Tele Nova, Teleiblea e Videouno in difficoltà. Continuano i problemi per le Tv locali italiane, la cui vita è sempre più difficile.
La situazione è stata descritta in questi termini dal quotidiano 'La Sicilia', a firma di Antonio La Monica:
“È un momento molto difficile per gli operatori di quasi tutte le emittenti televisive locali. Quella che un tempo non lontano era una provincia molto vivace dal punto di vista delle televisioni locali e dell'informazione che da essa scaturiva, adesso attraversa una fase legata a doppia mandata con la crisi economica. Con la sola esclusione di Video Regione ed E20 Sicilia, il resto delle testate presenti sta ricorrendo, a volte in modo massiccio, allo strumento della cassa integrazione e di quella in deroga.
Sintomo, molto probabilmente, di un malessere diffuso che mette a rischio la serenità dei giornalisti e dei video operatori. La cassa integrazione l'ha attivata da tempo Video Mediterraneo per 15 lavoratori. Stessa sorte per i dipendenti di Video 1. Dal 1 aprile anche Tele Nova e Tele Iblea hanno fatto ricorso ad una riduzione al 50% del personale. “Le origini di questa crisi - spiega Gianni Molè, segretario provinciale Assostampa - sono date dalla congiuntura economica che ha causato un calo del gettito pubblicitario determinante per le piccole realtà. Diverso è il caso di Video Mediterraneo, dove c'è di sicuro un minore gettito di introiti, ma esiste anche un problema dovuto al sovradimensionamento del personale che, nel tempo, non ha potuto reggere. In questo caso abbiamo accettato la cassa integrazione per impedire il licenziamento collettivo che aveva avanzato l'editore”.
Una situazione generale che avrà ricadute negative anche sulla qualità dell'informazione. “Il rischio - spiega Molè - è di avere una informazione più omologata, con meno spazio per le inchieste e per indagare i problemi della provincia. Il pericolo è quello di vedere proliferare in questa fase il copia ed incolla dai comunicati stampa. Ma il problema principale, dal punto di vista del sindacato, è quello di mantenere i livelli occupazionali in atto. È inutile farsi illusioni o creare aspettative nei giovani. Il momento è critico e dobbiamo salvaguardare chi è già un professionista. Il vero banco di prova lo avremo a giugno con le frequenze digitali. Chi si sarà organizzato bene andrà avanti”.
Un quadro a tinte fosche che, però, potrebbe valere da stimolo. 'È finita l'era dei giornalisti reggi microfono e del copia ed incolla - chiosa il segretario - , oggi chi vuole fare questo mestiere deve specializzarsi'”.