Calcio in Tv: sarà solo criptatoO

Il 30 giugno scade il contratto dei diritti calcistici “in chiaro” per tutte le fasce orarie domenicali,

attualmente spartito fra la Rai (per la gran parte, a fronte di qualcosa come 250 miliardi) e Tmc (per la sola fascia oraria 19-20.30, quella di "Goleada").

In vista di questa scadenza Tullio Camiglieri, capo della comunicazione di Stream, ha pensato di mettere le mani avanti (o almeno di fare una utile operazione tattica) chiedendo per il suo gruppo la possibilità di acquisire (evidentemente assieme a D+) anche i diritti in chiaro delle partite di serie A, B e C, per poterle diffondere sulle proprie reti pay.

In sostanza, a quel punto, non esisterebbe più 'calcio in chiaro', o quasi.

Riuscire nell'impresa potrebbe voler dire far lievitare, in modo consistente, il numero degli abbonamenti a Stream e D+, tanto più che i diritti in chiaro andrebbero ad aggiungersi a quelli "pay" delle singole squadre (che le vendono in proprio e non attraverso la Lega), in scadenza alla fine della stagione calcistica 2001-2002 (ci sono poi anticipi e posticipi, ugualmente assegnati alle pay-tv), ottenendo così un pacchetto calcistico assolutamente completo.

L'ipotesi, sulla scorta di esperienze straniere (BSkyB) e soprattutto dei problemi di bilancio della società calcistiche da una parte e delle pay-tv dall'altra, sembra possibile ed era stata già avallata giorni fa da Adriano Galliani, con la proposta di poter vedere i gol "in chiaro" solo dopo la mezzanotte.

Sarebbe fatto salvo solo - pare - il diritto di cronaca, che permette ai Tg i far vedere i gol.

Le società calcistiche d'altronde sono già "alleate economicamente" con le pay-tv, basti pensare che Stream per poter trasmettere le partite interne della Roma spende circa 73 miliardi e, dall'altra parte della barricata, Tele+ fa di più con la Juventus, spendendone quasi 105, con il Milan (95 miliardi) e l'Inter (91 miliardi).

I contratti di Tele + - lo ricordiamo - sono stati peraltro "diminuiti" dalle norme antitrust e "contrastati" (con successo) in Tribunale da Stream per la loro durata più che triennale.

A latere ci sono poi i nascenti canali digitali "di club" come Milan Channel, Roma Channel e Inter Channel, che a loro volta "vendono" le partite in diretta.

Ma perché tutto questoO Semplicemente perché le pay-tv hanno speso mille miliardi per i diritti sulle partite incassandone, fino ad ora, solo centocinquanta; dall'altra parte anche gli equilibri economici dei club, costantemente sotto pressione per gli ingaggi dei calciatori, rischiano di saltare.

La Rai, infine, ritiene di pagare davvero troppo per avere poco ("Quelli che...", "Novantesimo minuto" ecc.).

Siamo quindi forse arrivati al punto in cui solo le pay-tv potrebbero garantire alle società i soldi necessari ma richiedendo di poter diventare le uniche protagoniste della situazione.

Ma si potrà escludere la Rai dalla partita e quest'ultima potrà sopravvivere senza i dirtti di quel calcio che da sempre è "suo"O Una grossa bagarre politico-economica è fin d'ora da prevedersi prima e dopo la scadenza di giugno.

Roma, in questi giorni, ospita una sorta di megaconvegno su questi temi ma, c'è da scommetterci, molti quesiti legati al pagamento dei diritti non verranno certamente svelati, rimandando a giugno la risposta al quesito su chi, e a quanto, "comprerà" il calcio in tv.

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