La fallimentare operazione Vittorio Sgarbi, imposta per via politica alla Rai (non per colpa di Lorenza Lei), si chiude come era destino: chiusura immediata dopo l’8% di share conseguito. Un ascolto misero molto ben meritato…
Un programma senza capo né coda. Senza il rispetto di nessun codice televisivo, senza un ritmo. Vittorio Sgarbi può fare ascolti come guastatore televisivo, come critico d'arte, ma non è in grado di condurre un programma. Il suo ego espanso all'ennesima potenza non gli permette di rispettare la scaletta, che va a farsi benedire dopo i primi dieci minuti del programma e tanto meno di lasciare spazio agli ospiti che vengono “soffocati” dalla sua presenza.
È innegabile che Sgarbi sia un uomo intelligente e di enorme cultura (e lo Sgarbi migliore emerge proprio quando parla di arte) ma la Televisione ha dei ritmi, dei codici che devono essere rispettati, condizioni necessarie perché il pubblico segua un programma. E così con l'8.27% di share e poco più di due milioni di telespettatori, il programma “Ci tocca anche Vittorio Sgarbi” (tratto da un titolo che gli dedicò l'Unità) muore al primo giorno di vita.
L'ufficio stampa della Rai ha annunciato la sospensione del programma con un laconico comunicato: “La decisione è stata comunicata al professor Sgarbi che l'ha condivisa”. Lui, subito, come è nel suo carattere nella conferenza stampa che è seguita al programma, ha attaccato e si è definito il genio della Tv del nuovo millennio, rispondendo con il solito “delirio” a chi obiettava sul costo della singola puntata andata in scena, che si aggira sul milione di euro. Una cifra consistente, per un programma che si ferma all'8% di share e che addirittura voleva fare da contraltare ad un “sinistrorso” “Vieni via con me”, dove invece Fazio era stato costretto a tagliare le spese, a causa della polemica sui costi, tanto che Benigni, pur di mantenere la propria libertà di artista e di esserci, come altri ospiti, aveva rinunciato al cachet.
Ma veniamo al programma, che abbiamo seguito con attenzione. Aprono immagini catastrofiche (vedi l'11 settembre o lo tsunami in Giappone) con il Dies Irae, mentre all'ingresso del critico in studio, contemporaneo a quello di Bibi Ballandi con una capra al guinzaglio, suona l'Inno alla Gioa. Dallo sgarbiano “capra, capra, capra!” che il Nostro ripete, a ricordare le sue polemiche negli studi televisivi e diventato ormai un marchio di fabbrica, parte la spiegazione di quello che sarà il programma.
Ma Sgarbi si lascia subito prendere la mano; attacca chi “non voleva il programma in diretta”, e dunque voleva la censura. Il monologo, che doveva durare pochi minuti, domina tutto il programma e Sgarbi si parla addosso, parla di se stesso, dei suoi “padri”, compresi i padri televisivi come Arbore o Walter Chiari (meglio stendere un velo) per poi puntare il dito contro chi si è permesso di buttare fango sulla sua attività di sindaco di Salemi. E per confermare le proprie tesi il Nostro si autocita, andando a leggere le pagine di un suo libro nel quale sono state riportate le parole di Olviero Toscani, “il traditore”.
E come se non bastasse arriva il collegamento con il padre di Sgarbi, Giuseppe, e subito entra in studio il figlio Carlo, che pur definendolo genitore non lo riconosce come “padre”. Insomma, ancora il delirio di Sgarbi su se stesso. Anche l'intervento di Morgan è ridimensionato, come quello del vescovo di Noto, don Antonio Staglianò, presentato a inizio di trasmissione che riesce a parlare solo alla fine. Sgarbi parla sopra ai suoi ospiti (in realtà Morgan dice ben poco) li incalza, parla ancora. Ruba lo spazio anche a Monica Marangoni, si muove in studio, cammina, non sta fermo, si tocca il ciuffo bianco.
Quando il programma si avvicina alla fine (con la canzone 'Marcondirondero' di De Andrè, autore sempre presente nei programmi dell'odiato Fazio) e noi riusciamo a tirare finalmente un sospiro di sollievo, Sgarbi è dispiaciuto. Si vede che vorrebbe continuare nel suo monologo. Ma questa volta deve rispettare i tempi televisivi; ci sono i titoli di coda. Il programma chiude (in tutti i sensi). Vespa è già dietro la Porta; il campanello sta per suonare e dal Dies Irare si passa alla musica di 'Via col vento'. Perché in fondo, anche per Sgarbi... domani è un altro giorno.
Ultime note: secondo Roberto Rao (Udc) «resta il dubbio di quanto sia costata e quanto ancora costerà all'azienda questa operazione, se è vero che per la sola scenografia, che difficilmente potrà essere riutilizzata, sia stato speso quasi un milione di euro (quindi il costo potrebbe essere per la sola scenografia, con studio allestito al Teatro 9 degli Studios, ex De Paolis, di Roma e ispirato alla 'Scuola di Atene' di Raffaello; Ndr.).
In una serata terrificante per RaiUno, infine, è andata davvero male, a sorpresa, anche per 'I Liceali 3' di Canale 5 (neppure il 15%), battuti da 'Chi l'ha visto?' e 'Le Iene'.