Bova nuovo Sbirro

Per “Sbirri”, docu-fiction per la regia di Roberto Burchielli, Raoul Bova è entrato realmente in un gruppo di agenti della Mobile di Milano e li ha seguiti nel loro lavoro per un mese.

A Roberto Burchielli (noto per i servizi di La7 in coppia con Mauro Parissone e H24) piace raccontare le cose sul campo. Il suo ultimo sforzo, una produzione per il cinema, va in questa direzione ed ha per protagonista il bel Raoul Bova. Per un mese l'attore, con autorizzazione del Ministero degli Interni, ha seguito gli agenti della Squadra Mobile di Milano, condividendo con loro ogni momento del loro lavoro, seguendo dal di dentro le operazioni antidroga, gli arresti e gli interrogatori.

Nella docu- fiction Bova è il giornalista Matteo Gatti; il nome è ispirato a Fabrizio Gatti, giornalista dell'Espresso che fu filmato proprio da Burchielli e dalla troupe di H24 Film che da una barca ancorata in mare riprendeva la vita nel CPT di Lampedusa, dove Gatti si era infiltrato per fare un servizio per il suo giornale, fingendosi clandestino.

Raoul Bova è irriconoscibile: capello lungo, barba, berretto di lana calato sugli occhi, un look ("ho comprato abiti usati" - dice Bova; ma non aveva niente di vecchio in casaO) che più che a un poliziotto lo fa somigliare al peggiore dei delinquenti. L'attore si muove con gli agenti della Mobile ma seguendo direttive rigide e precise: le riprese non potevano interferire con il lavoro degli agenti.

E così Bova assiste alle operazioni di cattura di alcuni spacciatori, riprendendone anche le azioni, che descrive con un articolo scritto di suo pugno su un numero de L'Espresso.

Un esperimento unico e mai realizzato prima, destinato al circuito cinematografico, ma sicuramente interessante e da vedere. Rimane da capire come viene utilizzato e montato il materiale, visto che è girato nella realtà, con inquadrature, primi piani e riprese dell'arresto di persone nell'atto di commettere reati, per cui probabilmente ci sarà da fare i conti con la legge sulla privacy.

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