Forse c’è un po’ troppo buonismo, l’emotività la fa da padrone e il realismo nel presentare l’ambiente ospedaliero è magari relativo. Ma sono ‘piccoli difetti’ rispetto al grande merito di imporre all’attenzione del pubblico di RaiUno un tema difficile e arduo come quello della malattia infantile.
Si parlerà a lungo forse della fiction “Braccialetti rossi” andata in onda domenica 26 gennaio (in tutto sono previste sei puntate) in prima serata su RaiUno, sia per il contenuto scelto sia per il modo in cui è stato trattato.
Braccialetti Rossi” racconta le storie personali di sei bambini che per motivi diversi, alcuni molto gravi, altri meno, si trovano ricoverati in un ospedale pediatrico e intraprendono un percorso di malattia e sofferenza ma anche di amicizia e solidarietà che si concretizza in un club di giovani pazienti, quello dei braccialetti rossi, ovvero braccialetti che vengono messi a chi subisce un intervento.
La voce narrante è quella di Rocco, un bambino in coma da otto mesi; tramite la sua voce conosciamo poco a poco i membri del club: Rocco, appunto, Leo, Vale, Cris, Davide e Toni. La prima puntata si incentra sull'incontro tra i sei e su come si vengono a trovare nell'ospedale. Leo e Vale per l'amputazione di una gamba a causa di un tumore osseo, Davide per problemi cardiaci, Cris per curare la propria anoressia e Toni in seguito ad un incidente di moto.
Attorno a loro ruotano le famiglie, in alcuni casi non famiglie; ci sono genitori evanescenti spesso assenti o altri sempre presenti per colmare il vuoto lasciato dall'altro (in genere il padre) o nonni che si fanno in quattro per seguire il nipote avuto in affido. E in 'Braccialetti rossi' la solidarietà, la complicità ed i legami che si vengono a creare non sono solo quelli che si creano tra i ragazzi ma anche tra genitori, che di fronte alla malattia dei loro figli si scoprono ancora più fragili e sperduti di questi ultimi; ma i legami nascono anche tra i genitori ed il personale medico e paramedico, tutto quotidianamente coinvolto dalla sofferenza dei più piccoli.
Il tema, dicevamo è pesante e difficile ma viene affrontato con leggerezza e delicatezza nella regia di Giacomo Campiotti (produttore Carlo Degli Esposti di Palomar, quello di 'Montalbano'), pur con qualche tratto poco credibile causato da una descrizione dei personaggi troppo marcata (il padre che il giorno dell'amputazione della gamba del figlio fa una fugace apparizione in ospedale perché non riesce a liberarsi dall'impegno lavorativo o il ragazzino napoletano “scugnizzo” sempre e in ogni circostanza) ma che nel complesso non disturba lo spettatore, catturato dalle storie che vengono raccontate.
All'inizio la narrazione stenta a decollare ma mano a mano che la sceneggiatura e i legami si dipanano e le relazioni iniziano a delinearsi la narrazione assume un suo ritmo che fa apprezzare la fiction, ben sostenuta musicalmente da una colonna sonora creata ad hoc per il film alla quale ha lavorato Nicolò Agliardi, autore di cantanti come Laura Pausini (che ha prestato alla fiction una delle sue canzoni insieme a insieme a Tiziano Ferro, Vasco Rossi, Emma, Emis Killa e Barbara Nevosi).
“Braccialetti rossi” è la versione italiana della fiction spagnola “Pulseras rojas”; i diritti della fiction sono stati acquistati anche da Steven Spielberg, che ne farà una serie per la Tv americana.