Cairo ci prova: ‘date a me il controllo di Rcs’

 

Urbano Cairo lancia di nuovo il cuore oltre l’ostacolo e, sorprendendo tutti (o quasi, qualcuno in Borsa sapeva e infatti il titolo Rcs ha vissuto una giornata boom a Piazza Affari) aspetta venerdì sera, quando tutti erano distratti dalla questione Mediaset-Vivendi, per dare il grande annuncio. La sua Cairo Communication lancia un’offerta pubblica di scambio (in termini tecnici OPS) sulla totalità del capitale di Rcs Mediagroup: punta così ad acquisire oltre il 50% per creare un «grande gruppo editoriale multimediale», dotato di una leadership stabile e indipendente, e a rafforzare il profilo economico-finanziario di Rcs, accelerandone il processo di ristrutturazione e rilancio».

In sostanza, Cairo propone a chiunque possieda azioni Rcs di conferirle a lui. Il corrispettivo dello scambio, si legge in una nota, è pari a 0,12 azioni Cairo Communication per ciascuna azione ordinaria di Rcs. Pertanto, ogni 8,333 azioni Rcs apportate all'offerta, gli aderenti riceveranno una azione Cairo Communication.

Sulla base del prezzo ufficiale delle azioni Rcs e delle azioni Cairo registrato il 7 aprile, la valorizzazione delle azioni Rcs risulta così pari a 0,551 euro; al netto del dividendo, l’offerta è di 0,527 euro, mentre venerdì il titolo Rcs ha chiuso in Borsa (in forte rialzo) a 0,455 euro.

L’offerta sembra dunque in grado di attirare le attenzioni dei molti piccoli azionisti che hanno in mano oggi azioni Rcs (si stima per oltre il 50% del capitale): il titolo fa infatti registrare al momento un’alta quota di flottante, mentre Fiat, in precedenza primo azionista, ha da poco annunciato il disimpegno, Della Valle ha il 7.3%, Mediobanca (che dovrebbe vendere) il 6.5%, lo stesso Cairo il 4.7, Unipol il 4.6, Pirelli il 4.4, gli eredi Rotelli il 2.7%. Questa complicatissima composizione azionaria (peraltro non completa, come vedremo), in qualche modo ‘governata’ fino a poco tempo da Fiat-Fca, era resa ancor più contorta dal famoso patto di sindacato, che ‘legava le mani’ agli azionisti principali.

La gestione era assai complessa, insomma, e il gruppo ha accumulato non a caso perdite e debiti, in particolare con Intesa San Paolo, banca che si ritrova così azionista al 4.17% e assieme primo creditore. Proprio Intesa sarebbe adesso dalla parte di Cairo, mentre diversi altri azionisti sarebbero invece piuttosto scettici sull’iniziativa.

Che però è ‘generosa’ nei confronti del gruppo Rcs, valutato nella sua totalità 775 milioni, compresi i ben 487 milioni di debiti, che Cairo così in qualche modo ‘si accollerebbe’, facendo evidentemente sponda su Intesa. Resta invece il rischio non piccolo che l’imprenditore alessandrino si assume, visto che la sua Cairo Communication vale in Borsa solo 370 milioni (ma non ha debiti).

La sponda con l’attività televisiva è pure evidente, con La7, La7d e le nuove iniziative che verranno a beve intraprese. Come dice la nota di Cairo, «le aree di attività sono fortemente complementari», cosa che permetterebbe di «creare un gruppo diversificato» nel settore dei media.

L'offerta è subordinata, oltre che all'approvazione delle Autorità di garanzia della Concorrenza e delle Comunicazioni, anche al raggiungimento appunto di almeno il 50% più un'azione del capitale della società di via Solferino, che controlla anche il ‘Corriere della sera’ e ‘La Gazzetta dello sport’. Altra condizione imprescindibile è che non vi sia nessuna richiesta anticipata di ‘rientro’ del debito da parte delle banche (non solo Intesa) e anche nessuna richiesta di rimborsi fino all’approvazione del bilancio 2017, fatto salvo l’incasso derivante dalla vendita di Rcs Libri a Mondadori.

 

Due ulteriori considerazioni: l’iniziativa va inquadrata nella grande tendenza alla concentrazione dei media italiani che ha avuto una pesante accelerazione con la fusione Espresso - La Stampa (qui Fiat ha annunciato il ritiro d Rcs), che rischiava di isolare proprio il ‘Corriere’. Infine Cairo si conferma uno dei pochi imprenditori italiani realmente intraprendenti e pronti anche al rischio: di fronte alle indecisioni (Della Valle) e al puro mantenimento dello status quo (gli altri ‘grandi azionisti’ Rcs), lui ‘ci prova e si lancia’, anche facendo ricorso a strumenti ‘tipici del mercato’ come l’OPS (o l’OPA), che ben pochi in Italia sono pronti e decisi ad usare.

Pubblica i tuoi commenti