Quel benedetto servizio sui calzini di Mesiano Claudio Brachino non se lo scorderà più. Ora è incappato anche nelle ire dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, che lo ha sospeso per due mesi. La difesa del diretto interessato.
Vediamo la cronaca di www.corriere.it:
«Il direttore responsabile di Videonews, Claudio Brachino, è stato sospeso due mesi dall'Ordine dei giornalisti della Lombardia in relazione a un servizio sul magistrato Raimondo Mesiano che provocò forti polemiche. Il servizio andò in onda lo scorso 15 ottobre su 'Mattino 5', programma della prima rete Mediaset.
Mesiano era il giudice della sentenza Imi-Cir (alla quale è stato presentato ricorso), in cui condannava la Fininvest a pagare 750 milioni di euro a favore della Cir di Carlo De Benedetti e nelle motivazioni affermava che Berlusconi era «corresponsabile della vicenda corruttiva» alla base della sentenza con cui la Mondadori fu assegnata a Fininvest. Nei giorni successivi Mesiano venne seguito e filmato a sua insaputa mentre passeggiava per Milano, andava dal parrucchiere e si sedeva sulla panchina di un parco indossando calze azzurre e mocassini bianchi, tutti particolari definiti «stranezze» nel servizio andato in onda. Dopo la polemica suscitata dal servizio televisivo e una risoluzione del Consiglio superiore della magistratura a difesa di Mesiano, Brachino si scusò con il giudice.
L'Ordine dei giornalisti della Lombardia ha ravvisato nella diffusione del servizio, il mancato rispetto delle leggi deontologiche e la violazione della privacy (già rilevata dal Garante) «al fine di screditare la reputazione del protagonista del video e delegittimare agli occhi dell'opinione pubblica la sentenza da lui emessa in precedenza nei confronti di Fininvest».
Grazie all'accostamento con immagini «non essenziali e prive in sé di interesse pubblico in quanto notizia», il servizio «ha prodotto un effetto diffamatorio nel suo insinuare presunte stravaganze e stranezze del personaggio, fino a sfiorare il vero e proprio dileggio. Immagini non essenziali (addirittura il colore dei calzini) costituiscono l'unico contenuto del servizio e sono sostenute da un commento "a mo' di gossip"».
“Risulta quanto meno fuorviante - conclude l'Ordine dei giornalisti - alimentare dubbi sulle inchieste di un giudice in virtù della scelta del colore dei suoi calzini”».
Difficile difendere Brachino in rapporto a quel programma (dove ora lo stesso Brachino, forse non a caso, non compare più) ma Mediaset ci prova lo stesso. L'azienda ritiene infatti che «si tratti di un provvedimento iniquo che costituisce un precedente pericoloso per la libertà di informazione ed il diritto di critica. E quindi sosterrà il giornalista nell'impugnazione dello stesso».
Libertà di calzino, quindi, ed ecco infatti la diretta dichiarazione di Claudio Brachino: «Farò immediato ricorso contro un provvedimento che giudico profondamente ingiusto. Mi limito a far notare che subito dopo la trasmissione in un editoriale anche autocritico ho analizzato a freddo quanto accaduto, ponendo una serie di domande sul merito della vicenda sottostante il servizio, a cui nessuno si è preso la briga di rispondere. Nonostante il linciaggio mediatico a cui sono stato sottoposto, ho risposto tempestivamente alla convocazione dell'Ordine discutendo la questione con impegno e serietà. Per tutti questi motivi non posso non pensare che si tratti di una condanna simbolica e tutta politica da parte dell'organismo che dovrebbe tutelare, al netto di ogni calcolo di convenienza ed opportunità, la libertà della categoria».