Quest’anno i tagli del Fus rischiano di compromettere seriamente l’attività di uno dei soggetti che hanno fatto la storia dell’audiovisivo italiano: l’Istituto Luce.
I programmi di Folco Quilici, gli archivi dell'Eni, la storia audiovisiva dell'Italia dal 1923, 100 cinegiornali, 10mila documentari e molto altro che ha fatto la storia dell'audiovisivo in Italia. Tutto questo è a rischio a causa dei tagli ai finanziamenti pubblici a Cinecittà Luce.
La società, nata nel 2009 dalla fusione di Cinecittà Holding con l'Istituto Luce e l'inglobamento di Filmitalia (società a sua volta nata per la promozione del cinema italiano all'estero), quest'anno ha avuto solo 7,5 milioni di euro del Fondo Unico per lo Spettacolo, contro i 29 del 2004 e i 17,2 dello scorso anno.
La situazione sarebbe grave, stando alle parole dell'amministratore delegato Lucano Sovena, che ipotizza la mobilità per alcuni dei 129 dipendenti e prospetta la necessità di accordi con Telecom, Fastweb e Google per il video on demand. Anche se la società ha ricavi per circa sette milioni di euro, questi basterebbero per pagare gli stipendi “e poco più”, spiega Sovena, mentre i fondi del Fus sarebbero fondamentali per sviluppare le attività dell'ente, che ha, tra i suoi obiettivi, il sostegno al cinema emergente con attività finanziate dallo Stato come opera prima e seconda e la promozione all'estero del nostro cinema.
Ma se da un lato non si può condannare una realtà che ha una storia importante, dall'altro c'è stato nel cinema italiano un certo abuso di fondi e finanziamenti per promuovere e sostenere progetti audiovisivi forse non proprio meritevoli. Questa situazione è in cia di superamento ma molto faticoso e questa continua incertezza sui finanziamenti, assieme alla tassa di un euro sui biglietti, di certo non aiuta.