Alcune considerazioni sula nostra Tv pubblica in generale e sull’attuale contingenza politica. Alla fine, per la Rai con Renzi, ci sarà il solito debole spezzatino o una forza mondiale?

Il precedente governo di Enrico Letta ci ha dato delle 'perle' come Nunzia De Girolamo, Anna Maria Cancellieri, Fabrizio Saccomanni, Cécile Kyenge ed Emma Bonino. In piú ha lasciato la Rai in mano ai 'tecnici' del suo predecessore, Mario Monti: un tecnico diventato politico, esattamente come i 'tecnici' che aveva imposto sia nel suo esecutivo che nelle varie aziende statali.
Ora vedremo cosa ci riserva il governo del sindaco-segretario Pd-primo ministro-rottamatore-imprenditore-fenomeno mediatico Matteo Renzi anche per quanto riguarda la Rai, visto che la Rai rappresenta sia lo specchio dell'Italia che dei governi che si sono susseguiti.
Citiamo la Rai dell'Opus Dei (1961-'74), poi modernizzata nel periodo 1982-'90 con la Rai del Vaticano, la Rai dei professori (1993-'94), la Rai di Berlusconi (1994-'96), la Rai di De Benedetti (1996-'98), la Rai dei tecnici (dal 2012), giusto per fare alcuni esempi, senza trascurare la Rai del compromesso storico che risultó nella creazione di Rai 3 (1979).
Il problema della Rai é che è sempre stata balcanizzata in tanti piccoli staterelli (centri di potere) che riducono la forza complessiva dell'azienda, ma ampliano il numero di poltrone e non creano un super-manager che potrebbe intimorire il potere politico.
Per la Rai del Governo Renzi, l'inizio non é molto promettente, con un neo ministro per lo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, Federica Guidi, giá in odore di conflitto d'interessi (gradita anche a Silvio Berlusconi) e Maria Carmela Lanzetta, Ministro degli Affari Regionali, che é stata indagata dalla procura di Locri per abuso d'ufficio.
Un altro problema é che non essendo gli ultimi tre governi stati eletti (Monti, Letta e Renzi), la Rai viene vista dai politici solamente come uno strumento per generare consensi.
Cosí com'é strutturata, la Rai non puó competere a livello internazionale con i giganti della comunicazione che controllano sia i contenuti che il trasporto (citiamo ad esempio Comcast-Nbc Universal). Ma anche a livello europeo la Rai viene penalizzata dalla sua struttura spezzettata e non è competitiva con societá come la Bbc inglese o la Tf1 francese.
Se parliamo di coproduzioni, un interlocutore internazionale non saprebbe a chi rivolgersi in Rai, pertanto si opta per soci canadesi, inglesi o latino-americani. Se parliamo di vendite di contenuti, il reparto addetto non é all'altezza per mancanza di personale e di management adeguato. Se parliamo di promozione a livello mondiale, la Rai ora é divisa in tanti orticelli, nessuno in grado di sfamare l'appetito internazionale.
Attualmente, l'assetto internazionale della Rai é diviso tra: Rai World, Prix Italia, Cartoons on the Bay, Rai Vendite e Rai Fiction. Cinque divisioni per 10 poltrone.
Ora Renzi ha l'opportunitá di portare la Rai nell'ambito delle grandi societá europee (diciamo, darle 'un'anima Renzi'). Vediamo se riuscirá almeno a raggruppare tutte le divisioni che hanno a che fare con l'estero sotto un unico tetto.