Dopo il nostro articolo della scorsa settimana e la diffida di Gianni Turco, la Rai cambia titolo al programma ‘dedicato ai cori’ di Milly Carlucci e sceglie, con scarsa fantasia, ‘24mila voci’.

La scorsa settimana abbiamo parlato con ampiezza dei due programmi televisivi dal titolo 'Millevoci' (uno per la precisione è in realtà 'MilleVoci'…): il primo è quello a noi ben noto realizzato ogni estate dall'amico Gianni Turco e diffuso in rigorosa forma gratuita dalle Televisioni locali di tutta Italia, da alcune satellitari e persino dalle Radio (ma non dalla Tv Svizzera, come qualcuno ha scritto, prendendo fischi per fiaschi; quello elvetico è un altro programma con questo stesso titolo ma di tutt'altro genere). L'altro era il programma-varietà della Rai, di imminente diffusione, realizzato con Bibi Ballandi e presentato da Milly Carlucci su RaiUno.
Diciamo 'era' perché, dopo la diffida loro inviata da Gianni Turco e anche il nostro articolo della settimana scorsa, appunto, le cose si sono mosse, com'era prevedibile. 'Millevoci' - salvo sorprese ormai improbabili -, dunque non ci sarà più su RaiUno e lascerà il posto a un titolo su cui non esprimiamo pareri (potrebbe farlo semmai Adriano Celentano), ovvero '24mila voci'. Si chiamerà così dunque questo 'sfortunato' programma, di cui al momento non si sa bene neppure la collocazione esatta, se a inizio dicembre, come pareva o proprio in coincidenza con le festività di fine anno (nuova versione che sta circolando in rete).
La vicenda però è davvero molto sconcertante. La Sipra nel frattempo ha provveduto a cancellare la pagina con il logo di 'Millevoci' uguale a quello di 'MilleVoci' (di Turco) e insomma le cose stanno tornando al loro posto. Ma resta amarezza e un po' di incredulità.
“Bastava che qualcuno alla Rai avesse consultato on line l'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi e scrivendo 'Millevoci' avebbe scoperto che avevo depositato i diritti io - ci ha detto Turco - . Invece si è andati avanti senza porsi il problema e a quel punto ho dovuto 'cautelarmi'. Ma, come detto, se avessi voluto lucrare sulla faccenda avrei aspettato la messa in onda della prima puntata”.
Alla fin fine, a parte ulteriori considerazioni su quel che avviene oggi alla Rai, questo è uno di quei casi dove proprio non vale il detto: 'Tutto è bene quel che finisce bene'. Anzi…