Mentre il sottosegretario Giacomeli non tranquillizza sul problema dell’eliminazione delle interferenze con gli Stati confinanti a tutto danno delle Tv locali, inizia un altro ‘calvario’: l’Agcom riformula i canoni per l’uso delle frequenze e le locali potrebbero pagare molto di più.
Cominciamo da quest'ultimo tema, che sta prendendo 'corpo' in queste settimane. L'Agcom, dopo i primi annunci dei mesi scorsi, ha ora infatti messo a consultazione pubblica (si andrà avanti fin verso la fine di giugno) il nuovo schema di regolamento per gli importi dei canoni per l'uso delle frequenze Tv, che svincola le somme da corrispondere dal fatturato dell'operatore e le lega al numero dei multiplex utilizzati.
I canoni per l'uso delle frequenze non dipenderanno più - dunque -dal fatturato dell'operatore ma dal numero di frequenze in concessione. Il provvedimento stabilisce che per le Tv nazionali si parta da un valore di riferimento legato alla base d'asta dello spettro attualmente in svolgimento pari a circa 30 milioni: si tratta del valore complessivo dei mux per 20 anni.
Secondo Agcom il valore delle frequenze per singolo anno è di 2,5 milioni all'anno per ogni mux. Via via che aumentano i mux aumenterà anche la cifra-base in una percentuale compresa fra il 5 e il 20%. Ci sarà poi uno sconto del 20% per chi usa nuove tecnologie come il Dvb-T2.
La conseguenza di queste nuove regole è che Rai e Mediaset potranno godere di indubbi ribassi per i loro cinque mux (prima pagavano infatti l'1% del loro fatturato, a prescindere dal numero dei mux) passando dai circa 20 milioni attuali ai 13,5 stimati per il 2018, anno in cui il nuovo sistema di calcolo andrà a regime, dopo alcuni anni di progressivo 'adeguamento'.
Per quanto riguarda le Tv locali, si parte sempre dal valore base di 30 milioni per l'uso ventennale dei mux, ma scontato fino al 70% e ridotto in misura proporzionale alla popolazione delle provincia a cui si fa riferimento rispetto al totale nazionale. Anche in questo caso sono previsti sconti per le emittenti che usano nuove tecnologie e quattro anni per andare a regime.
Per le Tv locali (se sono operatori di rete, naturalmente), che pagheranno sulla base di numero e 'qualità' delle province servite, si prospetta comunque una 'stangata' e quest'altra grana, per emittenti già alle prese con mille problemi, proprio non ci voleva.
Sulla delibera Agcom pesano comunque le astensioni del presidente Angelo Cardani e del commissario Antonio Nicita.
Il coordinatore Aeranti-Corallo e presidente Aeranti, Marco Rossignoli - durante i lavori della nona edizione del Radio Tv Forum di Aeranti-Corallo - ha espresso un giudizio assolutamente critico sullo schema di provvedimento in oggetto, “in quanto i criteri previsti generano importi assolutamente insostenibili per l'emittenza locale”.
Inoltre, “lo schema di provvedimento disattende il contenuto dell'articolo 17, comma 2 del Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici in base al quale l'Autorità avrebbe dovuto uniformare gli importi previsti per le diffusioni su frequenze terrestri in tecnica analogica a quelli previsti per le diffusioni in tecnica digitale. Occorre, inoltre, considerare che l'articolo 34 del Codice delle Comunicazioni elettroniche, prevede l'applicazione agli operatori di rete anche di diritti amministrativi per l'autorizzazione generale di cui sono titolari e che gli importi previsti da tale norma, oltre a non essere calati nella realtà del settore, sono insostenibili per l'emittenza locale”.
Ma passiamo alle inferenze con l'estero. A luglio ci saranno gli Stati generali dell'emittenza locale e si potrà vedere qui se c'è (o meno) una via d'uscita 'possibile'. Ad annunciare l'appuntamento di luglio - durante lo stesso Radio Tv Forum - è stato Antonello Giacomelli, sottosegretario alle Comunicazioni.
Ma i toni generali non sono cambiati molto rispetto ai giorni precedenti: l'occasione per giungere finalmente a “un coordinamento” internazionale delle frequenze, per “iscrivere tutti i multiplex locali e nazionali al registro di Ginevra” e per “superare l'imbarazzo internazionale sulle interferenze con gli Stati esteri confinanti" sembra troppo importante.
Rossignoli ha spiegato invece che “il Ministero dovrebbe segnalare all'Agcom, ai fini della ripianificazione che la stessa deve attuare, esclusivamente le frequenze oggetto di situazioni interferenziali non eliminabili”. Inoltre Rossignoli ha auspicato “tavoli tecnici, con il coinvolgimento anche delle Regioni interessate e di rappresentanti delle Amministrazioni estere, per esaminare ogni situazione di criticità e per individuare, anche attraverso sopralluoghi e misurazioni radioelettriche sul campo, le misure tecniche da adottare per la compatibilizzazione degli impianti”.
Giacomelli ha invece chiesto l'impegno delle emittenti locali in questa fase delicata, assicurando che il Mise “predisporrà sul campo strumenti tecnici per ridurre al minimo il problema delle interferenze e si muoverà in sinergia con l'Agcom, senza scaricabarili, per superare l'ambiguità normativa che pesa sul settore radiotelevisivo. La priorità è superare le controversie internazionali”.
L'obiettivo dichiarato è quello di iscrivere, entro la fine dell'anno, tutti multiplex italiani al registro internazionale di Ginevra. Inoltre, Giacomelli ha promesso che i contributi pubblici andranno agli editori e non agli operatori di rete.
Per quanto riguarda la prossima liberazione della banda 700 MHz, Giacomelli auspica che si possa realizzare “una liberazione sincronizzata con il passaggio al Dvb-T2, in modo da ridurre i problemi di questo delicato passaggio”.
Sentiamo adesso di nuovo Rossignoli: “Aeranti-Corallo ritiene che il Governo, a fronte della responsabilità derivante dall'assegnazione di frequenze che oggi si vorrebbero revocare, debba adottare, senza indugio, iniziative finalizzate alla risoluzione della problematica, nell'ottica della compatibilizzazione tra gli impianti eserciti in Italia e quelli dei Paesi confinanti”. In dettaglio, per Rossignoli, “il Ministero dovrebbe segnalare all'Agcom, ai fini della ripianificazione che la stessa deve attuare, esclusivamente le frequenze oggetto di situazioni interferenziali non eliminabili. In tale ottica, proponiamo che il Ministero avvii tavoli tecnici, con il coinvolgimento anche delle Regioni interessate e di rappresentanti delle Amministrazioni estere, per esaminare ogni situazione di criticità e per individuare, anche attraverso sopralluoghi e misurazioni radioelettriche sul campo, le misure tecniche da adottare per la compatibilizzazione degli impianti”.