Benigni su RaiUno: una splendida serata

Vediamo prima il punto di vista della nostra Aurora Gonevi:

 

«Ieri sera su Rai Uno, la prima delle due serate di Roberto Benigni dedicate ai Dieci Comandamenti. Bella televisione, bel servizio pubblico, due ore di spettacolo senza interruzioni pubblicitarie con un attore premio Oscar, capace, affascinante, sensibile, gioioso come solo lui sa essere.

Certo il tema non è facile, l’argomento rischiava davvero di essere, almeno sulla carta, pesante e difficile, persino dedicato solo ad alcuni, ai credenti in primis, ma Benigni lo sapeva e forse proprio per questo, ancora più di altre volte, ha cercato (riuscendoci) di rendere semplice e avvincente ogni parola del suo racconto.

Benigni dimostra così di saper coinvolgere tutti, credenti e non credenti, adulti e bambini. Non è un caso che prima ancora di iniziare la sua esegesi dei Dieci Comandamenti si sia rivolto al pubblico chiedendo più volte di ‘lasciarsi andare’, ‘di tornare bambini’ senza pregiudizi e senza maliziosi sorrisetti sull’esistenza di Dio. L’attore toscano ha sottolineato a più riprese, come sia importante, durante la serata, abbassare le difese: “Per una sera dobbiamo credere in Dio” - ha detto - e per quanto riguarda lui personalmente ha aggiunto: “Sarei un vero maleducato se parlassi di una persona che non c’è”.

Benigni ha concluso il suo prologo con grande maestria annunciando che l’obiettivo della serata, visto l’argomento, era proprio ‘non capirci nulla’ e da vero poeta ha chiamato tutti al silenzio per pochi secondi sottolineando con delicatezza, come ‘Dio sia proprio nei frammenti di silenzio’.

Il risultato, grazie a questa sua capacità di rendere fruibili e attuali anche le cose più difficili e all’apparenza lontane, è che ben 9 milioni e103mila telespettatori sono rimasti ad ascoltarlo, per uno share del 33,24%.

Un ottimo risultato anche se non è riuscito ad eguagliare gli ascolti della sua ‘spiegazione’ ‘dell'Inno di Mameli’ proposta durante l'edizione 2011 del Festival di Sanremo, seguita da 12 milioni di telespettatori pari al 50,9% di share e de ‘La più bella del mondo’, lo spettacolo sulla Costituzione andato in onda nel 2012, che aveva raccolto oltre 12,6 milioni di persone, pari al 44% di share (mentre ricordiamo, per inciso, che i numeri del suo ‘Tutto Dante’, trasmesso da RaiDue nel 2013 erano stati deludenti: dopo l'esordio all'8%, i numeri si erano, infatti, dimezzati attestandosi intorno al milione e 300mila spettatori, con uno share intorno al 4,50 %).

Ma veniamo al sunto della serata di ieri. Lo spettacolo inizia con la sua inconfondibile entrata in scena da circense in una scenografia semplicissima, allestita con circa 100 metri cubi di legno da Gaetano e Chiara Castelli all’interno del Palastudio di Cinecittà a Roma.

L’incipit è sull’attualità, sulla malavita a Roma, come tutti ci aspettavamo, con vivaci battute, a cominciare da quella sul pubblico che - racconta - ‘è stato difficile trovare vista la difficoltà a recuperare gente incensurata con l'aria che tira a Roma’, poi la battuta sulle luci festose per le vie della città soprattutto quelle ‘lampeggianti bianche e blu numerosissime vicino al Campidoglio’ o ancora: “abbiamo avuto il permesso della Rai, della questura, della banda della Magliana, possiamo cominciare… Dobbiamo parlare della Bibbia, altrimenti di questi tempi rischiamo di parlare solo di Rebibbia”.

Poi, alle 22, circa Benigni cambia registro, si fa serio, intenso e con voce calda e ferma declama tutti i Dieci Comandamenti. Subito ci trasporta, con forza e delicatezza insieme, ai tempi di Mosè, ci racconta una storia che già conoscevamo (pensavamo di conoscere, meglio) ma che, grazie a lui, si riveste di un nuovo incanto. “Questo libro è lo 'spettacolo' per eccellenza” - dice -. Credo non ci sia storia più bella, il racconto dell'Esodo, è esempio rivoluzionario, una strada da seguire, è d'ispirazione per qualsiasi moto di libertà”.

L’attore sottolinea ogni parola con pienezza e fatica, parla, per esempio, della ‘Libertà’ come di una scelta faticosa perché chiama alla crescita e alla responsabilità personale. Benigni (e qui forse rischio di ripetermi, ma l’emozione di sentirlo e vederlo è sempre ugualmente grande) recita con tutto se stesso, mente e corpo, suda, si asciuga il sudore, ma non si ferma mai, se non per gli applausi che di tanto in tanto arrivano spontanei a rimarcare la sua bravura.

Non fa pause, non beve e per due ore ci incanta, ci cattura, ci commuove e soprattutto ci fa riflettere: “Per la prima volta ci vengono date delle regole, regole così attuali da impressionare -dice - . Diventano legge i sentimenti, l'amore, la fedeltà, il futuro, il tempo”. Benigni, fra le altre cose, sottolinea come Dio per la prima volta, con le sue regole, abitua l’uomo all’invisibile, all’infinito”.

Per tornare ai nostri tempi, non sappiamo con certezza le cifre di costo delle serate, ma francamente non ci interessano, anche se già da tempo sono cominciate le polemiche sul cachet dell’attore (si è parlato di circa 4 milioni di euro, di cui 2,4 milioni per la realizzazione dei "Dieci comandamenti" e i restanti per un nuovo programma sulla Divina Commedia) peraltro smentito poi dalla Rai e dal manager di Benigni, Lucio Presta. Da una notizia dell’Ansa, si può prevedere - ma non ci sono conferme - che la doppia serata garantisca alle casse di Viale Mazzini ricavi pubblicitari non inferiori ai 4milioni. Anche se, come detto, non ci sono state interruzioni pubblicitarie, Rai Pubblicità ha pianificato, quattro break come 'evento Benigni', uno in testa, una dopo una breve anteprima, uno alla fine del monologo, e l'ultimo in coda al Tg1 di due minuti che segue ‘I Dieci Comandamenti’.

Le serate, prodotte dalla Melampo Cinematografica e organizzate da Lucio Presta con la produzione esecutiva di Arcobaleno Tre, sono state dirette in Full HD da Stefano Vicario con la fotografia di Massimo Pascucci, le riprese televisive sono della Rai con supporto audio e luci della DB Technology.

L’appuntamento è, ora, per stasera alle 21,10 per la seconda parte del suo racconto e per capire se la magia con il pubblico continua».

 

Ma ecco un altro punto di vista, quello della collega Agnese Pellegrini:

 

«Non c’è nulla da aggiungere a quanto è stato detto, e scritto: Roberto Benigni, ieri sera, è stato sublime. Un palco di legno, sobrio, vuoto. Una scenografia ridotta a un leggio, e a qualche luce. Non ha avuto bisogno di altro che del suo carisma per tenere incollati, per due ore, migliaia di telespettatori. Del suo carisma e della storia. La Storia, anzi, quella che da tremila anni continua ad affascinare, stupire, emozionare, interrogare. Benigni come mezzo, attraverso cui si attualizza la Bibbia. Le facessero i sacerdoti, omelie così, avremmo le chiese piene. Perché, in realtà, prima che uno spettacolo Benigni ha fatto una “lectio divina”. Niente di più. Niente di meno.

È stato scritto che tutte le aggiunte alle “semplici” dieci parole della Bibbia sono state ridondanti, a tratti inutili. Strano che, a dirlo, sia stato un comunicatore. Che dovrebbe sapere che la “sintesi” di Dio va sciolta, attualizzata, riempita di parole perché possa entrare nel cuore e nella mente. E possa dar frutto. Ed appare stupefacente come sia stato un insospettabile Benigni a tenere un’esegesi che farebbe impallidire i biblisti: un’analisi del testo corretta, puntuale, contestualizzata eppure poetica, godibile. Con un tocco di sapiente ironia, sempre calibrata. Un pizzico di fantasia, mai troppa. Una drammatizzazione da Premio Nobel, quando è un impercettibile movimento degli occhi, un arcuarsi della bocca, a farci vivere la perplessità di Mosè davanti a un Dio che gli chiede di liberare il popolo di Israele. Una spolverata di umorismo, mai offensivo, quando “interpreta” Dio. Una dose abbondante di poesia, quando spiega l’infinito amore della creazione. Il pensiero corre alla Divina Commedia, e non potrebbe essere altrimenti.

Se il segreto per la riuscita di un dolce perfetto è nella proporzione corretta degli ingredienti, la prima puntata dei Dieci Comandamenti rivela la straordinaria capacità del cuoco. Benigni ha osato, perché è partito da un punto fermo: Dio c’è. Ma non ha dato per scontato nulla, con un tributo doveroso alle intelligenze laiciste. Non ha imposto, non ha condannato: non si può non credere. E chi è “senza Dio” è solo perché lo cerca in maniera sbagliata. Un’affermazione seducente, che non crea barriere, non esclude. Del resto (lo ripeterà poco dopo), Dio è amore e il più grande peccato dell’uomo è quello di fare guerra, di escludere, di umiliare l’uomo in Suo nome.

Roberto Benigni ci ha abituati alla lirica dei suoi monologhi. Ma ieri è andato oltre. Certo, la professionalità (e qui si tratta di genialità) permette, come qualcuno oggi ha scritto, di rendere appetibile anche il quiz della patente, se recitato da lui. Ma si tratta di un’analisi superficiale, immanente, per usare un termine “tecnico” che, però, visto il tema della serata, non è improprio. Perché Benigni è sicuramente un artista, ma lo è soprattutto in quanto decide di relazionarsi con opere di spessore. In questo caso, con la Parola di Dio. E mi dispiace dissentire ma no, non ci sto: probabilmente, avrei seguito la serata di ieri anche se avesse recitato la tabellina del 9. Ma una persona intelligente come Benigni sa che nel suo monologo la Bibbia non era un accessorio. Era LA protagonista. Chi non lo capisce è miope. O in mala fede».

 

Infine una piccola nota anche da parte mia (Mauro Roffi):

 

«Che Benigni fosse ieri sera in stato di grazia è dimostrato anche da un particolare. È riuscito a evocare anche la bestemmia e le sue origini da toscanaccio (quello di ‘Televacca’, non dimentichiamolo) e addirittura il ‘bestemmione’ di Marione (un personaggio del suo paese) senza venire mai meno alla delicatezza, al rigore verso la spiegazione biblica e alla poesia, persino. Addirittura ha sdrammatizzato il tutto con la battuta: ‘Questa non è la serata giusta per fare degli esempi di bestemmia’. Un ennesimo tocco da vero maestro».

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