Le autorità bielorusse hanno il quasi totale controllo anche di Internet. La notizia arriva da Andrei Aliaksandrau, manager di Index of Censorship Bielorussia in occasione della presentazione del rapporto “Belarus: pulling the plug”.
Internet ed in particolare i social media sono stati un fattore importante nel contribuire allo sviluppo dei movimenti politici di opposizione ai vari regimi dittatoriali, vedi le “primavere arabe”, ma Internet è allo stesso tempo anche un mezzo facilmente controllabile, come sottolinea il rapporto di Andrei Aliaksandrau nel caso della Bielorussia. Un ulteriore pericolo per i movimenti per i diritti civili o i siti d'informazione del Paese, poiché il codice penale prevede pene dure nei confronti di chi si rende colpevole di "insulti" contro il presidente o le autorità, laddove in questa categoria di reati verrebbero spesso fatti rientrare quelle che in qualsiasi Paese europeo sarebbero semplici critiche sull'operato di un Governo.
Solo per rendere l'idea basta riportare i dati della Belarusian Association of Journalists (BAJ) pubblicati lo scorso 24 dicembre sull'anno appena chiuso: 12 giornalisti hanno ricevuto un "avvertimento" dalla procura per avere collaborato a mass media stranieri non accreditati; 4 giornalisti sono stati convocati e interrogati dal KGB; circa 60 sono stati i casi di detenzione o arresto per giornalisti o attivisti dei diritti umani.
A questi si aggiungono i “casi irrisolti”: il cameraman di ORT Dmitry Zavadsky, scomparso misteriosamente nel 2000; la giornalista investigativa Veranika Charkasava, accoltellata nel suo appartamento nel 2011; Vasil Hrodnikau, freelance del giornale indipendente “Narodnaya Volia”, trovato morto in casa sua nel 2005; Aleh Byabenin, trovato impiccato in casa propria nel settembre 2010 e sulla cui morte molti si chiedono, ancora oggi, se si tratti di omicidio o suicidio.
Ma almeno un colpo (di satira) al regime di Lukashenko è arrivato negli ultimi giorni di dicembre dal programma domenicale di prima serata, 'Mult Lichnosti Show', in onda sul russo Channel One, canale detenuto al 51% dal governo russo (il restante è dei privati Roman Abramovich, che ne possiede il 25%, e National Media Group, 24%). Il 'Mult Lichnosti Dhow' è uno dei programmi più seguiti in Russia, realizzato dal Concept Space Animation Studio di Mosca: è un cartone animato in 3D molto ben fatto che ironizza su personaggi del mondo dello spettacolo e della politica più internazionale che nazionale (“vittima” dello show è stato anche, nel 2010, Silvio Berlusconi).
Recentemente è comparso tra i protagonisti di 'Mult Lichnosti' un Lukashenko che, con tanto di chitarra elettrica in mano, interpretava una canzone di Viktor Tsoi, cantante rock dell'era sovietica morto nel 1990 a 28 anni; con la sua storica band, i Kino, è stato una figura di grandissimo impatto sui giovani dell'Unione Sovietica grazie alla sua musica e alle forti istanze sociali di cui si fece portavoce. La canzone cantata dal Lukashenko di Most Lichnosti era 'Premene' ('Vogliamo un cambiamento').
Il ritornello di 'Premene' dice: “I nostri cuori hanno voglia di cambiamento/i nostri occhi hanno voglia di cambiamento/ è nelle nostre risate e nelle nostre lacrime/ e nel pulsare delle nostre vene/Cambiamento, noi abbiamo voglia di un cambiamento”. E non è un caso che in Bielorussia, come sottolinea il sito d'informazione d'opposizione charter97, la canzone sia bandita.