Chi desidera che il proprio video, realizzato con una fotocamera, abbia un buon audio, deve utilizzare microfoni esterni. Sul numero di settembre di Millecanali tutto quello che c'è da sapere sulla scelta della soluzione più adatta alle proprie esigenze
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Con le attuali fotocamere dotate di funzione video, registrare il suono, contemporaneamente alle immagini, è facile. Riusciamo anche ad averlo stereo. Un motivo in più per non trascurare la registrazione, contemporaneamente alle immagini. Un video con una semplice colonna musicale, aggiunta in post produzione, è un video solo a metà, che non ha la freschezza e l’interesse di un video anche con suoni e parole live. Assieme al video le fotocamere registrano anche i suoni ambiente, grazie a piccoli microfoni incorporati nella loro carrozzeria. Tuttavia si tratta di microfoni che registrano tutto, in maniera non selettiva e talora con qualità discutibile. Chi desidera un buon audio deve utilizzare microfoni esterni. Quelli che si inseriscono nella presa/microfono delle fotocamere di un certo livello.
Un microfono per ogni esigenza
Non tutti i microfoni sono uguali. Ne esistono di vari tipi, più adatti a questa piuttosto che a quella esigenza. Possono essere raggruppati in due grandi famiglie, secondo il principio di funzionamento: microfoni dinamici e microfoni a condensatore. Ridotto ai minimi termini il microfono dinamico è un altoparlante che “funziona al contrario”. In pratica una scatola, chiusa da una membrana, al cui interno c’è una bobina di filo di rame sospesa tra i poli di un magnete. Le onde sonore fanno vibrare la membrana che, a sua volta, fa muovere la bobina. In questo modo, nel magnete, si genera una corrente elettrica proporzionale all’ampiezza delle onde sonore. Tale corrente è raccolta e inviata al processore che la digitalizza e la manda alla scheda di memoria, assieme alle immagini. Il microfono dinamico non deve essere alimentato. L’altra famiglia di microfoni, quelli a condensatore, invece, deve essere alimentata da una debole corrente elettrica. Nella loro struttura più semplice sono costituiti da due sottili lamine metalliche divise da un esiguo spazio. La placca che guarda verso l’esterno è collegata a una batteria. Le onde sonore fanno vibrare tale placca che modifica così la distanza che la separa dalla seconda placca. Ciò determina il passaggio di una corrente elettrica proporzionale all’ampiezza della vibrazione. Tale corrente è poi trasformata dal processore nel solito modo. Quest’ultima famiglia di microfoni consente esemplari più piccoli e compatti, oltre a una migliore fedeltà.
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