Asta delle frequenze Tv: ci siamo

Dopo tante parole... –

Pubblicate le norme per la famosa asta di alcune frequenze televisive, che alla fine l’Europa ha richiesto con forza a un’Italia ‘distratta’. Sky potrà concorrere solo al lotto meno ‘pregiato’. Entro 60 giorni le offerte.

Sono uscite (prestissimo saranno sulla Gazzetta Ufficiale) le norme per la famosa asta delle frequenze Tv, un problema che condiziona la procedura di infrazione dell'Italia presso l'Unione Europea e che da mesi (se non da anni) trascinavamo senza costrutto. Ecco di cosa si tratta nel comunicato stampa in merito:

“Il Direttore Generale della DGSCER (Direzione Generale per i Servizi di Comunicazione Elettronica e di Radiodiffusione) del Ministero dello Sviluppo Economico, ha firmato il bando e il disciplinare di gara per l'assegnazione di nuovi diritti d'uso per frequenze televisive nazionali in DVB-T, tramite un'asta con offerte economiche con rilanci competitivi.
Bando e disciplinare sono stati redatti in aderenza a quanto disposto dall'AGCOM con la delibera 277/13/CONS dell'aprile scorso e alle indicazioni pervenute dalla Commissione europea. I punti fondamentali sono i seguenti.

All'asta andranno frequenze che compongono tre reti televisive digitali terrestri nazionali con un diritto d'uso ventennale non trasferibile per i primi tre anni a comporre i seguenti lotti:
- Lotto L1 con l'utilizzo dei canali 6 e 23 con una copertura nominale stimata di popolazione pari all'89,5%;
- Lotto L2 con l'utilizzo dei canali 7 e 11 con una copertura nominale stimata di popolazione pari al 91,1%;
- Lotto L3 con l'utilizzo dei canali 25 e 59 con una copertura nominale stimata di popolazione pari al 96,6%.

Il provvedimento consente di concorrere per tutti e tre i lotti (L1, L2, L3) ai soli nuovi entranti o piccoli operatori (cioè che detengono un solo multiplex), di concorrere per due lotti (L1 e L3) agli operatori titolari di due reti in DVB-T; agli operatori integrati, attivi su altre piattaforme con una quota di mercato superiore al 50% della Tv a pagamento (Sky) al solo lotto L1.

Il bando esclude dalla partecipazione alla gara gli operatori che detengono tre o più multiplex (Mediaset, Rai e Telecom Italia Media Broadcasting). Le offerte economiche prevedono un sistema di miglioramento competitivo, con importo minimo stabilito in virtù dei criteri indicati dall'Autorità, in base al costo per abitante coperto previsto dal decreto per le misure compensative per la liberazione della banda 800 MHz (DM 23 gennaio 2012), in modo proporzionale alla copertura potenziale: la base d'asta prevista nel bando è pari a 29.300.759,42 euro, 29.824.571,88 euro, 31.625.177,20 euro rispettivamente per L1, L2, L3 (per un totale di poco meno di 91 milioni; N.d.R.).

Sussiste l'obbligo per gli aggiudicatari di raggiungere la copertura del 51% (purché comprendente il 10% della popolazione di ogni regione) entro 5 anni, in modo graduale… Le domande potranno essere presentate entro 60 giorni dalla pubblicazione”.

L'asta sarà al rialzo, con base di partenza pari a 90,75 mln di euro (complessivi, per i tre lotti, come abbiamo visto) e dovrebbe concludersi entro l'estate. Lo ha riferito al Senato il viceministro dello Sviluppo economico Antonio Catricalà, che ha aggiunto: “Tenendo conto, che dopo la pubblicazione del bando di gara sulla Gazzetta Ufficiale (avverrà il 12 febbraio; N.d.R.) dovrà trascorrere un mese per la presentazione delle domande, almeno un altro mese per la verifica, più un altro per l'avvio effettivo della gara, è molto probabile che le operazioni finiscano per chiudersi comunque entro l'estate del 2014”.

Le cifre richieste sono ben inferiori alle indicazioni di qualche tempo fa ma bisogna tener conto del tempo trascorso (intanto l'etere si sta assestando per suo conto) e soprattutto del fatto che le frequenze in ballo in precedenza erano più numerose e di migliore qualità ma sono gradualmente 'peggiorate' per via della necessità di sistemare altri 'pasticci', anche legati al nuovo Piano Nazionale delle Frequenze DTT.

Solo un mux è integralmente in UHF e, in più, sempre secondo Catricalà, “i lotti L1 e L2 potrebbero presentare residui problemi di compatibilità internazionale”. Si dubita che, in queste condizioni, Sky parteciperà alla gara per il lotto L1.

Catricalà ha anche riferito in Senato che le trattative fra Telecom Italia Media (che ha perso almeno per ora la sua battaglia giudiziaria al Tar per un ulteriore mux, oltre ai tre ottenuti) e L'Espresso (network provider con la controllata Rete A) per la costituzione di un operatore nazionale dotato di cinque multiplexer (come Rai e Mediaset, dunque) sono ad uno stadio avanzato e presto (si dice entro febbraio) si potrà giungere all'integrazione delle risorse attraverso la costituzione di un'apposita newco.

Ma c'è un altro aspetto 'intrigante'. Già giorni fa segnalavamo come l'iniziativa del Governo sull'asta fosse stata presa dopo mesi di inspiegabile 'silenzio' e rinvii. Su 'Repubblica' Aldo Fontanarosa ha spiegato alcuni 'retroscena' dai quali risulta che è stata l'Europa a spingerci con forza a 'darci (finalmente) una mossa'.
Ecco una sintesi dell'articolo:

“Il… 20 dicembre 2013… la Commissione europea invia al nostro esecutivo una lettera-ultimatum sull'asta per le frequenze Tv. Gara che metterà in palio tre reti nazionali di ripetitori e che l'Europa intima di celebrare senza altri rinvii.L'irritazione dell'Europa è presto spiegata. A marzo 2013, il Garante per le Comunicazioni (l'AgCom) ha già fatto la sua parte. Ha varato, cioè, il regolamento generale dell'asta rimettendo poi la palla nel campo del ministero dello Sviluppo Economico che deve preparare il bando e il disciplinare. E il Ministero si muove, certo, ma con una qualche flemma. Servono 4 mesi perché la bozza del bando e del disciplinare approdino a Bruxelles per il via libera della Commissione Ue. Il via libera, però, non arriva.

Il 20 dicembre, la Commissione scrive al nostro governo per muovere tre obiezioni. La prima riguarda il bando, che Bruxelles giudica non coerente con il regolamento elaborato a marzo dal Garante italiano (l'AgCom). La seconda obiezione investe invece i tempi: l'Europa è stanca di aspettare che l'asta si celebri… E poi c'è la questione di Mediaset. Il gruppo Berlusconi, la Rai e Telecom non potranno partecipare a questa asta, visto l'alto numero di ripetitori che già hanno…

Il fatto è che Mediaset è stata autorizzata a trasformare la tecnica di trasmissione di una delle sue vecchie reti di antenne. Dunque ha abbandonato la televisione per i telefonini (che non ha attecchito in Italia) ed ora può usare quei ripetitori per inviare programmi classici in digitale terrestre. Questa trasformazione - in sé legittima - imponeva però al ministero di fissare un paletto a garanzia della concorrenza. In sostanza, il gruppo Mediaset doveva essere obbligato a cedere (ad altri editori) il 40% della sua capacità di trasmissione su questa rete. Il fitto di questa capacità di trasmissione deve avvenire - dice la legge - sulla base di un “listino” di prezzi che non discrimini gli editori interessati a lanciare nuove trasmissioni.

Ora l'Europa contesta al ministero di non aver piantato questo paletto con sufficiente chiarezza. Antonio Catricalà, vice ministro per lo Sviluppo Economico, al telefono sdrammatizza il caso: «I nostri uffici hanno parlato con gli uomini del commissario Almunia, del commissario Kroes e del Servizio Giuridico dell'Ue. Abbiamo spiegato le nostre ragioni e compreso le loro. Gli appunti che fanno al nostro bando sono ormai recepiti e il cielo è sgombro di nuvole»…

Su Mediaset, però, il Ministero tiene il punto con l'Europa sostenendo che il cambio della tecnica di trasmissione è stato autorizzato come legge imponeva”.

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