Conflitto d’interessi, secondo “Ok” dalla Camera

Martedì, con 286 voti a favore e 2 contrari (l’opposizione era uscita dall’aula), la Camera ha approvato, per la seconda volta, la legge sul conflitto d’interessi presentata dal Governo. Incerti i tempi del Senato.

Con il voto della Camera e senza i deputati di opposizione, dal Prc all'Udeur - che non hanno preso parte alla votazione - , l'entrata in vigore della nuova disciplina sul conflitto d'interessi è, almeno in teoria, a un passo. Palazzo Madama, dove la legge ora torna per un voto definitivo, dovrà esprimersi solo sulla piccolissima modifica introdotta dai deputati su richiesta della commissione Bilancio, onde evitare uno stop all'entrata in vigore del provvedimento per un errore nella copertura di spesa.

Sarà ora la conferenza dei capigruppo con Marcello Pera a decidere se inserire nel già fitto calendario d'aula pre-estivo il conflitto d'interessi o calendarizzarlo fra i provvedimenti che verranno esaminati in autunno. In realtà, l'approvazione definitiva del provvedimento è tuttora incerta: infatti, nonostante le promesse elettorali di Berlusconi di risolvere subito il problema, sono trascorsi inutilmente già più di due anni e solo le pressioni del presidente della Camera Casini e (pare) di Ciampi hanno portato al varo di ieri, dopo mesi di "melina". Al Senato il copione, in teoria, può ripetersi, nel senso che è possibile tutto, dall'immediata approvazione al rinvio (persino) al 2004: Forza Italia, infatti, per dare il via alla legge vorrebbe vedere approvata anche l'altra legge sulla riforma delle Authorities, che però non va avanti per altre ragioni; di qui la possibile nuova empasse.

Il ddl sul conflitto d'interessi si applica al presidente del Consiglio, ai ministri, ai viceministri, ai sottosegretari, ai commissari straordinari del Governo e ai presidenti di province e sindaci di città con più di 300 mila abitanti. A tutti costoro permette la proprietà di aziende (che perciò non dovranno essere vendute, salvando e sanando così, manco a dirlo, la posizione personale di Berlusconi), ma non la loro gestione.

Lo stesso testo stabilisce che il conflitto di interessi si realizza quando viene compiuto (o viceversa si omette) "un atto che abbia incidenza patrimoniale per un membro del governo o per un suo familiare fino al secondo grado, nel caso ciò determini un danno per l'interesse pubblico".

Ma chi decide se in una decisione si fanno anche i propri interessi patrimoniali o aziendaliO Se accertano incompatibilità, Antitrust e Garante (nel settore delle imprese editoriali) possono comminare multe e comunque devono far pervenire al Parlamento una relazione semestrale sulle attività di vigilanza. A questo punto sono però le Camere a decidere eventuali sanzioni politiche contro i componenti del Governo per i quali sia stato accertato conflitto d'interesse.

Su questo punto l'opposizione ha dato - fin dall'inizio - battaglia. Per il centrosinistra e Rifondazione, infatti, non si risolve nulla laddove il controllato (in questo caso il premier) e chi ha il potere di sanzionare il suo operato (la maggioranza di Governo), vengono in sostanza a coincidere. Così Ulivo e Prc hanno ribadito quanto sostenuto ai tempi della prima lettura, e cioè che il disegno di legge lascia inalterato il conflitto e addirittura "cancella" con un colpo di spugna il problema.

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