La spaventosa repressione del regime (speriamo morente) di Al Assad in Siria coinvolge anche i giornalisti, che muoiono per documentare la situazione terribile di un Paese che lotta disperatamente per la libertà.
Ancora giornalisti morti mentre fanno il loro lavoro e, anche se non si tratta di reporter radiofonici o televisivi, è doveroso per noi ricordare le due vittime morte in Siria in queste ore. Perché con Marie Colvin (55 anni, americana che lavorava per il 'Sunday Times') e Rèmi Ochlik (28 anni, fotoreporter freelance e vincitore di World Press Photo) morti durante un bombardamento a Homs, città simbolo della ribellione contro Al Assad, sono già 5 i giornalisti uccisi da inizio anno (gli altri tre sono stati uccisi in Nigeria, in Pakistan e in Somalia).
I due giornalisti sono stati colpiti dai bombardamenti dei soldati di Assad su un edificio nel quartiere di Bab Amro, dove si trovano i ribelli siriani.
È molto difficile per i giornalisti stranieri entrare in Siria, dal momento che le autorità non vogliono testimoni dei loro massacri; secondo quanto riportato in un comunicato ufficiale del Ministero dell'Informazione siriano, Colvin e Ochlik non si erano accreditati ed erano entrati illegalmente in Siria. "I loro nomi non sono presenti tra quelli dei giornalisti giunti in Siria - dice il comunicato - ; non sono entrati nel Paese attraverso di noi".
Sempre secondo il Ministero, "sembra quindi che siano entrati illegalmente o comunque attraverso altre vie".
Nello stesso quartiere è stato ucciso anche un fotoreporter siriano, Rami Ahmad al-Sayyed, la cui autovettura è stata colpita da un missile mentre trasportava in ospedale alcune persone rimaste ferite durante gli attacchi delle forze governative.
Nello stesso bombardamento è stata ferita Edith Bouvier, una giornalista francese che in questo momento si trova a Homs. La Bouvier è stata ferita gravemente a una gamba ed ha una frattura del femore. La giornalista appare in un video diffuso online dagli attivisti anti-Assad, in cui descrive la sua situazione e dice che ha bisogno di essere operata il prima possibile, cosa che i medici del posto non sono in grado di fare.
Un anno iniziato male, dunque, per i reporter e che chiude un 2011 altrettanto tragico. Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) di New York, nell'anno appena chiuso sono 46 i giornalisti uccisi per cause note, 5 gli operatori Tv morti in missione e 35 i morti “ancora da verificare”.