre lo stesso: 'manuale Cencelli' alla mano e incarichi suddivisi tra i partiti, uno a te, due a me, ecc. Assenza totale di trasparenza. Il giorno del voto ai parlamentari viene data un'indicazione, via sms o su un foglietto di carta con il nome da votare, a cui quasi tutti si attengono. A volte sono state elette persone meritevoli e competenti, non c'è dubbio. Altre volte di dubbi ce ne sono stati, eccome. Ma tant'è. Personalmente, non ho mai partecipato in passato, né oggi, né parteciperò in futuro ad un voto in cui venga chiesto di eleggere un candidato senza un meccanismo di selezione rigoroso e trasparente.
Non è difficile: basta chiedere a coloro che hanno presentato la candidatura di illustrare alle Commissioni parlamentari competenti il proprio curriculum le proprie motivazioni e la valutazione può essere condotta alla luce del sole”.
Aggiungeva l'attuale Sindaco di Roma, in un evidente atto di accusa al proprio partito: “Ieri il Pd ha riunito i parlamentari di Camera e Senato, ha aperto la discussione, ha chiesto a ognuno di votare liberamente per un candidato. Ma non ha dato il tempo di esaminare i curricula disponibili esclusivamente in forma cartacea e in copia unica. Alcuni di noi non erano d'accordo sul metodo e io ho proposto di ritardare di 48 ore la votazione per permettere un esame scrupoloso dei curricula sulla base di criteri definiti. La risposta è stata: no. E guarda caso dal segreto dell'urna sono usciti esattamente i nomi che erano stati ampiamente annunciati giorni prima (vedi anche 'Millecanali', edizione cartacea, n° 424, luglio/agosto 2012).
Si ripeterà anche nell'autunno del 2013 questa sceneggiata?!
Alcuni attivisti di 5 Stelle hanno immediatamente lanciato l'idea che sia la rete a promuovere un candidato del Movimento (senza rendersi conto di una qual certa retorica, scrive Alex Curti sul sito Digital Divide @Milano: sarebbe “democratico, digitale, diretto, partecipato...”; le virgolette non sono nostre, N.d.R.; battute a parte, l'idea è sana e saggia).
Non resta da augurarsi che si assista finalmente ad una procedura di nomina trasparente scelta che costituirebbe davvero un segnale forte di innovazione e cambiamento per il nostro Paese e non alla solita saga della 'nominopoli'. Confidiamo nelle decisioni dei Presidenti di Camera e Senato: molto dipende certamente da loro, se vorranno dimostrare l'esistenza di un 'new deal' reale nel Parlamento e nella politica italiana.