Nella sua ‘Relazione annuale’, come sempre presentata a luglio, il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, fra le altre cose, sancisce Sky come ‘terza forza’ del panorama televisivo, definisce ‘non rinviabile’ la riforma della Rai e dice “basta ai processi celebrati in Tv”.
Vediamo la sintesi della Relazione di Corrado Calabrò dal sito www.repubblica.it:
«Il duopolio del settore televisivo in Italia è finito con l'arrivo di Sky. La riforma della Rai "non è rinviabile" e i politici devono rompere subito "l'abbraccio mortale" che li lega alla televisione pubblica. E poi "basta ai processi celebrati in Tv" e ai Tg con "smodate intrusioni nella vita privata". Urgente, invece, il passaggio alla banda larga. Il presidente dell'Authority per le comunicazioni Corrado Calabrò scatta la fotografia dell'evoluzione del settore Tv e ne indica priorità ed emergenze durante la Relazione annuale al Parlamento.
Secondo il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, dal duopolio che ancora caratterizza la distribuzione degli ascolti si è passati di fatto al "mercato a tre", con Rai, Mediaset e Sky che occupano "posizioni comparabili" sul fronte dei ricavi, grazie alla crescita del satellite. Calabrò rileva che "permane la concentrazione binomiale di emittenti per quanto riguarda l'audience". Per quanto riguarda invece i ricavi nel mercato della raccolta pubblicitaria, Rai e Mediaset sono all'82.3% e raggiungono insieme l'84.1%. Ma il ruolo di Sky Italia è "sempre crescente" e le posizioni dei tre poli "comparabili". "Nel 2007 la Rai ha registrato ricavi per 2.739 milioni di euro, Rti per 2.411 milioni, Sky per 2.347 milioni" - ha spiegato il numero uno dell'Authority, rilevando però che il settore delle telecomunicazioni è in calo, visto che in un anno i prezzi si sono contratti dell'8%. E questo, in "netta controtendenza all'incremento del costo della vita e all'aumento dei prezzi di tutti gli altri servizi di pubblica utilità".
L'azienda pubblica non può competere così com'è, "impacciata" dalle norme amministrativo-contabili e insieme "paralizzata da spinte e controspinte politiche". Questo il monito di Calabrò che chiede di "puntare sull'efficienza" e promuove l'ipotesi di un provvedimento ad hoc per cambiare la governance della Rai. L'obiettivo è di avere "un servizio pubblico con marcate finalità d'interesse generale, svincolato dall'abbraccio dei partiti".
Il presidente dell'Agicom critica aspramente i processi celebrati in Tv e l'aula mediatica come foro alternativo. "Assistiamo con sempre maggiore frequenza alla mimesi del processo in Televisione" - afferma. E attacca: "Il livello di civiltà di uno Stato si misura innanzitutto dal rispetto per la giustizia e da un sistema giudiziario indipendente ed efficiente. Ma non si può supplire ai tempi troppo lunghi della giustizia trasferendo il giudizio dalle aule giudiziarie alla Televisione, con l'ulteriore rischio di suscitare in certi magistrati la tentazione di protagonismo".
Duro l'attacco di Calabrò anche ai notiziari e agli approfondimenti Rai, che sono dominati dai fatti di cronaca raccontati "con l'occhio rivolto all'audience". La conseguenza sono "smodate intrusioni nella vita privata delle persone che travalicano l'ambito d'intangibilità della libertà e dignità personale garantite dalla Costituzione". Le riflessioni di Calabrò prendono spunto da una ricerca dedicata all'informazione televisiva e contenuta nella relazione annuale. ll presidente dell'Agicom invita allora a produrre una Tv "di qualità" e sottolinea che le differenze tra i programmi del servizio pubblico e la Televisione commerciale nel corso degli anni sono diventate "evanescenti", con un'"omologazione al ribasso che sbiadisce la missione del servizio pubblico".
L'espansione del settore Tlc con le vecchie tecnologie ha registrato tanti successi, ma "è ormai giunta al capolinea". E l'Italia è in ritardo. "Senza il passaggio alla banda larga - avverte il presidente di Agicom - il digital divide si estenderà tra i Paesi avanzati che procedono ad alta velocità e l'Italia, instradata su binari a scartamento ridotto". L'auspicio è anche che "entro i prossimi 24 mesi" oltre la metà degli italiani possa passare alla Tv digitale terrestre. Secondo l'Agcom, il modello da seguire è quello della Sardegna, ma è necessario maggiore sostegno da parte dello Stato».