Sky si aggiudica gran parte dei pacchetti disponibili per la Champions League della prossime stagioni. Mediaset, sconfitta, minaccia ricorsi e azioni legali. La Rai ci riprova ma non sembra tuttora molto convinta…
Vediamo cosa ha scritto Alberto Guarnieri sul 'Messaggero':
«Esiste la concreta possibilità che (dal 2012 al 2015) nessuna partita del più importante torneo continentale, eccetto la finale, venga trasmessa in chiaro e che per vederne buona parte (ma non più tutte come oggi si può fare) sia necessario abbonarsi non a una pay tv, ma solo e soltanto a Sky.
Queste le risultanze dell'asta (sulla Champions League) che la Uefa ha curiosamente concluso nella tarda serata del giorno dell'Immacolata.
A livello europeo, e questo è difficilmente criticabile, le aste per i diritti delle partite di calcio non funzionano come in Italia (dove infatti finiscono nel mirino dell'Antitrust). Non ci sono cioè pacchetti preconfezionati per accontentare tutti o quasi i concorrenti. I pacchetti ci sono sempre, ma, per dirla all'inglese, “the winner takes it all”, cioè “il vincitore prende tutto”.
E così Sky, per una cifra che pare davvero ingente (stando ai concorrenti di Mediaset, la Tv di Murdoch non la rivela) si è assicurata i diritti pay di tutto il martedì di Champions e delle partite tranne la prima scelta (cioè il match dell'italiana che fino al prossimo anno trasmetterà la Rai) del mercoledì. In totale Sky, rispetto al tutto che trasmette oggi, rinuncia a una ventina di partite.
Ma delle oltre cento che si è aggiudicata ha tutti i diritti pay, senza obbligo di cedere quelli del digitale terrestre a Mediaset. Non ha quindi solo quelli satellitari, come avviene nelle aste per il nostro campionato. Mediaset, sconfitta nell'asta, ha subito protestato. Già i suoi canali pay non hanno tutte le partite del campionato. Se poi salta anche la Champions c'è il rischio di un bel calo delle tessere vendute. Tessere che, secondo alcuni analisti, sono già molto legate alla stagionalità delle partite.
Ma Sky fa già la voce grossa. E fa sapere che non ha alcuna intenzione di rivendere parte del pacchetto.
Mediaset potrebbe quindi doversi ridurre ad acquistare solo una partita del mercoledì sera. E, se la trasmetterà in pay e non in chiaro, nessun match, sempre a parte la finale, sarà più gratis. L'offerta al ribasso Rai (dieci milioni in meno del precedente triennale) è stata infatti per ora respinta dall'Uefa (la rai è rinentrata in scena dopo aver detto che rinunciava per ragioni economiche ma non si capisce bene con quali chances; N.d.R..)».
In ogni caso la reazione di Mediaset (Sky avrebbe pagato, secondo 'Repubblica' una cifra "sbalorditiva" pari a quasi 160 milioni di euro l'anno) è stata molto forte. Ecco il comunicato diffuso:
«Mediaset prende atto che, ancora una volta, Sky ha abusato della propria posizione dominante accaparrandosi tutti i diritti televisivi pay di una rilevante competizione calcistica internazionale. Il valore offerto è infatti al di fuori di ogni logica economica e motivato esclusivamente dalla volontà di eliminare qualunque tipo di concorrenza. E privare i telespettatori della scelta di quale offerta in pay tv guardare. È ben noto infatti che in una situazione analoga, i Mondiali di calcio 2010 in Sudafrica, l'operatore satellitare si era aggiudicato tutti i diritti pay, compresi quelli per il digitale terrestre pur consapevole di non poterli trasmettere, e si è rifiutato di rivenderli a "Mediaset Premium" che ne aveva fatto regolare richiesta. Un comportamento discriminatorio a cui Mediaset aveva opposto immediato ricorso all'Authority Antitrust che, proprio nei giorni scorsi, ha aperto un'istruttoria per "abuso di posizione dominante"…
Confidiamo nel fatto che, questa volta, l'operatore satellitare si astenga dal cancellare i diritti del digitale terrestre pay danneggiando così milioni di tifosi che sarebbero obbligati o a sottoscrivere un onerosissimo abbonamento (anche per contenuti che con il calcio non c'entrano niente) o a dover rinunciare alla visione integrale della Champions League. E non è nemmeno accettabile che la decisione se rivendere o meno i diritti del digitale terrestre pay a chi li può effettivamente esercitare sia affidata esclusivamente all'arbitrio monopolistico di un operatore dominante che metta al centro della valutazione i propri interessi e non l'interesse generale dei telespettatori. Per questo motivo Mediaset invoca la massima vigilanza da parte delle Autorità affinché i diritti per il digitale terrestre, la piattaforma più diffusa nel Paese, siano rimessi sul mercato a condizioni eque e non discriminatorie».