Boom di ascolti per Rai Uno e Beppe Fiorello

 

Ancora un successo per RaiUno, dopo Sanremo, con la miniserie in due puntate “Io non mi arrendo”. La fiction, di grande impegno sociale e con protagonista Beppe Fiorello, ha riscosso infatti ben 7,252 milioni di spettatori ed il 27,26% di share, vincendo agevolmente la serata.

L'attore siciliano questa volta ha vestito i panni del sostituto commissario Roberto Mancini, che ha indagato, per decenni, sull'interramento dei rifiuti tossici tra il Lazio e la Campania, in particolare nell’area della cosiddetta Terra dei Fuochi, e ha pagato il suo impegno con la vita, morendo di tumore nel 2014. Quello che i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli hanno scoperto sulle migliaia di tonnellate di rifiuti tossici sversati nella zona si deve in buona parte a quest’uomo, divenuto di fatto, suo malgrado, come spesso succede in Italia anche a chi fa solo il proprio lavoro onestamente e con totale dedizione, un eroe dei nostri tempi.

Magistrale l’interpretazione di Beppe Fiorello, come in realtà ci aspettavamo (memorabile il suo Modugno e ottima anche la sua recitazione ne ‘L’angelo di Sarajevo’): l’attore è riuscito, infatti, a rendere reali e comprensibili il coraggio, insieme alla rabbia, alla voglia di fare giustizia, ai dubbi, alle paure del personaggio, ma ha puntato anche con intelligenza sull’ironia e la giovialità che contraddistinguevano Mancini (come più tardi ha raccontato la vera moglie del poliziotto, Monika Dobrowolska, ospite in seconda serata da Vespa).

A onor del vero, nella fiction il protagonista si chiama Marco Giordano: il nome è stato cambiato, proprio perché, come ha spiegato Fiorello stesso - anch’egli ospite a ‘Porta a Porta’ - , sarebbe stato impossibile raccontare in modo impeccabile tutta la vita del poliziotto e le cose che ha fatto.

L’attore, che si è detto onorato di aver potuto interpretare Mancini, ha tra l’altro collaborato anche alla scrittura e alla produzione della fiction stessa, che, pur catalizzando l’attenzione del telespettatore, ‘scorre’ forse un po’ lenta ed è stata interrotta da ben tre break pubblicitari, che hanno spezzato purtroppo il ritmo e la tensione emotiva (ma non poteva essere diversamente, ovviamente).

La storia in breve delle due puntate: Mancini negli anni Novanta, si ritrova a lavorare in Campania dopo un'indagine per usura. Qui scopre alcune attività dell'avvocato Gaetano Russo (Massimo Popolizio, anche lui eccellente nella sua interpretazione), che acquista terreni senza valore ed apparentemente inutilizzabili. In realtà, l'uomo vuole riversare su quei terreni i rifiuti tossici che andranno ad inquinare tutto il territorio. Marco avvia così le indagini, aiutato dal suo team, scoprendo le mosse di Russo ed i rischi che la comunità corre.

Parte così la sfida contro l'avvocato, che dura anni, durante i quali il protagonista conosce la polacca Maria (Elena Tchepeleva), si sposa ed ha una figlia, Martina (Giulia Salerno). La battaglia contro Russo, però, è difficile: l’avvocato ha amicizie nella politica, nella pubblica amministrazione e nel mondo dell’economia e non è facile riuscire a trovare le prove necessarie a dimostrare ciò che sta facendo. Il protagonista, intanto, si ammala, a causa di quegli stessi rifiuti tossici su cui sta indagando e che è costretto a toccare con mano, nel vero senso della parola, essendo la polizia priva di ruspe (come sottolineava da Vespa la moglie).

Il nostro piccolo grande eroe inizia le cure, accettando un altro incarico, dopo che il suo lavoro viene archiviato. Ma quando un giovane magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia, Giovanni Cattaneo (Paolo Briguglia), gli dice che vuole riaprire le indagini, Marco ricostruisce la sua vecchia squadra per rimettersi al lavoro, nonostante la malattia non gli dia pace.

La fiction è stata prodotta da Raifiction e Picomedia (la società di Roberto Sessa), con soggetto di Jean Ludwigg e Marco Videtta, che hanno anche scritto la sceneggiatura con Enzo Monteleone, quest'ultimo anche regista, e la consulenza appunto di Monica Dobrowolska.

Siamo sicuri che quando la Rai offre qualità da vero servizio pubblico, quando l’intrattenimento si sposa con il senso civile, il successo non può che arrivare.

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