‘Cose nostre’, i giornalisti nel mirino delle mafie su RaiUno

Un programma ‘inconsueto’ per la prima rete pubblica, purtroppo relegato alla tarda serata del sabato: è ‘Cose nostre’ che racconta le vite di cinque giornalisti minacciati dalla mafia, oltre ai fatti che i cinque hanno documentato e raccontato. Fra loro, Pino Maniaci di Telejato

Cinque giornalisti, cinque vite minacciate dalla mafia: racconta questo ‘Cose Nostre’, in onda ogni sabato alle 23.40 su Rai 1. Proprio questa collocazione così infelice in palinsesto rappresenta il limite di un programma che per il resto ha diversi meriti.

‘Cose nostre’ è un ciclo di cinque documentari che portano in Tv le storie difficili di uomini e donne che hanno anteposto la propria professione all'interesse personale e alla paura, scrivendo o occupandosi di mafia, corruzione e rapporti illeciti tra 'mondi di sopra e di sotto'.

Non sono solo vite blindate, ma soprattutto vite minacciate da attentati, aggressioni, lettere minatorie, pallottole spedite in redazione, incursioni nella vita privata. Tutti modi per far tacere chi in Tv, sulla stampa quotidiana o sul web, denuncia costantemente nomi, cose e fatti. La Commissione Parlamentare Antimafia ha identificato oltre 2000 episodi di intimidazione ai danni di giornalisti italiani solo tra il 2006 e il 2014, mentre sono almeno 9 i redattori uccisi dalle varie Mafie nel nostro Paese, tra casi accertati e omicidi ancora senza colpevoli.

Protagonisti di queste 5 puntate - firmate da Emilia Brandi, Giovanna Ciorciolini, Tommaso Franchini e scritte con Danilo Chirico, Francesco Giulioli, Giovanna Serpico per la regia di Andrea Doretti - sono Arnaldo Capezzuto, ora blogger de ilfattoquotidiano.it, Michele Albanese de ‘Il Quotidiano del Sud’, Amalia De Simone, giornalista di corriere.it, l’amico di ‘Millecanali’ Pino Maniaci, direttore di Telejato (nella foto), e Giovanni Tizian, giornalista de l'Espresso.

La prima puntata si è occupata di Capezzuto, che racconta Napoli attraverso gli occhi di chi vive sotto lo sguardo 'attento' della Camorra.

Se poi la storia di Pino Maniaci l’abbiamo raccontata molte volte, ci piace parlare in questa sede anche di Amalia De Simone.

Di lei si ricordano i reportage sulla terra dei fuochi in Campania e il lavoro serrato sul clan dei Casalesi che da Casal di Principe è partito alla conquista di tutta Europa. Poi, l'impegno come direttrice di Radio Siani, l'emittente anticamorra di Ercolano, e i documentari Rai per 'La storia siamo noi' e 'Crash', fino al lavoro di videoreporter d'inchiesta per corriere.it, che - dalla Campania - l'ha portata a occuparsi anche di terrorismo internazionale.
Amalia De Simone, giornalista e videomaker, si è aggiudicata per ben tre volte dei riconoscimenti legati al premio ‘Cronista dell'anno’ e nel 2014 ha vinto il prestigioso premio 'Maria Grazia Cutuli'.

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