Note positive dai dati Cinetel, presentati il 17 gennaio a Roma, per il cinema italiano: il 2016 ha visto un + 6% nelle presenze (passate da 99 milioni del 2015 a 105 milioni dell’anno appena concluso) e un + 4% negli incassi (aumentati negli ultimi 12 mesi da 637 a 661 milioni di euro)
Dati positivi per il cinema italiano nel 2016: + 6% le presenze (passate da 99 milioni del 2015 a 105 milioni dell’anno appena concluso), + 4% gli incassi (aumentati negli ultimi 12 mesi da 637 a 661 milioni di euro).
In crescita anche i film distribuiti, che da 480 hanno raggiunto quota 554 titoli (i film italiani sono passati da 190 a 208), nonostante il numero pressoché invariato di sale cinematografiche, di poco superiori alle 3.400. Sono questi i macro dati Cinetel per l’anno 2016 (si ricorda che Cinetel rileva il 93% delle presenze dell’intero mercato peninsulare), presentati il 17 gennaio a Roma, presso l’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali, ANICA.
Dati incoraggianti, ha commentato il neo Presidente Anica Francesco Rutelli, frutto di esperienze di qualità, di rilievo internazionale. Basti in tal senso pensare al film di Paolo Virzì, “La pazza gioia”, un successo incredibile nonostante l’uscita fuori stagione, o ai nuovi emergenti, come Gabriele Mainetti con “Lo chiamavano Jeeg Robot”, a conferma di una continua innovazione di pensiero e di linguaggio che il nostro cinema è in grado di sviluppare.
Ma non è tutto oro quello che luccica. Il cinema italiano resta imperniato in dinamiche che ostacolano risultati più significativi. Primo tra tutti l’eccesso di concentrazione di titoli in alcuni periodi dell’anno a detrimento di mesi di stallo, con un’inevitabile cannibalizzazione del prodotto.
Il fenomeno della stagionalità del cinema italiano è un problema decennale che, ci si augura, la nuova legge cinema – e relativi decreti attuativi – possa finalmente risolvere.
Ad incidere sul segno positivo del 2016 certamente è stata la presenza del film di Checco Zalone, come ha ricordato Luigi Cuciniello, presidente ANEC. “Che bella giornata” nel 2011 aveva incassato 101 milioni di euro, quest’anno “Quo vado” ha pesato per oltre 105 milioni. E del resto si sa che ormai l’andamento del nostro cinema si divide tra gli anni con Zalone e quelli senza. Il 2016 ha però evidenziato fenomeni importanti di diversificazione: non solo commedie e cine-panettoni, ma anche film come “Lo chiamavano Jeeg Robot” o “Perfetti sconosciuti”, prove tangibili di un panorama più variegato in corso di affermazione.
Obiettivo principe per il 2017 dunque, quello di lavorare a una programmazione che copra i 12 mesi dell’anno, anche perchè gli eccessivi affollamenti – come è stato nel mese di dicembre, in cui si è assistito alla contemporanea uscita di 29 titoli – non portano niente di buono.
Carlo Bernaschi, Presidente ANEM (Associazione Nazionale Esercenti Multiplex), ha condiviso il clima di positività, anche se ritiene che l’anno potesse andare meglio. “Quo vado” e “Perfetti sconosciuti” hanno pesato per il 17% dell’incasso. Inoltre si dovrebbe riflettere sulla perdita di una ampia fetta di spettatori nel periodo natalizio (dal 16 dicembre al 6 gennaio è stato registrato un calo di 6 milioni di presenze rispetto al medesimo periodo dell’anno passato).
Nicola Borrelli, Dg Cinema Mibact nonostante il clima positivo ha voluto sottolineare che il cinema italiano è un settore che non cresce da oltre 20 anni. Anche nell’ultimo quinquennio abbiamo assistito ad una oscillazione tra 90 e 115 milioni di presenze, incapaci di varcare questa “soglia”, di superare questo “tappo”. Risultati non entusiasmanti dunque. “Se non rimettiamo al centro quel che vuole vedere lo spettatore il sistema non crescerà mai, continuerà a vivacchiare sulla sussistenza, accontentandosi dei premi che alcuni autori di talento portano a casa. La nuova legge vuole consentire un salto deciso. Legge e decreti attuativi interverranno su ciò che ora non consente una crescita significativa, un passo decisivo che il nostro cinema può e deve fare”.