Biagi, Santoro, Chiambretti, Arbore; tutti sembrano voler andarsene e tutti vorrebbero però, in fondo, rimanere. Il periodo elettorale, poi, eccita gli animi e alla Rai succede davvero di tutto.
A partire da quella riunione del Cda, due giorni or sono, degenerata in lite da cortile, quando il presidente Antonio Baldassare ha dato dell'imbecille, a quanto pare, al consigliere ulivista Luigi Zanda; una rissa davvero inedita, in termini formali, per le abitudini dell'azienda, dove un minimo di stile finora era rimasto, pur nella continua lite e bagarre politica, più o meno esplicita o esplicitata.
M ai nervi sono saltati e quella che doveva essere una tranquilla passeggiata - la conquista della Rai da parte della Casa delle Libertà - si
sta rivelando un cammino impervio e irto di ostacoli, quasi un percorso minato, che non concede un attimo di tranquillità.
Si prendano gli insulti Baldassarre-Zanda: quest'ultimo ha preteso dall'incauto presidente delle scuse formali, che sono arrivate - sembra di
capire - assai di malavoglia, ma Zanda ha comunque ribadito la sua opinione "sulla assoluta inadeguatezza con cui Baldassarre esercita la sua
funzione". E quest'ultimo non sembra neppure troppo in sintonia con il direttore generale Agostino Saccà.
Un capitolo a parte riguarda Enzo Biagi, che, visto che ormai sembra deciso perlomeno lo spostamento (se non la soppressione) del suo "Il
Fatto", si prende qualche soddisfazione: ha definito il direttore di RaiUno Fabrizio Del Noce "un uomo strappato all'agricoltura" (per via dei suoi trascorsi a "Linea Verde") e, sempre in riferimento a quest'ultimo, ha dichiarato che "solo un cretino potrebbe pensare di spostare "Il
Fatto" in un altro orario", poichè il programma è il più seguito dell'intera Rai e chi vuol mettere qualcosa di alternativo alle 20.30 su RaiUno dovrebbe poi dimettersi se non ottenesse il risultato di un maggiore ascolto. Parole dure e dirette, che hanno provocato la risentita reazione di Del Noce, una nota polemica ufficiale di Baldassarre e Saccà (richiesta dallo stesso direttore di RaiUno) e infine successive contro-dichiarazioni di Biagi, che non si scusava affatto con i vertici dell'azienda e rilanciava ancora.
Mare mosso alla Rai, dunque, e burrasca ormai quotidiana dentro e intorno al palazzo romano di Viale Mazzini. Almeno fino al 28 maggio non c'è
speranza di un minimo di bonaccia.