Cinema, la recensione di ‘Io e lei’

Una coppia molto ‘studiata’ come quella composta da Margherita Buy e Sabrina Ferilli dà tono e leggerezza al nuovo film di Maria Sole Tognazzi, dopo il successo di ‘Viaggio sola’. La tematica omosessuale trattata senza moralismi né morbosità. Un bel film, gradevole e anche divertente

Le aspettative per il nuovo film di Maria Sole Tognazzi, dopo il successo del simpatico e originale ‘Viaggio sola’ con Margherita Buy, erano abbastanza alte, soprattutto dopo che si era saputo che la tematica era spinosa, l’omosessualità femminile, e la protagonista era ancora la Buy, stavolta però in coppia (in tutti i sensi) con un’attrice simbolo della bellezza e della romanità come Sabrina Ferilli (foto tratta da www.ioeleifilm.it). A corollario, sempre per intrigare un po’, si è fatto un vago riferimento (che Maria Sole ha tutto sommato ‘lasciato correre’, anche perchè ‘tutto fa brodo’, in termini di promozione) nientemeno che al celebre ‘Vizietto’ del padre Ugo, un film brillantissimo di qualche decennio fa che si basava proprio su una tematica omosessuale (maschile, nel caso).

Il risultato finale dell’impresa, ossia il film ‘Io e lei’, è tutto sommato positivo, grazie alla sceneggiatura che Maria Sole Tognazzi ha scritto con la buona compagnia di Ivan Cotroneo e Francesca Marciano e alla buona promozione (vedi sopra), mentre la presenza di Indigo Film in produzione e di Lucky Red in distribuzione ha dato buone garanzie su altri versanti importanti, senza contare l’apporto di Rai Cinema, Sky Cinema, Tiscali, Real Time di Discovery e persino Radio Deejay.

Una vicenda lesbica, dunque, è alla base del film, ma non è certo una situazione scabrosa quella che viene proposta al pubblico, bensì una vera e propria storia d’amore, in cui dominano i sentimenti. La prima delle protagoniste è Federica (la Buy), che lavora in uno studio di architettura, è stata moglie ed è madre di una ragazzo ormai più che adolescente, ma ha un orientamento sessuale piuttosto incerto, mutevole, pur vivendo da tempo una bella storia di coppia con Marina; Marina (la Ferilli) è naturalmente l’altra metà della coppia, un’ex attrice (si noti la finezza, riferita alla Ferilli) che preferisce ormai il privato e che sceglie come compagna fissa di vita e d’amore proprio Federica. Marina è solare e vitale, non si preoccupa in alcun modo del giudizio della gente e quasi si diverte, se concede interviste a giornali che ancora si ricordino di lei, a disorientare giornalisti e pubblico sulla sua vita privata.

Federica invece è l’opposto: incerta e dubbiosa su tutto, non è sicura neppure delle proprie scelte sentimental-sessuali. Ha difficoltà anche a parlare con il figlio, che pure vorrebbe tranquillizzarla, mentre l’ex marito (Ennio Fantaschini, efficacissimo come sempre), con la sua casetta a Gaeta, appartiene ormai al passato.

I personaggi delle due protagoniste, si capisce, sono tagliati su misura sulle due interpreti, che si impegnano molto nel dare loro credibilità; se la Ferilli ormai, se ben utilizzata (come anche in questo caso), è un’attrice sensibile e attenta, Margherita Buy è una garanzia di bravura assoluta e interpreta il personaggio della ‘donna insicura’ con un’aderenza e un’intensità che hanno pochi eguali fra le attrici italiane. Sullo sfondo del racconto, una vicenda di stampo borghese fra bellissime case romane con servitù e un gatto enorme e a sua volta bellissimo, c’è poi proprio Roma, qui bella, vitale e solare, alla faccia dei suoi tanti problemi.

Va detto con chiarezza che a dare il tono migliore all’opera è quel tocco di leggerezza che Maria Sole aveva già usato in ‘Viaggio sola’ e che stempera la drammaticità della vicenda narrata e i suoi possibili risvolti di stampo politico-sociale (le difficoltà della società nell’accettare una coppia tutta ‘al femminile’) in situazioni brillanti e anche divertenti. Soprattutto la prima parte del film è molto gradevole, senza essere una vera e propria commedia.

La seconda parte vira invece pericolosamente verso il ‘melò’: Federica ha una ‘ricaduta’ di eterosessualità e Marina non glielo può perdonare; la coppia scoppia pian piano e le due si lasciano, senza capire bene cosa stia loro succedendo. Ma la sofferenza di Marina (nel frattempo tornata a fare film) per l’abbandono è notevole e molto dolorosa, forte anche il disagio di Federica nel tornare ad amare un uomo.

Per fortuna Maria Sole sceglie di non fare ricorso alle ‘scene madri’ e ai toni forti del dramma sentimentale (ci è venuto in mente come esempio invece di una scena dal lancinante dolore, quasi insostenibile per lo spettatore, in rapporto a una coppia lesbica che scoppia, quella del fortunato film francese ‘La vita di Adele’), anche se la Ferilli sa rendere bene il dolore della fine di un intenso amore e il tono del film si fa inevitabilmente più ‘complicato’.

C’è poi un happy end finale che ritrova un po’ di leggerezza e porta il pubblico a tifare per la ricomposizione della ‘scandalosa coppia’, che è anche una vittoria dell’amore, comunque inteso.

Complessivamente, lo ripetiamo, un film ben costruito, leggero e talora persino frizzante, non senza qualche possibile fine citazione: la Buy alle prese con l’omosessualità potrebbe anche alludere alla situazione di ‘Le fate ignoranti’ di Ozpetek e, a corredo, ci pare che il personaggio del cameriere filippino gay, più che a Marco Marzocca o a Corrado Guzzanti, somigli proprio ai personaggi di alcuni non dimenticati film ‘romani’ appunto di Ozpetek. E se così fosse, i riferimenti sono sicuramente dei migliori.

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