Clamoroso e grave provvedimento del Governo greco di Samaras, che blocca i ripetitori della Tv di Stato e licenzia tutti. Proteste e tentativi di resistenza. Un atto senza precedenti che mette in discussione l’idea stessa di una Tv pubblica di Stato.
Vediamo le notizie d'agenzia:
«La scure dell'austerity e dei tagli, con cui sta facendo i conti la Grecia, non risparmia la tv e la radio di stato: con un blitz il governo Samaras ha annunciato l'ultimo atto dell'emittente pubblica che andrà in onda stanotte (ieri notte; N.d.R.) quando - ha informato il portavoce dell'esecutivo, Simos Kedikoglou - le trasmissioni saranno interrotte''. E tutti i 2.780 dipendenti dell'Etr (Elliniki Radiofonia ke Tileorasi) saranno licenziati.
Una mossa che rientra nel piano di privatizzazioni delle aziende a partecipazione statale, imposto dalla Troika come condizione al proseguimento del piano di aiuti internazionali, cui seguirà la creazione di ''un nuovo e più moderno ente radiotelevisivo che non sara' più controllato dallo Stato e funzionerà con meno personale'' - ha fatto sapere il governo greco.
Una decisione cui non sono tardate le reazioni. A cominciare da quelle di settore con le altre stazioni radio-televisive private greche che hanno deciso, da questa sera, un blackout informativo, sospendendo la trasmissione di notiziari e tg. La decisione del governo greco, formalizzata con un atto legislativo che concede ai ministri la facoltà di procedere alla chiusura o alla fusione di Enti pubblici, è stata spiegata dal portavoce del governo: ''In un periodo di crisi in cui tutto il popolo greco sta sopportando grandi sacrifici si deve agire senza ritardi. Se vogliamo uscire dalla crisi - ha detto Kedikoglou - dobbiamo lavorare nella trasparenza e senza sprechi''.
La Ert, sovvenzionata dallo Stato e anche da un canone che i cittadini pagano con la bolletta della luce - ha aggiunto - ha un numero di dipendenti da tre a otto volte considerato superiore alle necessità e asset mal gestiti. All'emittente pubblica con introiti pari a circa 300 milioni di euro l'anno fanno capo cinque stazioni televisive (ET1, Net, ET3, Ert World e Ert HD), 29 radiostazioni, siti web, un settimanale, oltre all'Orchestra Sinfonica nazionale e l'Orchestra di Musica contemporanea. Non è ancora chiaro quanti dipendenti saranno riassunti nel nuovo ente, ma il portavoce ha assicurato che coloro che perderanno il posto di lavoro saranno indennizzati mentre circa 700 di essi potranno andare in pensione anticipata.
La questione della chiusura dell'azienda radio-televisiva statale è destinata a mettere di nuovo a dura prova i già tesi rapporti tra i partiti della coalizione governativa dal momento che sia il Pasok (socialista) sia Sinistra Democratica si sono subito dichiarati contrari alla decisione del governo. Secondo i giornali, il primo ministro Antonis Samaras (di Nea Dimokratia, centro-destra) ne aveva parlato con i leader dei due partiti - Evanghelos Venizelos (Pasok) e Fotis Kouvelis (Sinistra Democratica) - ed entrambi si erano opposti alla misura nonostante faccia parte di quelle riforme che i rappresentanti dei creditori internazionali considerano una condizione 'sine qua non' per continuare a garantire al Paese l'aiuto finanziario necessario all'uscita dal tunnel».
Da www.repubblica.it apprendiamo che «la decisione del governo (senza alcun passaggio parlamentare) di chiudere ieri a mezzanotte i cinque canali e le 29 radio di Ert sospendendo 2.700 dipendenti è andata in porto solo in parte. I tecnici inviati dal ministero delle finanze hanno tolto la corrente ai ripetitori mandando in black-out il segnale più diffuso sui teleschermi ellenici. I giornalisti della televisione pubblica però hanno deciso di resistere, occupando un paio di studi e continuando a coprire la perdita del loro posto di lavoro grazie a trasmissioni on line e in frequenze digitali.
A sostenere la loro protesta diverse decine di migliaia di persone che nella notte si sono radunate di fronte alla sede di Aghia Paraskevi. Tra di loro la banda musicale di proprietà della Ert che ha improvvisato un concerto e decine di uomini di cultura, musicisti e intellettuali arrivati in studio per dimostrare la loro solidarietà.
Samaras però è intenzionato a tirare dritto. Nella notte il governo ha chiesto ai giornalisti barricati all'interno di Ert di sgomberare l'edificio. E nelle prossime ore, si vedrà se, visto il rifiuto, proverà a raggiungere il suo obiettivo con l'intervento della polizia. A supportare la resistenza in onda del network statale è arrivato anche il sostegno della Federazione dei giornalisti europei per cui il provvedimento di chiusura è "semplicemente assurdo", mentre i sindacati greci hanno indetto per domani 24 ore di sciopero.
Il piano del governo prevede di liquidare l'attuale Ert per farla rinascere con un nuovo nome e molto dimagrita (si parla di 400 dipendenti) e in mani private. Il portavoce dell'esecutivo Simos Kedikoglou - ex giornalista della tv di stato - ha garantito che chi perderà il posto di lavoro verrà indennizzato e che per 700 persone è possibile avviare le procedure di pensione anticipata. “Ert è un'oasi di sprechi” - ha detto. Vero, ma vero anche che pur conservando solo un 10% di share era l'ultimo network in grado di fare ancora televisione di qualità. Il provvedimento del governo deve ricevere entro tre mesi il via libera del Parlamento. Ok non scontato visto che i due partner di minoranza del centro-destra di Nea Demokratia (i socialisti del Pasok e i democratici di sinistra) hanno detto ieri di non essere stati informati del provvedimento e di essere contrari. E potrebbero anzi presentare una proposta per cancellare la chiusura della tv di stato.
Si vedrà. Di sicuro Samaras con il suo intervento a gamba tesa su Ert si è preso un bel rischio. Da una parte, e questo forse era il suo doppio obiettivo, ha fatto dimenticare il primo flop del suo piano di privatizzazioni… e ha messo sul tavolo degli uomini della Troika - guarda caso in missione in queste ore ad Atene - il taglio di 2mila dipendenti pubblici che doveva realizzare entro fine anno. La mossa rischia però di trasformarsi in un boomerang e non solo per gli scricchiolii della già fragile maggioranza di governo. Ad Atene questa notte è andata in scena una manifestazione spontanea contro l'esecutivo molto partecipata (si parla di 30-40mila persone) e vivace come non si vedeva da tempo. Per le strade della città si moltiplicano gli appelli per trasformare Aghia Paraskevi nella Taksim ellenica. E il ritorno di fiamma di un dissenso che pareva assopito negli ultimi tempi sarebbe un problema per Samaras. Non a caso anche Syriza, la sinistra radicale testa a testa nei sondaggi con Nea Demokratia un po' desaparecida negli ultimi tempi dalla scena politica ha avuto un sussulto d'orgoglio e sta cercando in queste ore di mettere il suo cappello sulla protesta. Le prossime ore ci diranno se Samaras ha vinto la sua scommessa o no».
Un intervento di rilievo ci pare quello dell'Eurovisione, ovvero EBU-UER:
«La televisione di stato della Grecia (ERT) ha chiuso i battenti e, dalla mezzanotte, ha smesso di trasmettere, fino a data da stabilirsi. Questo è quanto è accaduto a mezzanotte dopo l'annuncio a sorpresa del governo di Atene, che ha deciso di oscurare tutti i canali della ERT (ET1, NET, ET3, ERT HD, ERT WORLD) oltre a 7 radio ad Atene, 3 a Salonicco e altre 19 stazioni locali in tutta la Grecia (più la parte web, sito ert.gr compreso, web tv e archivio digitale).
Nei piani del governo greco c'è la volontà di riaprire una “nuova” ERT, con una struttura più snella e meno frequenze (parte di queste verranno vendute per fare cassa), ma non è ancora chiaro se sempre a controllo statale o se privatizzata (la seconda ipotesi è quella che sta prendendo piede nelle ultime ore). I 2.656 attuali dipendenti dell'ERT (2.656 assunti a tempo indeterminato + 246 a tempo determinato) riceveranno una buonuscita (in alcuni casi - si dice circa 700 - un prepensionamento) e potranno inviare la propria candidatura per essere selezionati nella nuova struttura che nascerà (che ovviamente non potrà reintegrarli tutti).
L'EBU e molti eurodeputati hanno chiesto già ieri chiarimenti, su una decisione che è esclusivamente del governo ed in merito alla quale il parlamento di Atene non ha potuto dire neanche una parola. L'European Broadcasting Union ha anche inviato una lettera al Primo Ministro greco, in cui chiede che venga revocata la decisione di chiudere ERT sottolineando che “eventuali cambiamenti radicali nel sistema dei media pubblici devono essere decisi solo dopo un dibattito democratico in Parlamento - e non attraverso un semplice accordo tra i due ministri del governo”. L'EBU ha espresso profonda delusione, a nome di tutte le emittenti pubbliche europee, sulla decisione presa per ERT - membro fondatore dell'EBU nel 1950.
Vista la mancanza di notizie certe (e la possibilità che nel parlamento greco venga bocciata la decisione presa dal Primo Ministro), ad oggi non è ancora possibile sapere se e quanto sia a rischio la partecipazione della Grecia al prossimo Eurovision Song Contest. Le tempistiche di adesione ci sono tutte (se verrà confermato che entro fine estate la tv tornerà a trasmettere), ma nel caso, andrebbero sciolti alcuni nodi fondamentali: il nuovo “ente” (privato?) sarà interessato a partecipare? E soprattutto, la nuova ERT (sempre che mantenga questo nome) farà ancora parte dell'EBU?
“Non è stata la Commissione UE a chiedere la chiusura della tv pubblica greca ERT, una decisione pienamente autonoma che va vista nel contesto di modernizzazione dell'economia greca per rendere efficiente il settore pubblico”. Questa la nota della Commissione UE resa pubblica oggi, 12 giugno. ”La decisione deve essere vista nel contesto dei grandi e necessari sforzi delle autorità greche per modernizzare l'economia, che comprendono l'efficienza e l'efficacia del settore pubblico”, scrive la Commissione che “non mette in discussione il mandato del governo di gestire il settore”. “La Commissione comprende la difficile situazione dello staff ERT e si aspetta che i licenziamenti vengano fatti rispettando le leggi”, prosegue la nota. Bruxelles “sostiene il ruolo della tv pubblica come parte integrante della democrazia europea”, ma “il Trattato chiarisce che le scelte strategiche sulle tv pubbliche stanno agli Stati membri”.
Quindi “mentre la Commissione non può prescrivere agli Stati come organizzare le loro emittenti, ci tiene a sottolineare il ruolo di un canale pubblico in tutte le circostanze economiche per il bene del pluralismo, della libertà dei media e dell'espressione della diversità”. Perciò “accoglie con favore l'impegno del governo a lanciare un altro mezzo che sia economicamente sostenibile e si faccia carico del ruolo importante del servizio pubblico”».
Ultime notizie:
«Con l'intervento di ieri, ERT come ente giuridico non esiste più, motivo per il quale sono stati messi i sigilli ai ripetitori della tv pubblica greca. Secondo indiscrezioni di stampa, ERT sarà rinominato in NERIT SA, acronimo di Nuova Radio, Televisione e Internet ellenica. La nuova entità giuridica è definita dal disegno di legge, come una società di proprietà dello Stato i cui ricavi continueranno a provenire da prelievi riscossi attraverso le bollette dell'energia elettrica, anche se l'importo non è stato specificato. I dipendenti della nuova tv pubblica vengono stimati in un numero tra i 400 e 1.000, con un risparmio della spesa annuale quantificata (sempre secondo il governo greco) in circa 100 milioni di euro».
Prime precisazioni su un atto che ci pare 'sconsiderato', anche se era ben nota la natura clientelare e per certi versi insostenibile della 'storica' ERT. Ma il provvedimento preso è molto grave e senza precedenti che si ricordino in uno Stato europeo, oltre che giuridicamente discutibile.
Naturalmente continueremo a seguire la situazione, soprattutto in riferimento alla circostanza (di assoluto rilievo) per cui si dovrà capire bene se in Grecia, come in tutta Europa, continuerà ad esistere o meno una Radio-Tv pubblica e non una Tv nazionale privatizzata (un non-senso giuridico, ci pare).