La libertà d’informazione nel Paese caucasico che fra poco ospiterà Eurosong è davvero poco gradita. Ecco alcuni significativi episodi…
Tra pochi mesi si accende per l'Azerbaijan la vetrina dell'Eurofestival (è di ieri una polemica sulla canzone presentata da San Marino alla manifestazione) ma ci sono dubbi sul fatto che il Paese del presidente Ilham Aliev possa presentarsi come aperto, moderno e vivibile, cancellando in pochi giorni anni di soprusi e minacce ai giornalisti che ci vivono e ci lavorano. Difficile che questo importante evento che andrà in Eurovisione e sarà visto da milioni di persone cancelli in un attivo le violazioni alla libertà di stampa. Nel paese dell'ex Urss, secondo Human Rights Watch, sono 50 i giornalisti che nel 2011 sono stati vessati o aggrediti, mentre Reporter senza frontiere mette l'Azerbaijan al 162° posto (su 179) della lista della libertà di stampa dell'anno 2011/2012.
Ed è di pochi giorni fa il caso della giornalista Khadija Ismailova, freelance e corrispondente per Radio Free Europe/Radio Liberty di Baku, che il 7 marzo ha ricevuto un pacco contenente sei fotografie che la riprendono in momenti di intimità accompagnate da un messaggio: “Comportati bene o avrai delle disgrazie”. La giornalista è da tempo impegnata in inchieste su affari poco chiari che hanno a che fare con persone legate al clan familiare del presidente Aliev e la stessa Ismailova è convinta che le minacce siano legate ad alcuni articoli pubblicati sul sito web di radio Free Europe. La giornalista aveva detto di aspettarsi, prima o poi, qualcosa del genere ma ha specificato che non saranno queste minacce a fermare il suo lavoro. Minacce poi seguite, lo scorso 14 marzo, da un video, postato su un sito web anonimo e creato da un falso account Yeni Musavat, nel quale la Ismailova veniva ripresa in un momento di attività sessuale. La giornalista ha presentato il caso al procuratore capo di Baku e al Ministro degli interni.
La Ismailova è, purtroppo, solo una di una lunga serie. Tra i casi più recenti c'è quello di Agil Khali, reporter del giornale 'Azadliq', aggredito due volte nel 2008, anno in cui stava realizzando una serie di inchieste su compravendite di terreni a Baku. Mentre il giornalista era in ospedale, una Tv locale ha trasmesso un programma in cui Khalil veniva definito gay (una definizione che ha un certo peso in un Paese di fede islamica). È poi seguito l'arresto di un uomo ma i dati di Media Rigts di Baku dicono che, negli ultimi sette anni, su 300 casi di aggressione o minacce a giornalisti solo 2 sono stati oggetto di indagini.
Sempre nel 2008 il caporedattore di 'Azadliq' è stato condannato a 4 anni di prigione per aggressione. L'accusa è di aver aggredito un uomo che sarebbe intervenuto in difesa di una donna la quale, a sua volta, sarebbe stata verbalmente aggredita da Zahid. Secondo la versione di Zahid, la donna sarebbe invece sbucata dal nulla, insultandolo, come lo stesso uomo, che avrebbe iniziato a colpire il giornalista. Rilasciato nel 2010, Zahid si è poi trasferito in Francia dopo le minacce che i suoi figli avevano subito a scuola.
Destino analogo, dopo essere stata picchiata ed aggredita più volte, per Meahet Nebisova, che ha seguito casi di violazione dei diritti umani negli ospedali psichiatrici, madre di tre figli. Alla giornalista che si è rivolta al Ministro degli interni e al procuratore capo di Nakchivan (città dove vive), il ministro ha garantito indagini serrate per scoprire i colpevoli ma i dati di Media Watch non danno ragione al governo azero. Ed è ancora senza colpevole l'assassinio di Elmar Huseyov, ucciso nel 2005, giornalista che è sempre stato molto critico nei confronti della famiglia presidenziale e dei suoi comportamenti.
Tutte note, queste, che suoneranno stonate tra le canzoni interpretate dai big dei maggiori Paesi europei che si preparano a calcare il palco dell'Eurofestival.