“Comunicazione senza confini”

Identificare i “segnali deboli” per costruire il futuro; serve un nesso tra connettività e collettività. L’ha detto De Kerckhove al seminario OTM.

L'incontro su “Comunicazione senza confini, segnali deboli per un futuro possibile”, tenuto nelle scorse settimane presso la sede milanese della Sipra, ha rappresentato l'esordio per l'anno in corso dell'Osservatorio TuttiMedia (OTM). L'obiettivo dell'iniziativa era proporre metodi per l'identificazione, analisi e interpretazione dei “segnali deboli” utili per immaginare e costruire il futuro. La discussione ha visto, a più riprese, l'intervento di Derrick De Kerckhove, direttore scientifico di 'Media Duemila', e la presenza, da entrambi i lati del tavolo, di un nutrito gruppo di esperti del settore e della comunicazione pubblicitaria.

È evidente che la tecnologia offre ogni giorno nuovi stimoli per migliorare, velocizzare o semplicemente cambiare il nostro modo di vivere la comunicazione, come l'Osservatorio ripete ormai da più di 15 anni. Al punto che il presidente Francesco Passerini, nella prolusione di apertura, dopo aver ricordato come OTM sia attento alle novità non solo tecnologiche ma anche 'del pensiero', ha affermato che “dove si trova una rottura l'Osservatorio deve trovare segnali deboli da seguire”.
Ecco che è più che mai determinante, oggi, comprendere i 'segnali deboli' che possono condurre la nostra mente verso possibili scenari futuri. Il dibattito svolto ha approfondito la teoria e le esperienze di Philippe Cahen, che ha previsto le rivolte popolari nel mondo arabo semplicemente captando dei “segnali deboli”, e ha spinto l'Osservatorio ad annunciare una serie di incontri dedicati al tema.
In videoconferenza Cahen e Norman Doidge hanno anche confermato la loro presenza il 31 maggio prossimo alla Sapienza a Roma per la giornata dedicata alla celebrazione del 'villaggio globale', nel centenario della nascita di Marshall Mc Luhan.

Ma se “la comunicazione viaggia a velocità diverse”, come sostiene Paolo Lutteri, direttore marketing della Sipra, e il consumatore è multitasking, diventa sempre più complicato individuare i segnali giusti da seguire. Per il moderatore dell'incontro, il presidente UGIS Giovanni Caprara, del 'Corriere della Sera”, riuscire a vivere in un proliferare continuo di nuove forme di comunicazione è difficile, anche se l'innovazione è pur sempre “la vera sfida”. Anche per lo stato di continua necessità da parte di chi usufruisce dell'informazione (cosa è vero e cosa falso?) e, nel caso della divulgazione scientifica, la resistenza nell'accettare l'innovazione stessa, perché spesso non si riesce a comprenderne il significato.

Marco Vecchia, docente universitario di Tecniche Pubblicitarie, percorrendo la storia dell'advertising a partire dal 1965, è arrivato ai giorni nostri: “La tecnologia ora apre soluzioni ogni giorno sempre più complesse, ma la pubblicità riscopre l'individuo e l'ambiente”.
Gian Paolo Balboni, Centro Ricerche di Telecom Italia, ha sottolineato l'essenziale mutazione nella comunicazione, per cui si passa dall'intrattenimento all'interazione: ormai sono gli oggetti che, tramite l'esperienza raccontata da chi li usa, parlano tra loro e “lo smart-phone è diventato un vero e proprio catalizzatore di informazioni”.

Giovanna Maggioni, direttore generale UPA, ha spiegato che “la tecnologia fa passi da gigante, modificando anche i rapporti tra le persone, in un vero e proprio labirinto della comunicazione”. Edoardo Fleischner, docente di Nuovi Media e comunicazione presso l'Università Statale di Milano, ha sottolineato quanto sia difficile, nella realtà aziendale di oggi e nonostante le affermazioni di principio dei manager, disporre di un effettivo reale interesse alla novità. Di qui la necessità “di far crollare tutti i muri che impediscono in tutti i campi la giusta comunicazione. Bisogna giocare, sperimentare, apprendere, vincere, perdere, partecipare, glocalizzare”. Ed ha esposto la pratica didattica del suo “laboratorio di scrittura crossmediale”, col quale coinvolge gli studenti, che lui chiama “autodidatti”, a cui viene richiesto di declinare contenuti di complessi (e di difficile comprensione) articoli di giornale secondo il linguaggio di almeno 21 tipi di diversi media, ivi compresi quelli delle rappresentazioni recitative e musicali.

Infine, con uno degli scenari già possibili, quello delle videoconferenze tramite Skype, Philippe Cahen ha spiegato come i “segnali deboli possano generare metodi per ipotizzare scenari dinamici. Ma per il momento a regnare è il caos che potrebbe essere il metodo migliore per gestire addirittura un'azienda”.

Invece, Norman Doidge vede nelle connessioni del sistema nervoso analogie con i media. Le conclusioni e il dibattito sono stati affidati a Derrick de Kerckhove, sociologo e direttore scientifico della rivista diretta da Maria Pia Rossignaud, che, oltre ad animare e approfondire i contenuti delle due videoconferenze, ha appunto concluso la fase delle esposizioni dei relatori e, ribadendo che “serve un nesso tra connettività e collettività”, dando poi il via ad un animato dibattito sui temi toccati dalla giornata.

Tanti sono stati i temi e tante le questioni trattate: da quella del rapporto tra tecnologia e democrazia a quella della validità di internet nello sviluppo della capacità cognitiva, da quella del nuovo linguaggio con cui si stanno misurando “eroici” insegnanti a quella del ruolo della Tv broadcasting, che, per come è concepita in Italia e più dell'informazione, risulta ricoprire il vero ruolo di “formatrice dell'elettorato”. Comunque tutti gli interventi sono pubblicati integralmente nel numero di 'Media Duemila' di marzo.

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