Una vicenda davvero incresciosa quella che ha coinvolto la scorsa settimana il corrispondente Rai dal Medio Oriente Riccardo Cristiano,
che in una lettera all'Autorità palestinese pubblicata da un giornale palestinese e poi ripresa in Israele e successivamente (soprattutto) in Italia sembrava "prendere le distanze" dal meritorio lavoro di giornalisti e troupes Mediaset che avevano documentato l'orrendo linciaggio di alcuni militari israeliani nei giorni precedenti.
"Non siamo stati noi della Rai - diceva sostanzialmente Cristiano - , perché noi queste cose non le faremmo, come sapete".
Dopo che la lettera è stata resa nota è scoppiato un "caso" clamoroso, come accade sempre per tutto ciò che coinvolge la Rai: Mentana al Tg5 ha parlato di "delazione" di Cristiano nei confronti dei giornalisti Mediaset, la Rai ha immediatamente richiamato in patria lo stesso Cristiano, prendendo le distanze da lui; la polemica politica è poi dilagata secondo le consuete modalità, che vedono i due fronti contrapposti e la Rai in mezzo, a difendersi.
Alla fine sono stati richiamati in patria tutti i corrispondenti delle Tv italiane in Medio Oriente, a scanso di incidenti e minacce nei loro confronti, proprio in un momento decisivo e di grande tensione nell'area.
In realtà la vicenda ripropone importanti interrogativi sull'etica del giornalismo e sul duro e delicato lavoro degli inviati in zone "calde" del mondo.
Lo stesso Cristiano, noto e apprezzato finora soprattutto dal pubblico di RadioRai e recentemente ferito mentre svolgeva il suoi lavoro, è tornato sconvolto in Italia, dicendo di "non poter spiegare per ora i motivi di quella lettera, che peraltro non doveva essere pubblicata".
Peccato che, come di consueto, ben presto una storia così seria e di grande valore per chiunque svolga il lavoro di giornalista, si sia trasformata in una bagarre partitica e di pura rivalità fra Rai e Mediaset, facendo perdere di vista il punto centrale della questione.