Ci ha lasciato un autentico “gigante” del cinema e dello spettacolo italiano. Ma la scomparsa di Alberto Sordi segna anche la fine della saga di un attore che era un emblema vivente dell'”italianità”, con tutti i suoi pregi e difetti.
Classe 1920, figlio di un direttore d'orchestra, il trasteverino Alberto Sordi ci ha lasciato stamattina, dopo l'aggravarsi di una malattia che l'aveva colpito negli ultimi mesi.
Unico, insostituibile, semplicemente non copiabile; sin dal 1936 Sordi si cimentò su tutti i fronti dello spettacolo: speaker radiofonico, fantasista, teatrante, comparsa in alcuni film, imitatore da avanspettacolo, boy di rivista e doppiatore (aveva vinto il concorso della MGM come doppiatore di Oliver Hardy e per tanti anni l'abbiamo seguito in questa veste in mille produzioni della Hal Roach).
In radio esordì nel 1947 con personaggi passati alla storia dell'etere, dal Signor Dice a Mario Pio, dall'inimitabile Compagnuccio della Parrocchietta al Conte Claro.
Il suo primo film da vero protagonista fu "Mamma mia, che impressione!", del 1951. Ne seguirono più di 100, tutti segnati dalla presenza di Albertone, capofila insieme a Gassmann, a Tognazzi e a Manfredi dei cosiddetti "Mostri della commedia all'italiana". Ma Sordi, fra tutti, era assolutamente inimitabile, unico, perfetto emblema dell'eterno carattere italiano, pieno di difetti ma anche di pregi non trascurabili.
Per la Tv, a parte l'epoca delle memorabili partecipazioni ai varietà dell'era d'oro della Rai ("Studio Uno", "Milleluci" ecc.), rimane inimitabile la saga di "Storia di un italiano", serie realizzata per la Rai con i film di Sordi, in onda a partire dal 1980, in diversi "blocchi". Un collage di sequenze tratte dai film da lui interpretati, che costituisce un'ideale storia dei valori e dei costumi dell'italiano medio dall'inizio del Novecento ad oggi.