Alta tensione sulla legge Tv

Dopo il primo via libera della Camera (con franchi tiratori) alla “Gasparri” ieri l’Udc, come previsto, ha assicurato che voterà la legge. Nel frattempo Lucia Annunziata e la Fieg protestano duramente…

Un appello al Parlamento della Federazione Italiana Editori Giornali è stato pubblicato martedì dai quotidiani. L'appello, che occupava un'intera intera pagina, aveva per titolo "Accendiamo la tv, senza spegnere la stampa". La Fieg, da tempo critica (stavolta in qualche modo in sintonia con la FNSI) sulla legge Gasparri soprattutto per le norme sulle telepromozioni, ha spiegato che "attraverso la pagina gli editori italiani vogliono sensibilizzare il Parlamento e l'opinione pubblica sulla necessità di difendere il pluralismo quale fondamentale patrimonio di democrazia".

Il disegno di legge di riassetto del sistema radiotelevisivo minaccia, invece, secondo la Fieg, di aggravare lo squilibrio già esistente nel nostro Paese tra televisione e carta stampata e di rendere la situazione italiana ancora più distante da quella degli altri Paesi europei. Non a caso proprio in questi giorni l'Italia è nuovamente sotto accusa (con tanto di attivazione di una procedura per una sia pur lontana e molto eventuale "messa sotto accusa" del nostro Paese) in sede europea, a Strasburgo, proprio sui temi dell'informazione e della Tv.

L'obiettivo della campagna Fieg è quello di ottenere alcune modifiche al disegno di legge Gasparri in discussione alla Camera: in particolare una più corretta definizione delle norme antitrust e una normativa sull'affollamento pubblicitario televisivo più severa dell'attuale.

Intanto però il disegno di legge in questione ha superato martedì il primo voto a scrutinio segreto a Montecitorio, anche se ci sono stati una quindicina di franchi tiratori e la Lega Nord ha puntato i piedi sulla solita questione di una rete Rai al Nord, minacciando addirittura di non votare il provvedimento (evntualità, a occhio, un po' remota). Ieri poi l'UDC ha deciso definitivamente di dare un voto favorevole al provvedimento nei prossimi giorni, quando (lunedì, per la precisione) il dibattito alla Camera riprenderà.

Ma a dar fuoco alle polveri è stata ieri soprattutto - e di nuovo - la presidente della Rai Lucia Annunziata, che già nei giorni scorsi aveva denunciato - chiamandosene fuori - quelli che considera tentativi di "scambio" fra un voto favorevole alla Gasparri in Parlameno e alcune nomine alla Rai. Martedì il Cda Rai aveva in effetti deciso, con la Annunziata fieramente contraria, di nominare Giuseppe Casagrande, già alla Rai di Venezia, vicedirettore della Tgr Rai; altro nuovo vicedirettore è poi Alessandro Casarin. Quest'ultimo, soprattutto, va ad interim a dirigere la redazione di Milano della Rai, con il locale Tgr (una carica da tempo vacante).

Durissima la reazione della Annunziata: "È caduto l'ultimo baluardo della formula di garanzia di questo Consiglio di Amministrazione e della mia Presidenza - ha detto ieri in Commissione di Vigilanza - . Ribadisco che mi dimetterò quando verrà approvata questa legge, che io considero dannosa e che ha fatto danni già prima della sua approvazione. La discussione sulla Gasparri ha distrutto l'idea che nella Rai sia possibile un governo di garanzia".

Dimissioni, insomma, sempre più vicine.

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