Continua la ‘guerriglia’ alla Rai iniziata con l’avvio della nuova stagione. Alcuni programmi sono nel mirino del Governo, cui evidentemente piacciono solo Vespa e Minzolini. L’Esecutivo interviene, competente o no, e fa capire che ora è quasi ‘tolleranza zero’…
E naturalmente qualcuno dirà che non c'è motivo di andare in piazza a protestare sabato per la libertà di stampa e di comunicazione, perché tutto va benissimo e le idee circolano liberamente, come dimostrano i nuovi giornali 'di sinistra' che sono nati e il fatto che 'Repubblica' e 'L'Unità' escono regolarmente.
Invece la realtà è che chiunque osi (almeno in Rai), parlare, per esempio, delle questioni sessual - gossipare della scorsa estate inerenti il Presidente del Consiglio finisce nel mirino del Governo che tenta in ogni modo di intervenire per censurare il programma di turno, appellandosi alla Convenzione Stato - Rai (che scade a fine anno ma fin d'ora ne viene preannunciata una versione più “severa”). Dopo il solito Santoro (che pure, come abbiamo scritto più volte, non gode esattamente delle nostre simpatie, ma rappresenta comunque un elemento di forte pluralismo delle idee) tocca adesso anche alla Dandini che ha l'ardire di fare satira sulle vicende di Palazzo Grazioli.
Scaiola e Romani intervengono per “indagare sul programma”, pur avendo molte meno competenze di Vigilanza e Agcom, il PD protesta debolmente, come sempre, il Cda Rai continua a “temporeggiare” sul contratto di Travaglio, a negare la copertura legale a Milena Gabanelli e a provare a sostituire Paolo Ruffini nella carica di direttore di RaiTre.
Tira una gran brutta aria per l'informazione italiana, un clima di intolleranza e rifiuto delle idee altrui, una voglia di 'informazione unica' almeno in Tv (ma non solo, giacchè 'Repubblica' è stata denunciata solo per aver posto delle domande) che spaventa e che fa capire che ormai siamo alla voglia di 'resa dei conti finale' con chiunque intenda dissentire. La manifestazione di sabato prossimo vuol tentare di far capire qual è il clima ed è un'occasione per fermare, prima che sia troppo tardi, un'ulteriore degenerazione di un confronto politico che sta uscendo dai binari del libero confronto delle idee.
Non solo una protesta, dunque, ma una proposta: parliamo tutti, confrontiamoci correttamente e liberamente, come è proprio della democrazia, non consideriamo l'avversario politico un nemico, non neghiamo il diritto di parola e di informazione, anche e soprattutto in Tv. Ci vuole un clima diverso o restano davvero poche speranze per il nostro futuro.