Canali 61-69: le posizioni del Comitato Radio Tv Locali e di Aeranti-Corallo

Continuano le prese di posizione sul tema, attualissimo della destinazione dei canali 61-69 alle tlc e non più alle Tv locali. Aeranti-Corallo avanza un sospetto pesante: “si vuol negare alle Tv locali di diffondere anche contenuti nazionali”.

Vediamo la dura presa di posizione del CRTL - Comitato Radio Tv Locali:

«Ennesima gigantesca presa in giro governativa! Tv locali: le frequenze appena assegnate andranno entro 6 mesi agli operatori di telecomunicazioni!
L'emendamento presentato dal Governo al DDL Stabilità non lascia dubbi: se servono frequenze per sviluppare la banda larga mobile si saccheggiano le emittenti locali, perché i grassi operatori nazionali, come sempre, sono intoccabili.
Ormai il Governo Berlusconi è senza pudore: per soddisfare le richieste economiche di Tremonti espropria ai poveri! Con incredibile arroganza il Governo Berlusconi ha deciso che oltre 600 Tv locali potranno essere indennizzate con 240 milioni di euro (10% dell'incasso atteso per l'asta dei canali 61-69 UHF), dando per scontato che gli editori sono solo interessati a monetizzare le frequenze.
Nella classica visione utilitaristica della società, a Berlusconi & C. non sfiora nemmeno il dubbio che qualcuno potrebbe voler continuare a fare Tv….
Quindi, reietti dell'etere italiano, non rimane che LANCIARE UN APPELLO all'Opposizione per FERMARE l'ennesima vergogna ad personam!».

Più articolata la posizione di Aeranti-Corallo, che comunque prospetta anche la possibilità di un 'fallimento' di tutta l'operazione 'canali 61-69 alle tlc':

«Venerdì 19 novembre sono stati approvati dalla Camera dei Deputati il ddl AC 3778 (c.d. “legge di stabilità 2011”, la ex “finanziaria”) e il ddl AC 3779 (legge di bilancio 2011-2013). I provvedimenti passano ora all'altro ramo del Parlamento, dove la discussione in Commissione Bilancio è prevista per mercoledì 24 novembre.
In particolare, il maxiemendamento del Governo contiene (oltre allo stanziamento per le misure di sostegno per le radio e le tv locali…), una norma finalizzata a “liberare” frequenze utilizzate dalle tv locali (canali da 21 a 69 Uhf e banda III) per le trasmissioni digitali terrestri, e quindi a procedere entro il dicembre 2012 ad un riposizionamento, sulle frequenze dismesse, delle tv locali operanti sui canali 61-69 Uhf che intendano continuare a svolgere la propria attività. La dismissione delle frequenze dovrebbe avvenire a fronte di modesti indennizzi (10 per cento degli introiti della gara che il Governo intende indire per l'assegnazione dei canali 61-69 Uhf alla comunicazione mobile in larga banda, con un massimo di 240 milioni di euro) e a fronte di misure, da definirsi con successivi provvedimenti regolamentari, che potrebbero comportare la perdita delle frequenze in caso di uso non efficiente della capacità trasmissiva (attualmente la normativa si limita a prevedere l'obbligo di irradiare almeno tre programmi all'interno di ogni multiplex).
Il testo della norma approvata dalla Camera sembra inoltre preludere alla introduzione, in sede regolamentare, del divieto per le tv locali di veicolare contenuti a carattere nazionale (attività che, invece, è attualmente consentita dalla delibera 435/01/CONS della Agcom). Tutto ciò è assolutamente inaccettabile in quanto è evidente che la finalità di tale norma è quella di ridurre, in modo rilevante, il numero delle Tv locali, con evidenti ripercussioni per il pluralismo del comparto. È inoltre altrettanto evidente che i modesti importi ipotizzati per gli indennizzi (molto al di sotto dei valori commerciali delle imprese e in molti casi addirittura al di sotto degli investimenti operati per la transizione al digitale; tali indennizzi, peraltro, dopo la relativa riscossione, dovrebbero anche scontare le imposte di legge), non incentiveranno certamente le dismissioni.

Sulla base di tali modesti importi, è ipotizzabile che la norma in questione finisca per non avere alcun riscontro, come è accaduto 10 anni fa con l'articolo 3 comma 3 della legge 78/99 che, analogamente, aveva previsto indennizzi per le dismissioni delle Tv locali. Né, d'altro canto, è pensabile una revoca d'ufficio da parte del Ministero dei diritti di uso dei canali 61-69 Uhf perché questo genererebbe sicuramente un ampio contenzioso avanti la magistratura con esiti difficilmente negativi per il settore televisivo locale. La sfida del settore televisivo locale dovrà essere pertanto quella di sapersi posizionare adeguatamente nel mercato televisivo digitale, attraverso offerte di programmi dedicati, in particolare, al territorio e attraverso offerte di capacità trasmissiva aggregata per la diffusione di contenuti anche su ampie aree. In questo modo, le Tv locali riusciranno a riaffermare il proprio ruolo anche nei nascenti scenari digitali, vanificando la strategia di ridimensionamento del comparto avviata con la con la suddetta norma».

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