Sul pressante e importantissimo problema della numerazione digitale (l’ormai famoso LCN) presentiamo anche un’analisi, assai interessante, apparsa sul periodico di CNT Terzo Polo Digitale.
Vediamo quello che è apparso sul periodico dell'associazione CNT Terzo Polo Digitale, peraltro a sua volta ripreso da un articolo del sito www.newslinet.it:
«La gravissima questione dei logical channel number (LCN) più volte denunciata dal CNT-TPD è ancora in stallo ed un tentativo di regolamentazione, a questo punto, può rischiare di arrivare troppo tardi. Il guaio si sta compiendo. Dopo il MSE-Com, anche l'Agcom si sta tirando fuori dalla scottante vicenda (che nel Piemonte digitale è ormai una bolgia). Sembrerebbe che il motivo principe che suggerirebbe ad Agcom di non intervenire sia la prospettiva dei prossimi vincitori della gara per il dividendo digitale, ai quali dovranno essere garantite pari condizioni d'accesso. Meglio allora lasciar regolare alla giungla, come quasi sempre è stato in Italia nel settore radiotelevisivo.
A questo punto, lo scenario potenziale vedrebbe il sorgere di conflitti, le cui soluzioni potranno deciderli il giudice ordinario (se si discuterà di pre-uso) o l'Agcom, nell'ipotesi in cui gli operatori raggiungessero un accordo (cioè un'autoregolamentazione) sulla base del quale la P.A. sarebbe competente a conoscere e dirimere la controversia. L'accordo, ovviamente, avrebbe efficacia erga omnes solo qualora fosse sottoscritto da tutti gli operatori. Il che appare improbabile. Ricordiamo che tentativi di proposta di autoregolamentazione sono stati effettuati dall'emittente nazionale indipendente Retecapri e, ultimo in ordine di tempo, dalla Rai (non in pubblico) nel corso dell'ultimo convegno a Roma sul digitale terrestre organizzato in seno al CNID.
Comunque, secondo indiscrezioni, due sarebbero i progetti di autoregolamentazione posti al vaglio o in procinto di essere avanzati ad Agcom. Il primo è l'evoluzione di un'ipotesi, circolata a luglio di quest'anno e già presentata ad Agcom, che prevede l'attribuzione dei numeri LCN da 1 a 9 a programmi nazionali di derivazione analogica, quindi escludendo i nuovi prodotti digitali (in pratica, Raiuno, Raidue, Raitre, Retequattro, Canale 5, Italia 1, La 7, MTV, All Music sarebbero gli occupanti delle numerazioni da 1 a 9). Questa soluzione è ovviamente respinta da Telecapri che essendo, peraltro, la più antica rete televisiva analogica nazionale, chiede la collocazione al n° 7, al massimo la n° 8, del telecomando. Dal decimo al diciannovesimo numero vi sarebbe spazio per le locali (sempre di derivazione analogica), mentre dal n. 20 al 49 si collocherebbero i programmi delle reti nazionali minori ex analogiche e i nuovi prodotti degli operatori nazionali.
Dal numero 50 all'89, sarebbero domiciliate ancora le locali (ex analogiche residue e nuovi prodotti numerici), con sottoinsieme dal 75 all'80 per le syndication. Dal 90 al 99 vi sarebbero ancora nuove iniziative nazionali, mentre dal 100 in poi risiederebbero i prodotti pay.
In questa ottica, come si può ben notare, sarebbero fatti salvi i diritti acquisiti dei maggiori player, che già stanno operando in tal senso (fatto salvo per quanto attiene il segmento 10-19, dove si rinvengono i maggiori conflitti di attribuzione). Il principio, in sé, non appare inaccettabile: lo sarebbero, invece, con ogni probabilità, i criteri per le singole attribuzioni dei due blocchi previsti per le locali (esclusi programmi pay delle medesime). È, infatti, noto (e verificato) che i telespettatori frequentano le numerazioni sino al 30° numero, con rare estensioni alla decina successiva. La frequentazione di numerazioni oltre il quarantesimo numero appare minima e quindi una collocazione in tale gruppo equivale ad una ghettizzazione.
È quindi chiaro che la guerra per l'attribuzione dei numeri da 10 a 19 sarebbe durissima. Ecco allora che i maggiori operatori locali propongono una selezione oligarchica. Si parla, infatti, di far riferimento ad una classifica che tenga conto delle più recenti graduatorie regionali Corecom per l'attribuzione dei contributi ex L. 448/1998 - che, come noto, premiano soprattutto le grandi strutture aziendali - dei dati Auditel, che promuovono il gradimento dei contenuti e la qualità del segnale e delle presintonizzazioni analogiche (valutate sempre secondo criteri Auditel), cioè il c.d. "avviamento editoriale analogico".
L'altra possibilità di regolamentazione condivisa che è stata prospettata è più semplice, ma non per questo più attuabile. Si tratterebbe di dividere la numerazione LCN in 6 blocchi secchi: A) nazionali (1-19); B) regionali (20-29); C) provinciali (30-49); D) syndication e nuovi nazionali (50-99); E) pay tv (da 100-399); F) prodotti tematici (400…; 500…; 600…; 700…). La suddivisione interna ai blocchi B e C, in questo caso, sarebbe dinamica con verifica triennale esclusivamente fondata sui risultati Auditel. Il limite è che ogni emittente dovrebbe essere iscritta».