Diritto d’autore: si riapre il dibattito in occasione della presentazione del saggio ‘E Mozart finì in una fossa comune’.
Si è tornati a parlare ieri di diritto d'autore online, problema complesso e delicato che abbraccia tematiche di carattere culturale e legislativo, sul quale l'Agcom è impegnata da mesi a redigere un nuovo regolamento, che dovrebbe esser pronto entro la fine dell'anno .
La presentazione in Senato di mercoledì 13 novembre del saggio di Fabio Macaluso 'E Mozart finì in una fossa comune. Vizi e virtù del copyright' edito da Egea, ma frutto di una collaborazione tra 7 editori e l'Aie Associazione Italiana Editori ha rappresentato un'occasione di confronto ad ampio spettro sulla tematica della protezione del diritto d¹autore online, dal problema della pirateria digitale alla mancata percezione del danno compiuto da parte di coloro che la praticano.
I lavori sono stati aperti da Giorgio Assumma, Presidente dell'Istituto Giuridico dello Spettacolo e dell'Informazione, che ha evidenziato quanto sia difficile “dirimere questa controversia”, proprio perché ad essere contrapposti sono due diritti, parimenti importanti: da una parte il diritto di proprietà dell'autore sulla propria opera, dall'altro il diritto di socializzazione, ovvero la funzione sociale e intellettuale collettiva dell'opera. Lo scontro oppone quindi l'autore al così detto 'popolo della rete', che vorrebbe nutrirsi delle idee e della creatività altrui senza erogare alcun corrispettivo, al solo scopo di incrementare il proprio bagaglio culturale.
Giuridicamente si assiste ad uno scontro tra diritto privatistico e prevalenza dell'interesse collettivo. “La facoltà dell'autore peraltro ha ribadito Assumma non risiede soltanto nel ricevere un compenso dalla vendita della propria opera intellettuale, ma nella possibilità di scegliere modi tempi e condizioni per la circolazione della propria opera. Già nel 1775 Emmanuel Kant in 'La pirateria editoriale' aveva definito l'opera un colloquio in cui l'autore detta modi e tempi”.
È evidente che anche la giurisprudenza recente stia andando verso una maggiore 'socializzazione dell'opera', ma questo non vuol dire dover sacrificare il diritto dell'autore. La marcia verso la socializzazione è inarrestabile. “Se però il diritto d'autore verrà spazzato via in questo percorso ha concluso Assumma gli autori di oggi e di domani finiranno in una fossa comune. Anche perché rispettare il diritto dell'autore vuol dire anche rispettare il suo lavoro”.
Dati allarmanti quelli proposti da Mirka Giacoletto Papas, amministratore delegato di Egea: 500 librerie chiuse nell'ultimo periodo solo nel Sud Italia; quasi il 60% degli italiani che non legge 1 solo libro l'anno (!?!), con un dato in continua crescita. Le case editrici, alla stregua di librerie ed edicole sono in affanno, spesso costrette alla chiusura. “Questo quadro è la cartina di tornasole di un Paese che sta attraversando una profonda crisi culturale”.
“La pirateria digitale ha proseguito la Giacoletto Papas rappresenta soltanto un altro problema per il settore editoriale, minato dalla pirateria cartacea, ovvero le fotocopie, troppo spesso sottovalutate e tollerate. Oltre al diritto dell'autore, l'Ad di Egea ha concluso rivendicando il ruolo dell'editore, che da sempre assicura la distribuzione di contenuti editoriali.
È stato quindi il momento di Fabio Macaluso, avvocato esperto di diritto d'autore e comunicazioni, già manager delle più importanti aziende di telecomunicazioni italiane.
“Il taglio del libro vuole essere divulgativo, fruibile per tutti ha sostenuto con convinzione l'autore , perché il problema della mancata percezione del reato rimanda ad una mancata comprensione della norma, difficile ed astratta. Il copyright è necessario perché rappresenta uno strumento di civiltà, che si è infatti andato perfezionando nel periodo classico grazie alla spinta di romanzieri del calibro di Victor Hugo o Emile Zola”.
Macaluso si è quindi scagliato con forza contro la 'presunta' libertà della rete, che tale non è visto che il web è dominato da poche aziende, talvolta monopoliste (e l'accusa è chiaramente diretta a Google). “Peraltro la pirateria non è alla portata di tutti ha proseguito , visto che chi 'scarica' è dotato di strumentazioni e device costosi. Si tratta dei cosìdetti 'free riders', coloro che pagano tutto tranne l'unica cosa davvero di loro interesse: i contenuti.
Lo studio trimestrale dell'Ofcom sull'uso della pirateria mostra peraltro che chi scarica maggiormente è anche chi acquista più prodotti creativi (musica e audiovisivi). Appare dunque evidente che per ridurre la pirateria si dovrebbe agire in primis potenziando l'offerta legale (come già fruttuosamente avvenuto nel settore musicale grazie all'introduzione di Spotify e Pandora)”.
Macaluso ha quindi proposto possibili soluzioni (nel volume ne vengono presentate 7) per superare l'impasse. In primis l'abbandono del sistema di tutela incondizionata di qualsivoglia prodotto dell'ingegno attualmente vigente a favore di una formula di opt-in, di volta in volta sottoscritta dall'autore. Altro elemento che richiede una necessaria revisione è quello temporale del diritto: gli attuali 70 anni dopo la morte dell'autore rappresentano un tempo infinito che dovrebbe esser fortemente ridotto.
Numerosi gli interventi che hanno seguito in un lungo pomeriggio. Interessante il messaggio del Presidente Antitrust Pitruzzella che ha attribuito al saggio di Macaluso il merito di aver sfatato il mito della libertà della Rete (e della gratuità), in verità territorio di conflitto e interessi contrapposti tra produttori di contenuti e Ott. L'avvocato Scordino, già sub commissario Siae e attualmente consigliere di gestione della Società Italiana Autori ed Editori, ha espresso perplessità circa l'ipotesi di una 'Google Tax' nel nostro Paese, anche perché gli autori vogliono veder remunerato il proprio lavoro e non beneficiare di interventi di finanza pubblica.
Il Presidente Agcom Cardani ha rimarcato il problema 'culturale' e di mancata percezione del reato: “Mentre c'è una naturale ritrosia a rubare un volume in libreria, in rete è diverso”.
Una soluzione equilibrata è necessaria ed urgente, anche da un punto di vista economico. Come ha recentemente ricordato la Commissaria per l'Agenda Digitale Neelie Kroes, in Europa il copyright vale il 4,5% del Pil e garantisce 8 milioni di posti di lavoro.