Allarme rosso editoria: l’incontro ‘Carta e web’

“Allarme rosso” editoria: l’incontro “Carta e web”, promosso da Fieg. Il 90% per cento dei ricavi viene ancora dalla carta, soltanto il 10% dal web.

Si è tenuto a Roma mercoledì 10 aprile, presso la sede del Senato della Repubblica di Palazzo Giustiniani, all'interno della splendida Sala Zuccari, l'incontro annuale promosso da Fieg - Federazione italiana Editori di Giornali - e da alcune delle associazioni della “filiera della carta” (ovvero Acimga, Aie, Anes, Argi, Asig, Assocarta, Assografici, ovvero imprese produttrici di prodotti editoriali, dell'industria grafica, cartotecnica e cartaria), dal titolo “Carta e web: l'integrazione tra scelte strategiche e tecnologiche”.

La kermesse si è posta come un'occasione per presentare al... Governo che verrà alcune proposte di rilancio del settore - in grave sofferenza ormai da anni - anche in considerazione del “web che avanza”.
L'editoria ha registrato un calo di fatturato di quasi l'8% soltanto nell'ultimo anno, ben maggiore rispetto a quello medio dell'industria italiana (attestatosi al 4,5%).
Il fatturato complessivo 2012 della “filiera” è stato di 32,9 miliardi di euro, in calo per il quinto anno consecutivo. Il livello è ai minimi storici dall'anno 2000.

La filiera impiega 213mila addetti, pari al 5% del settore manifatturiero complessivo, cui vanno aggiunti 527mila addetti dell'indotto, per un totale di ben 740mila lavoratori.
Giulio Anselmi, Presidente della Fieg, ha aperto la kermesse sostenendo che “piangersi addosso è un'abitudine di questo Paese, ma occorre trovare soluzioni concrete e fare presto”.
La filiera italiana, e soprattutto la stampa, soffre particolarmente per l'effetto combinato di due elementi: la tendenza a ridurre gli investimenti (determinata in buona parte dalla variabile fiscale) e una domanda alquanto asfittica (il consumo di quotidiani e periodici continua a decrescere, all'interno del complessivo “paniere” dei prodotti culturali).

All'intervento introduttivo di Anselmi è seguita una breve presentazione della ricerca elaborata dall'Università Bocconi di Milano, da parte del professor Alessandro Nova, che ha contribuito a mettere in luce alcuni dati essenziali ed ha proposto interessanti confronti internazionali.

Altri Paesi - è stato evidenziato - stanno spingendo la crescita abbassando la pressione fiscale: in Irlanda, ad esempio, è attualmente del 12,5%. Nel nostro Paese, la pressione fiscale è alle stelle, raggiungendo il 52,5%.

Il rilancio dell'editoria è fondamentale per la sua importanza strategica in termini culturali, dato che coinvolge direttamente il mondo dell'informazione, che ha grandi implicazioni sulla democrazia e quindi sul pluralismo.

Un altro problema, più volte richiamato, è stato quello del “pubblico”, ovvero della domanda. Nel nostro Paese si legge poco, troppo poco, non soltanto giornali ma anche libri. I dati sono allarmanti: basti ricordare che il 46% della popolazione dichiara di leggere in media 1 libro l'anno.

È dunque indispensabile ed urgente incentivare la spinta alla lettura e alla cultura, mettendo in atto uno sforzo collettivo, sociale e politico, con iniziative di promozione adeguate, con campagne “educative” mirate. Servono incentivi all'innovazione - per esempio, attraverso il credito agevolato per le imprese di settore - e misure anticongiunturali ed iniziative di promozione della lettura.

La tavola rotonda che è seguita, moderata dal direttore de “Il Messaggero” Virman Cusenza, ha visto coinvolti il Sottosegretario con delega all'Editoria Paolo Peluffo, l'ex Senatore ed ex Vice Presidente della Commissione Cultura Vincenzo Vita (ben attivo nel dibattito politico e fautore di una fusione tra Pd e Sel per dar vita ad un partito riformista moderno), e l'ex Vice Presidente della Commissione di Vigilanza Rai Giorgio Lainati (quest'ultimo rieletto nell'attuale Parlamento). Sono emersi numerosi temi, tra cui l'esigenza della miglior tutela della proprietà intellettuale: “Nel futuro di breve periodo, è essenziale trovare forme di regolazione che tutelino gli autori, ma che non sbocchino nella censura; il legislatore quindi dovrebbe mettere questo punto tra i primi della lista delle proprie priorità”, ha sostenuto Vita.

Un medium nuovo - ha insegnato l'avvento di internet in altri settori - non “uccide” il precedente, ma certamente ne modifica l'assetto e tende a rimodularlo. E una legge seria che disciplini il settore è quindi fondamentale per garantire e mantenere un'ampia offerta di conoscenza, ha concluso Vita.
Il Presidente della Fieg ha preso posizione nella querelle che vede contrapposti, in tutto il pianeta, gli editori tradizionali ed i cosiddetti “nuovi aggregatori”: Anselmi ha sostenuto : “Noi abbiamo firmato un accordo con gli editori francesi e tedeschi, per contrastare i motori di ricerca online che usano indebitamente contenuti giornalistici. Il mio auspicio è che si raggiunga un'intesa con Google. Il governo Monti ci stava lavorando, ci auguriamo che il discorso venga ripreso al più presto. Non ha senso che gli editori italiani facciano la guerra a Google. Non siamo come gli editori brasiliani”.

La carta, ha ricordato Anselmi in chiusura, rappresenta ancora il 90% dei ricavi complessivi del settore ed è quindi fondamentale in primis esplorare tutte le occasioni ancora offerte dalla piattaforma cartacea.

Unanime è parsa una richiesta dei partecipanti al dibattito: trasformare il fondo all'editoria - attualmente uno dei più bassi in Europa e inadeguato alla stagione in atto, con circa 150 milioni di euro a fronte dei 600-700 milioni del 2007 - in un sostegno che accompagni la transizione dall'analogico al digitale. Le testate in qualche modo sovvenzionate sono passate, nell'arco di pochi anni, da 260 alle attuali 208.
Anselmi ha concluso affermando “dobbiamo guardare al futuro, ma con i piedi ben piantati nel presente. Chi governerà non dovrà fare regali all'editoria, ma aiutarci nel momento di passaggio senza mai dimenticare che l'informazione è un bene collettivo”.

Non ha trovato adeguata eco, nella kermesse promossa dalla Fieg, la notizia, veramente deprimente, risalente a poche settimane fa: a metà marzo, lo stabilimento della Burgo Group di Mantova, l'unico sito italiano produttore di carta da giornale sinora operante, ha chiuso i battenti. Una sorta di segnale ben sintomatico delle patologie in essere nel sistema dell'editoria italiana. Utilizzando come materia prima il “deink” (la pasta realizzata disinchiostrando la carta derivante dalla raccolta differenziata dei rifiuti e debitamente selezionata), la cartiera produceva 130mila tonnellate di carta per giornale all'anno, più di un quinto del fabbisogno nazionale (nel 2012, 500mila tonnellate). Ora gli editori italiani saranno costretti ad approvvigionarsi esclusivamente da produttori europei o asiatici. I lavori che hanno perso il posto di lavoro sono circa 200.

(*) Responsabile di Ricerca IsICult - Istituto italiano per l'Industria Culturale (www.isicult.it)

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