Articolo 21 promuove una “dichiarazione di intenti” per i candidati

Giulietti promuove un dibattito sul pluralismo mediale, contro le “notizie oscurate”. Brutto scenario: elezioni sgangherate, sondaggi farlocchi, giornalisti d’accatto? E brutte previsioni per il Governo che verrà…

Si è tenuto venerdì 8 febbraio a Roma, presso la sede della Federazione Nazionale della Stampa di Corso Vittorio, nella Sala “Tobagi”, un incontro/confronto, promosso dalla pugnace associazione Articolo 21, dal titolo “I candidati alle politiche si impegnino per l'informazione”, iniziativa per promuovere un maggiore pluralismo nel sistema italiano dei media. Articolo 21 ha proposto ai candidati alle elezioni politiche, a partire dai giornalisti (che sono numerosi nelle liste), la sottoscrizione di una “dichiarazione di impegno comune”. Alla fine dell'assemblea, le adesioni sono state oltre sessanta, di cui 38 di candidati alle elezioni politiche nazionali.

Molto accalorato l'intervento di Beppe Giulietti, primo promotore dell'iniziativa e di Articolo 21. La sala della Fnsi era gremita. Numerose le telecamere, soprattutto nella prima parte della kermesse. Sul tavolo di presidenza, insieme a Giulietti, Stefano Corradini (direttore del sito web di Articolo 21) e Santo Della Volpe, in veste di moderatore (anche se provoca un po' un sorriso affidare la “moderazione” ad un giornalista militante, già promotore del sito web “Politicamente scorretto” ed attualmente direttore del sito “Libera Informazione” - fondata dall'associazione Libera e dal compianti Roberto Morrione-- che vanta un archivio ormai di oltre 18mila articoli).

Sette sono i “punti programmatici” presentati da Giulietti, per Articolo 21, per portare “l'Italia in Europa”, in una proposta di “dichiarazione di impegno comune”. In sintesi:
1. risoluzione del conflitto di interessi;
2. introduzione di una rigorosa normativa antitrust;
3. modifica radicale della Legge 249 e della Legge Gasparri;
4. eliminazione dai codici delle norme potenzialmente lesive del diritto di cronaca;
5. difesa della libertà della rete;
6. liberazione di ogni forma di attività espressiva (cinema, teatro, musica, spettacolo…) da qualsiasi forma di censura;
7. legge sull'editoria.
Sono stati questi i temi caldi che hanno accompagnato il dispiegarsi dell'intera mattinata. Giulietti ha concluso ad effetto: “Questo non deve essere un incontro di 'amici di Articolo 21', intesa come ennesima lobby, ma dei cittadini tutti 'amici dell'articolo 21 della Costituzione', vero pilastro per la libertà d'espressione e quindi per la democrazia”. Nelle parole di Giulietti e nel dibattito che è venuto poi, sono emersi concetti icastici come “elezioni sgangherate”, “sondaggi farlocchi”, “giornalisti d'accatto”, “rappresentazione falsificata della realtà”...

Prima di passar la parola a Silvia Resta (giornalista de La7), che ha proposto una “lettera aperta” inviata circa un mese fa ai candidati di questa tornata elettorale, Santo Della Volpe ha letto i messaggi di adesione di Pier Luigi Bersani e del Presidente della Camera Gianfranco Fini. Più rituale quello di Bersani, più impegnativo quello di Fini. Bersani ha sostenuto che “il conflitto di interessi sarà una delle prime leggi che porterò all'approvazione ed è mia intenzione far entrare l'Italia in Europa anche in materia di normative antitrust e di autonomia del servizio pubblico”. Fini ha scritto a chiare lettere di ritenere che “l'appello promosso da Articolo 21 costituisca la base per elevare il tasso di democrazia” nei media italiani, auspicando “che gli impegni proposti da questo documento possano essere accolti da tutte le forze sensibili alla libertà di informazione al fine di promuovere importanti iniziative legislative e politiche”.

È intervenuto poi l'unico esponente politico nazionale di spicco, il Presidente di Sel, Nichi Vendola, che ha imperniato il proprio discorso sul problema delle “notizie oscurate”. E le notizie oscurate di oggi, ha commentato esemplificativamente, sono due: il mancato accordo sul rinnovo 2013 della cassa integrazione ed il taglio di ulteriori 20 milioni di euro al Fondo Unico per lo Spettacolo (rispetto ai quali sia Agis sia Anica hanno diramato comunicati roventi). «Adesso - ha sostenuto - tutto è concentrato sulla campagna elettorale, sullo spread e sui mercati finanziari, ma dove sono finiti i diritti e dove è finito il giornalismo?”. Ha concluso che lui, di fronte ad un “giornalismo degradato”, fatto di “plastici di Avetrana”, ha deciso di astenersi.

Molti gli interventi successivi, da quello di Flavia Perina di Fli (capolista alla Camera per la Toscana di Futuro e Libertà, già direttrice del “Secolo d'Italia” esautorata dalla direzione dopo la fuoriuscita di Fini dal Pdl) a quello di Andrea Oliviero della Lista Monti (ex Presidente delle Acli nazionali) e di Roberto Rao dell'Udc (braccio destro di Casini). Per quanto di “colori” talvolta diversi/avversi, tutti gli intervenienti hanno concordato sulle criticità complessive del sistema televisivo italiano, in cui Rai e Mediaset finiscono per somigliarsi sempre di più, determinando un reale problema per democrazia e pluralismo. Pareri convergenti anche sulla “dittatura dell'Auditel”, dalla quale liberarsi, così come sull'urgenza di eliminare “le letture distorcenti” della realtà del Paese.

Tutti coloro che sono intervenuti, anche successivamente - in una mattinata terminata alle 13, dopo quasi tre ore di discussione, con i saluti ed i ringraziamenti di Giulietti - si sono dimostrati a favore di una rete libera: internet sembra essere considerato dai più l'unico medium rimasto libero, non asservito al potere, a differenza di quello che può accadere/accade agli altri media, dalla Tv alla stampa, spesso pilotati da interessi politici o economici.

Anche Matteo Orfini (della segreteria nazionale del Pd e Responsabile Cultura e Informazione del partito, candidato alla Camera nel Lazio) si è concentrato sulla questione delle “notizie scomparse”, sostenendo che non è più giusto parlare di conflitto di interessi riferendosi solo a Berlusconi e Mediaset. “I conflitti di interesse sono molti”, e ruotano tutti attorno alle tematiche, spesso interrelate, di politica, informazione e potere. Ed il modo in cui vengono raccontate appare decisivo. Non è possibile che la Rai sia caratterizzata soltanto dal “peso dei partiti”. Chi oggi dirige la Rai dovrebbe essere più attento, ma Orfini è apparso molto scettico. È tornato a parlare di una questione di cui correva voce già da mesi, ovvero della possibile successione di Mauro Mazza (ex Direttore di Rai 1) a Franco Scaglia (intellettuale raffinato ed apprezzato organizzatore teatrale) alla Presidenza di Rai Cinema. Orfini ha sostenuto: “Mazza non c'entra nulla col cinema italiano. Dov'è dunque la meritocrazia e la competenza, tanto invocata da Gubitosi?”. Segnala che “il Pd ha deciso di non avere rapporti con la Rai, né con il suo Cda né con il Dg o la Presidente”. Qualcuno, in sala, ha malignato: “Sarà davvero così, o sarà piuttosto che gli attuali vertici Rai hanno scelto di non aver rapporti con loro?”.

Tra le leggende metropolitane, nei corridoi di Viale Mazzini, si dice che i consiglieri “in quota Pd” si fanno vanto di essere in verità “in quota società civile”, e quindi anche le cortesi telefonate di Carlo Rognoni (che pure resta Presidente del Forum del Pd per la riforma del sistema radiotelevisivo) non vengono accolte. Passando ai problemi della carta stampata, Orfini ha poi posto sul piatto la questione dei contributi all'editoria e quella - in generale - della tutela dell'articolo 21 della Costituzione, tematiche che non dovrebbero essere ricordate solo in campagna elettorale.

Tana De Zulueta è intervenuta nella veste di portavoce italiana del “Manifesto Europeo per il Pluralismo dei Media”, una iniziativa di “mobilisation calling”. Si tratta di una campagna di informazione critica che attraversa tutta l'Europa, per ribadire ancora una volta che la libertà d'informazione e il pluralismo dei media sono dei beni insopprimibili. È quindi stata promossa una raccolta di firme a sostegno dell'iniziativa (popolare) che mira a spingere le istituzioni europee a prendere coscienza del problema. Si ricorda che dall'aprile 2012, gli italiani, come gli altri cittadini europei, possono sottoporre proposte di legge alla Commissione Ue. È richiesto il sostegno di almeno 1 milione di cittadini, di almeno 7 dei 27 Stati membri dell'Unione Europea. La raccolta delle firme può avvenire online.

Si tratta di un “esperimento embrionale di e-democracy” (così l'ha definito un esperto come Guido Scorza). L'iniziativa è promossa da oltre un centinaio di associazioni ed organizzazioni a livello continentale. In Italia, il comitato promotore è invece formato da: Fnsi, Articolo 21, Alternative Europee, Libertà e Giustizia, Cgil, Arci, MOveOn Italia, Consiglio Italiano del Movimento Europeo, Cime, Libera Informazione, Caffè News, associazione daSud, Cittadinanzattiva, Società Pannunzio, Irpi, Confronti e Fcei... Si deve raggiungere 1 milione di firme nell'arco di 9 mesi. Primo firmatario Martin Shulz, Presidente del Parlamento Europeo.

Le richieste promosse dalla campagna europea sono quattro: in primis, una legislazione efficace per evitare la concentrazione della proprietà dei media e della pubblicità; una garanzia di indipendenza degli organi di controllo rispetto al potere politico; si richiede inoltre la definizione del conflitto di interessi, per evitare che i magnati dei mezzi di informazione occupino alte cariche politiche; sistemi di monitoraggio europei più chiari, per verificare con regolarità lo stato di salute e l'indipendenza dei media negli Stati Membri. Tana De Zulueta ha concluso esortando i presenti a firmare la petizione, anche perché - ha ricordato - l'Italia, in materia di pluralismo si posiziona al 57° posto della classifica, in una situazione non esattamente… eccellente. Per maggiori informazioni e per firmare, si consulti il sito www.mediainitiative.eu.

Interessante poi l'intervento di Stefano Ferranti, del Comitato di redazione di La7, in queste settimane protagonista di una “tempestosa” (quanto ipotetica assai, almeno secondo noi) vendita. La7, secondo Ferrante, ha dimostrato nel tempo di saper costituire una valida alternativa all'offerta televisiva del duopolio Rai/Mediaset. La gestione dell'emittente è sempre stata un grosso problema. Piena di debiti (e si trattiene dal dire... contratti “come”) è stata in qualche modo “risanata” dal duo Stella/Bernabè, a danno però, dei giornalisti. Ed è adesso nuovamente piena di debiti, e con una situazione “irrisolta” con la concessionaria pubblicitaria, diventa un'azienda invendibile messa in vendita. E - rimarca - una “azienda invendibile in vendita” può esser soltanto... regalata.
Lanciando una provocazione - che viene percepita come tale solo in Italia (in Usa, si tratta di pratiche ormai consolidate) - propone il “management buyout” (si ricorda che il “mbo” è l'espressione anglosassone per definire l'acquisizione di una impresa da parte di un gruppo di manager interni all'azienda, che assumono quindi la figura di manager/imprenditori). Ovvero, se deve esser “regalata”... dovrebbe esser regalata ai giornalisti che ci lavorano, persone in grado di gestirla e metterla a frutto.

Viviana Cerami, esponente di Movem (movimento d'ispirazione americana che promuove la partecipazione dei cittadini alla vita politica), ha sintetizzato il suo pensiero in poche parole: “Solo una crescita culturale consentirà una rivoluzione del Paese dalle sue radici”. Si ricorda che Movem, pochi giorni fa, sempre nell'accogliente sede della Fnsi, ha promosso una rinnovata iniziativa per la riforma radicale della Rai. Si tratta de “La Riforma "La Rai ai Cittadini" ovvero “5 punti per garantire un bene pubblico”.

Accalorato ed emozionato l'intervento di Vincenzo Vita, turbato dalla notizia appena appresa della morte di Tania Passa, che da tempo combatteva una battaglia personale contro una grave malattia e cui era stata dedicata la giornata da Giulietti (la giovane Passa è stata una delle principali animatrici di Articolo 21). Vita si scaglia contro quella che definisce la “presunta” Commissione Anticontraffazione della Camera, presieduta dal leghista Gianni Fava (di cui dice ironicamente di... ignorare l'esistenza politica), che, in un recente documento approvato dalla Camera e presentato pubblicamente un paio di giorni fa, ha espresso sostanzialmente posizioni filo-Acta. Evidentemente Vita interpreta posizioni contrapposte, e dichiara di voler combattere per la libertà della rete, e per il diritto di tutti ad essere “cittadini digitali”.
Si commentava in sala che Bersani ha inserito in lista Vita nelle candidature nazionali del Pd, dopo averlo in primo momento escluso (ha accolto un appello firmato - tra gli altri - da Bertolucci e Zavoli), ma è posizionato al posto 18 nelle liste per il collegio senatoriale del Lazio e pare che gli eletti “sicuri” prevedibili per il Pd siano soltanto 16... Secondo alcuni, Vita sarebbe “fuori dai giochi”.

Uno degli ultimi interventi è stato quello di Franco La Torre, candidato di Rivoluzione Civile. Sono parole molto dure le sue: “Il Paese rifiuta il confronto politico, ma ricorre alla mafia e alla corruzione. Quella che è stata la sfida degli anni '70 e '80 è nuovamente di fronte a noi. Ma di questo sistema di potere adesso dobbiamo proprio liberarci”.

La mattinata si è chiusa con i saluti di Giulietti, dopo aver letto i messaggi inviati da Stefano Fassina e Nicola Zingaretti. Zingaretti ha insistito in particolar modo sull'importanza e l'urgenza di fare qualcosa per le Tv locali, che rappresentano un vero e proprio patrimonio audiovisivo per il Paese.
Si ricorda che il 12 novembre 2012, Articolo 21 ha approvato nell'assemblea tenutasi ad Acquasparta, un documento dal titolo inequivocabile: “Superare il ventennio del berlusconismo”.

Spiace osservare che un'intelligenza critica come quella di Giulietti non sia candidata alle prossime elezioni: Giulietti ha dichiarato di aver ricevuto varie proposte, ma di aver preferito declinare. Si ricorda che Giulietti è stato parlamentare dell'Italia dei Valori, che ha lasciato nel luglio 2009, aderendo al Gruppo Misto.

In sala erano presenti molti volti noti: Franco Siddi (Presidente Fnsi), Umberto Croppi (ex Assessore alle Politiche Culturali del Comune di Roma con Alemanno e potenziale neo-sindaco della Capitale), Nicola D'Angelo (ex Commissario Agcom), Paolo Gentiloni (candidato alle primarie del centrosinistra per il Comune di Roma), Nino Rizzo Nervo (ex Cda Rai), Luciano Sovena (ex Ad di Cinecittà), Anna Scalfati (giornalista e conduttrice Rai), Arturo Di Corinto (mediologo candidato Sel), Andrea Melodia (Presidente Ucsi), Gaetano Stucchi (già Direttore del Dipartimento Televisione dell'Ebu/Uer)…
Una mattinata stimolante, anche se si percepiva una sorta di diffusa preoccupazione, e preoccupante scetticismo, per lo scenario politico che emergerà tra qualche settimana dalle elezioni imminenti. Tutti temono che, quale che sia la cromia del Governo che verrà, esso sarà sottoposto alle tempeste continue di una maggioranza debole e labile...

(*) rispettivamente Responsabile di Ricerca e Presidente dell'IsICult - Istituto italiano per l'Industria Culturale (www.isicult.it).

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