Bob Torrent, la pirateria secondo Capatonda… e Infinity

Ore 19.30 di mercoledì 15 aprile, nella nuova e avveniristica sede dell’agenzia pubblicitaria Leo Burnett a Milano inizia la presentazione della web serie ‘Bob Torrent’ di Maccio Capatonda. La serie racconta le avventure del produttore cinematografico fallito Bob Torrent, che per vendicarsi del suo tragico destino diventa il re dei film pirata, producendo film e serie Tv di scarsissima qualità ed imbrogliando gli ignari utenti che li scaricano sul web.

Si tratta di una serie composta da 10 episodi della durata di circa 3 minuti ciascuno, prodotta da Infinity, la piattaforma di streaming a pagamento di Mediaset. I primi 3 episodi sono visualizzabili gratuitamente su Youtube, mentre i successivi 7 saranno trasmessi esclusivamente su Infinity.

Ed è proprio qui che nascono i problemi. Appare subito evidente come una serie che prende in giro la pirateria, mettendo in risalto tutti i limiti della stessa (pessima qualità audio e video, tempi di scaricamento lunghissimi, virus e tanto altro) non possa che essere uno spot per il produttore che invece fornisce questi servizi in modo legale.

A questo punto torniamo all’inizio. La presentazione parte con un rappresentante di Leo Burnett (agenzia di Infinity) che esordisce con le parole: “Questa non è propriamente la nuova serie di Maccio Capatonda, ma è la nuova campagna di comunicazione di Infinity”. Niente da dire, tutto messo in chiaro fin da subito e senza possibilità di tacciare il progetto di scarsa trasparenza; se a questo aggiungiamo che in tutte le locandine e banner della serie campeggia il logo di Infinity in bella vista, non ci sono più dubbi.

Alla luce di ciò si comprende come, più che nella qualità intrinseca del prodotto, il vero motivo di interesse stia nell’operazione di marketing che lo stesso rappresenta. L’agenzia Leo Burnett ha ideato e scritto una serie che con molta ironia evidenzia i difetti della pirateria, utilizzando un personaggio molto amato dal pubblico del web ed andando quindi a colpire efficacemente proprio chi scarica illegalmente.

Un bel colpo per Infinity, forse un po’ meno per Capatonda che sul web è stato preso d’assalto da alcuni fan “traditi” che lo hanno accusato di essersi ‘venduto’. In realtà l’operazione in sé non rappresenta un valido motivo per accusare il comico, che ha il diritto di promuovere in maniera chiara e trasparente un servizio, come da sempre grandi registi e attori hanno fatto girando e interpretando spot pubblicitari. Inoltre, chi da anni segue Maccio dovrebbe ricordare che questo non è il primo caso in cui il comico attraverso i suoi corti promuove un’azienda.

Qualche anno fa Capatonda produsse una serie di trailer promozionali per la società di credito al consumo Plusvalore, tutti raccolti nel sito www.sossoldi.com, e all’epoca, forse perché il personaggio non era ancora così popolare, non ci furono le stesse polemiche.

Passiamo ora ad una breve analisi dei contenuti della serie, che nella serata della presentazione è stata proiettata per intero con tutti i dieci episodi uno dietro l’altro. Innanzitutto bisogna evidenziare i due principali elementi di rottura rispetto alle precedenti produzioni firmate Maccio Capatonda. Per prima cosa, la serie è stata scritta dai creativi dell’agenzia Leo Burnett e non da Maccio, che si è limitato a dirigerla pur apportando alcune variazioni alla sceneggiatura. Inoltre per la prima volta Maccio non è interprete protagonista dei suoi video, ma appare soltanto in alcuni sporadici cameo. In ogni caso, la serie è abbastanza in linea con lo stile del comico abruzzese, probabilmente per merito della regia e degli interpreti, molti dei quali fanno parte dello storico gruppo di lavoro di Capatonda.

Dal punto di vista della qualità, probabilmente non si tratta di uno dei prodotti migliori di Maccio Capatonda, sono presenti alcuni momenti di stanca e qualche battuta non troppo riuscita (“Arma Letame” come parodia del celebre film con Mel Gibson circola da tempo immemore). Accanto a questo però ci sono molti momenti divertenti e diverse trovate interessanti.
Come sempre, tra queste spiccano i nomi dei protagonisti: oltre a Bob Torrent sono assolutamente da citare la stagista sessantenne Assunta May, l’avvenente segretaria Silvia Pelvica e l’assistente raccomandato dal padre senatore Licio Chismi (citazione puramente anni ‘80).

Bella risulta l’idea di inquadrare la segretaria un po’ svampita evidenziando sempre le grazie del suo fisico ma senza fare mai vedere il suo volto. Inoltre il vile produttore non dà mai alcun ascolto alle proposte dell’anziana stagista, salvo trovarle delle idee geniali una volta riproposte tali e quali dalla bella segretaria. Si tratta dell’ennesima riproposizione del tema dello sfruttamento del corpo delle donne, spesso abusato, ma che in una serie del genere trova un elemento molto interessante, soprattutto in virtù del colpo di scena sul finale dell’ultima puntata.

In conclusione si può dire che Bob Torrent sia un’intelligente e valida operazione di marketing dietro la quale si nasconde un prodotto fresco e divertente, nel solco della tradizione di Maccio Capatonda.

Pubblica i tuoi commenti