Catricalà contro la legge Gentiloni

Il presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà, intervistato nel corso del programma di Lucia Annunziata su RaiTre, “Mezz’ora” (andato in onda domenica 28 gennaio), si è lanciato, di fatto, in una difesa di Mediaset e contro le norme antitrust previste dal disegno di legge Gentiloni. Catricalà si è scagliato in particolare contro quella norma del ddl che pone al 45% il tetto massimo di raccolta pubblicitaria per ogni operatore (attualmente la quota di Mediaset è assai superiore, fino a sfiorare…

Il presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà, intervistato nel corso del programma di Lucia Annunziata su RaiTre, "Mezz'ora" (andato in onda domenica 28 gennaio), si è lanciato, di fatto, in una difesa di Mediaset e contro le norme antitrust previste dal disegno di legge Gentiloni.

Catricalà si è scagliato in particolare contro quella norma del ddl che pone al 45% il tetto massimo di raccolta pubblicitaria per ogni operatore (attualmente la quota di Mediaset è assai superiore, fino a sfiorare il 60%, secondo alcuni calcoli). In caso di superamento di questo tetto, l'operatore sarebbe costretto, l'anno successivo, sempre secondo le norme del disegno di legge in questione, ad abbassare l'affollamento pubblicitario orario dal 18% al 16%.

"Non si può porre un tetto al fatturato - ha detto Catricalà alla giornalista - , perché la raccolta pubblicitaria è il fatturato di un'azienda e perché così se ne deprime la crescita e l'entusiasmo imprenditoriale". Incalzato da Lucia Annunziata, che gli ha chiesto se avesse ragione Silvio Berlusconi, Catricalà ha risposto: "Io penso di sì", lasciando capire come sia sì necessario intervenire per limitare le posizioni dominanti (bontà sua), ma si debbano "trovare strumenti diversi".

Un intervento a gamba tesa inatteso, a nostro avviso inopportuno (fra i compiti di Catricalà c'è forse quello di fare le leggiO) e inoltre decisamente singolare per il presidente di un'Autorità che semmai dovrebbe tutelare la concorrenza e il mercato (entrambe le cose in Tv non ci sono, nei fatti, da una ventina d'anni almeno).

Ma Catricalà non teme di negare le proprie stesse funzioni e, sentito in una specifica audizione davanti alle commissioni riunite Cultura e Trasporti (nell'ambito dell'indagine conoscitiva appunto sul disegno di legge sul riordino del sistema televisivo italiano presentato da Gentiloni), ha ribadito il concetto: "La definizione per legge della posizione dominante non è opportuna dal punto di vista di efficienza del mercato. L'individuazione delle imprese in posizione dominante a fini antitrust è un giudizio caso per caso che spetta all'Autorità compiere sulla base della valutazione di tutte le condizioni di mercato e non solo delle quote detenute dalle imprese".

Ragion per cui il tetto del 45% sulla raccolta pubblicitaria, anche se intende tutelare concorrenza e pluralismo, di fatto pone "limiti alla crescita delle imprese", rischiando di non ottenere gli effetti desiderati e di essere un freno alle potenzialità di sviluppo degli operatori.

"Meglio allora - ha detto Catricalà - il meccanismo della legge Meccanico, il cui tetto era più basso (30%), ma la base di calcolo era più ampia: comprendeva pubblicità, canone della Rai, convenzioni e abbonamenti pay-tv. Ma soprattutto era fatto salvo lo sviluppo interno delle aziende".

Non si capisce bene, in realtà, di cosa stia parlando Catricalà, che - ribadiamo - dovrebbe tutelare - e dove non ci sono ristabilire - le condizioni di mercato. Un mercato che in Tv non c'è, come dicevamo, perché un solo operatore si aggiudica circa il 60% delle risorse pubblicitarie, che sono la linfa vera del mercato. Poco ci sembra c'entrino il canone (che è una tassa, come è stato detto a più riprese, pagata obbligatoriamente in cambio di un servizio, svolto poi maluccio dalla Rai, ma questo è un altro discorso...) e tantomeno la pay-tv: in quest'ultimo caso ci si abbona volontariamente, pagando in rapporto a un'offerta; siamo in presenza, dunque, dell'esatto opposto della Tv generalista, che è gratuita e pagata dalla pubblicità e si rivolge per definizione a tutto il pubblico.

La pubblicità, poi, è una risorsa limitata, che deve sostenere tutte le Tv e in genere, tutti i media. Invece va per buona parte in una sola direzione e su un solo mezzo (la Tv). In più, caso macroscopico, questa situazione di dominanza a favore di Mediaset (e della Rai) è immutata ormai da decenni.

Catricalà ritiene dunque che anche stavolta nulla debba cambiare - mentre serie regole antitrust esistono in tutti i Paesi occidentali - e, di fatto, sostiene che le posizioni dominanti possano restare tali. Davvero strano per il presidente di un organismo che dovrebbe proporsi, per compito istituzionale, l'esatto contrario. La legge Meccanico,va ricordato, non era approdata a nulla, grazie proprio alla scappatoia della "crescita spontanea delle imprese" e le multe comminate dall'altra Authority (quella che oggi è presieduta da Calabrò, che fra l'altro sarebbe probabilmente più competente in materia di media), dopo tanti anni di attesa, sono state addirittura annullate dal Tar per ragioni formali. Poi è arrivato il Sic della Legge Gasparri, con tutta la sua confusione, e di ogni seria norma antitrust si sono perse le tracce.

La legge Gentiloni, che alcuni già giudicano 'morbida' e magari velleitaria e poco efficace, ha ora trovato un nuovo forte nemico. Proprio quello che meno ci si sarebbe aspettati... (Mauro Roffi).

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