Celentano: una bella serata di musica

Non è andata come a Sanremo e non ci sono state polemiche. La serata di Canale 5 che documentava il concerto (18 anni dopo) di Celentano dall’Arena di Verona è filata via liscia, nonostante alcuni momenti di ‘smarrimento’. E la Rai (forse) si mangia le mani…

L'attesa era grande perché 18 anni senza un concerto dal vivo sono tanti. E l'attesa era grande perché un personaggio come Celentano può serbare delle sorprese. Soprattutto dopo l'ultima apparizione a Sanremo avremmo potuto aspettarci di tutto. Il titolo dell'evento, poi, 'Rock Ecomomy', era certo una bella premessa, come anche lo era, la sigla, bellissima, che è servita da video spot all'evento: suggestiva, quasi inquietante con immagini in bianco e nero molto forti sottolineate da ballerini/attori bravissimi, dalla musica e da giochi di luce. Per non parlare della pantera che camminava sorniona su uno sfondo grigio per poi finire in un ruggito spaventoso.

In realtà lo show è stato meno 'sconvolgente' della premessa. Celentano ha lasciato poco spazio ai monologhi, alle denunce, alle prediche e ha decisamente preferito dare ampio risalto alla musica e alle canzoni. Per tutta la serata più che una pantera che ruggisce aggressiva ci è parso un gatto che si muove guardingo e morbido. Non che sia un male. Anzi. In questa versione più tranquilla, quasi tenera e prettamente musicale, ha sicuramente riscosso più consensi, persino dal suo pubblico pronto ad acclamarlo e a sostenerlo con grida e striscioni.

In realtà le parole sono state lasciate ad altri. Il concerto/evento televisivo si è aperto, infatti, sulle immagini di un'incantevole Verona notturna, con in sottofondo due voci fuori campo (Valerio Amoruso, attore, e Cristina Biachino, giornalista del Tg5) che parlavano di guerra, di cementificazione selvaggia e leggevano brani degli economisti Jeremy Rifkin e Serge Latouche.
Celentano è apparso da dietro le quinte solo dopo, con la sua camminata, stravagante e affascinante insieme, cantando Svalutation. Da quel momento non si è mai interrotto per tutta la prima parte durante la quale, col suo grande carisma, ha cantato vecchi e nuovi successi fra cui 'Io non so parlar d'amore', che ha dedicato a Gianni Bella (malato da tempo), mentre le telecamere inquadravano Mogol, 'Io sono un uomo libero' (sottolineando quanto fosse difficile la canzone di Fossati e che occorreva cantarla da seduto) e 'La cumbia di chi cambia'.

Nella seconda parte sui maxischermi della scenografia è ricomparsa la pantera e Celentano ha iniziato a parlare di crescita che non c'è, per poi interrompersi per tre lunghi minuti. A dire il vero non si è capito se è stata una delle sue solite pause, se c'era un problema tecnico o se tutto ad un tratto aveva deciso di cambiare scaletta. Sembrava quasi incerto, spaesato. Addirittura è uscito di scena. Anche le telecamere sembravano smarrite, come se in quel momento non sapessero dove, cosa e quando inquadrare. Minuti lunghi e noiosi, sottolineati dal rumoreggiare del pubblico irrequieto.

Fortunatamente, dopo aver bevuto un bicchier d'acqua (come ai bei tempi di 'Rock Politik') Celentano è tornato e, seduto su una sedia con la chitarra in mano, ha incantato tutti con il 'Ragazzo della via Gluck'.

La terza parte si è aperta, invece, con un quadretto da osteria: Celentano seduto al tavolo in compagnia dei giornalisti Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo e dell'economista francese Jean Paul Fitoussi. Parlavano (a dire il vero parla quasi solo Fitoussi, mentre Celentano si limita a dirsi d'accordo) di crisi, sicurezza economica, dittatura dei mercati, capitale sociale, futuro, felicità, benessere e debiti.

Ma fortunatamente a smorzare i toni un po' pesanti e a rivitalizzare il pubblico un po' annoiato, è arrivato Morandi che è entrato in scena sulle note di 'Scende la pioggia' e poi si è accomodato al tavolo, anche se pareva un pesce fuor d'acqua. Il dibattito è durato più di mezz'ora, il pubblico invocava la musica e sia Stella che Morandi sottolineavano a Celentano che il pubblico preferiva di gran lunga sentirlo cantare e lo invitavano a chiudere con l'economia.

A questo punto Adriano ci appariva un po' stanco, sempre sorridente ma quasi improvvisamente invecchiato (ha la bellezza di 74 anni e va ammirato per aver fatto ora un concerto come questo): cantava con Morandi come all'Ariston ma questa volta era il suo amico a tirarlo su, a fargli da spalla e supportarlo, un Morandi che però quasi gli rubava la scena (senza malizia, ovviamente) per riportare energia allo spettacolo, spronandolo ancora una volta a cantare anziché parlare.

Il concerto si è concluso, dopo due ore e mezza di spettacolo, senza più una parola, con Celentano che salutava con la mano sulle fantastiche note di 'Prisencolinensinainciusol' e l'Arena che lo applaudiva mentre non smetteva di ballare e cantare.

Ottimi gli ascolti: il programma nella prima parte ha superato i 9.257.000 di telespettatori con il 29,82% di share, nella seconda parte ha registrato il 30,87% e nella terza parte ha raggiunto il 34,49% di share. La media di ascolto delle tre parti è stata pari a 8 milioni 918 mila telespettatori con il 31.80% di share. Come c'era da aspettarsi Celentano ha battuto largamente 'Che tempo che fa del Lunedì' su Rai3 che si è fermato al 9.68% di share. E la Rai, lasciandolo a Mediaset, continua farsi del male da sola.

Forse che i suoi messaggi arrivano meglio e con più forza attraverso il canto? L'appuntamento ora è di nuovo per stasera alle 21. Chissà se replicherà il successo…
Fatto sta che al momento Canale 5 ha messo a segno il miglior risultato di prime time degli ultimi cinque anni, considerando tutti i generi televisivi. Ancora una volta ci viene da sottolineare quanto poco lungimirante sia stata la Rai a non accettare la messa in onda dello show.

Non possiamo, infine, non dire qualcosa anche sulla scenografia: affascinante l'Arena, piacevole il palco trasformato in una piccola piazza di paese, con due enormi schermi laterali a ingrandire e sottolineare i momenti dello spettacolo, suggestivi i video in 3D a tutto schermo alle spalle del palco stesso, come anche l'enorme portone da cui Celentano entrava e usciva di scena. Lo show ha impegnato un impianto audio da 100mila watt, una superband composta da18 musicisti, 20 vocalist e 25 performer, più di 300 tecnici per la gestione dei movimenti di scena, 130 motori e 13 telecamere, di cui tre speciali e due aeree per le inquadrature dall'alto.

Probabilmente per Mediaset (regista era nientemeno che Paolo Beldì) il risultato può essere stato buono anche dal punto di vista pubblicitario.

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