Il viceministro dello Sviluppo Economico insiste per la presenza del bollino sui ‘programmi di servizio pubblico’ quale elemento essenziale del nuovo contratto di servizio. Ma il Governo e il Ministro sono d’accordo?
Vediamo le notizie di agenzia (Ansa) in merito:
“Per il Governo la privatizzazione della Rai non è certo un tabù. Lo si era capito quando, tre settimane fa, il ministro del Tesoro, Fabrizio Saccomanni, non aveva escluso che la Tv pubblica rientrasse nel piano di dismissioni appena annunciato dal premier. Una conferma arriva ora dal viceministro allo Sviluppo Economico, Antonio Catricalà, che però chiarisce: non se ne parla prima del 2016.
«Siamo a due anni dalla scadenza della concessione - spiega ai microfoni di 'Mix24' su Radio 24 - , parlare di privatizzazioni penso sia veramente anti economico. Sarebbe un fuor d'opera. Venderemmo un asset privo di valore. Ho parlato di privatizzazione di qualche asset della Rai quando la concessione era in piedi ed era bella lunga».
Insomma, l'orizzonte temporale è ampio e non è detto che il governo Letta sia ancora in carica per quella data. Imminente è invece l'avvio dell'iter che porterà alla nuova concessione di servizio pubblico. «Faremo una grande consultazione - fa sapere il viceministro - come è successo nel Regno Unito prima di ridare alla Bbc la nuova concessione».
Quello a cui Catricalà non intende rinunciare è il bollino che indica i programmi di servizio pubblico, previsto nella bozza di contratto di servizio ora in discussione in Commissione di Vigilanza Rai. La norma non piace ai parlamentari di quasi tutti gli schieramenti, oltre che all'Usigrai, perché aprirebbe alla divisione dell'offerta Rai in due e quindi alla possibile privatizzazione seppur parziale. «Senza bollino ai programmi non ci sarà il nuovo contratto di servizio tra Rai e Stato - afferma Catricalà - . Non demorderò e non firmerò un contratto di servizio che non ce l'abbia. Se la Rai fa marcia indietro non troverà un Governo che faccia marcia indietro».
«Il viceministro Catricalà ha dettato una condizione che ha definito essenziale per l'approvazione del contratto di servizio della Rai. In altri casi comportamenti simili vengono definiti ricatti»- replica Salvatore Margiotta del Pd. «Catricalà dovrebbe rispettare il lavoro del Parlamento almeno quanto noi rispettiamo il suo - gli fa eco il collega di partito, Vinicio Peluffo - . Ci opporremo alla privatizzazione oggi e anche dopo il 2016».
«Privatizzare il Servizio Pubblico non è una valutazione economica, ma una limitazione del sistema democratico - ribadisce l'Usigrai che boccia anche il bollino - . È uno strumento che non esiste in nessun servizio pubblico europeo. Spaccherebbe il Servizio pubblico in due, creando i presupposti per una privatizzazione almeno parziale»”.
Un piccolo commento, a questo punto.
Abbiamo già visto alcuni giorni fa come il bollino piaccia moltissimo a Catricalà e probabilmente a pochi altri, se non vi fossero invece di mezzo (com'è probabile) questioni prettamente politiche, vale a dire una decisa volontà di colpire comunque la Rai, espressa soprattutto da esponenti politici come Brunetta e altri. L'Uer ha già espresso una posizione nettamente contraria al bollino, che non esiste altrove e urta poi soprattutto contro il buon senso: sarà infatti assolutamente arduo, e anche 'arbitrario', stabilire cosa sia servizio pubblico e cosa no. Un varietà di successo e ben fatto che intrattenga a dovere il pubblico sarà servizio pubblico o solo per la sua natura 'divertente' sarà un 'uso commerciale della Tv pubblica'?
E lasciamo stare come si imbrigli in questo modo la Rai con regole ferree che le rendono ardua la concorrenza su un mercato televisivo che esiste (che Catricalà lo voglia o no), a tutto vantaggio di Mediaset e anche di Sky.
Se il tutto avesse poi anche lo scopo di preparare una possibile almeno parziale privatizzazione della Rai, viene da chiedersi: ma il ministro Zanonato è d'accordo con il suo vice? E, data la rilevanza dell'argomento, il premier Letta e il Governo in generale condividono a loro volta questa strategia?
Se poi Catricalà intendesse andare avanti anche a dispetto dell'opinione del PD e magari pure del Parlamento in generale, la cosa si commenterebbe da sé.