Vediamo cosa è comparso su ‘Teleradiofax’ di Aeranti-Corallo:
«Nella scorsa riunione di Consiglio del 28 aprile, l’Agcom ha inserito, tra i numerosi punti all’ordine del giorno, anche l’avvio del procedimento relativo all’identificazione a livello nazionale dei bacini di servizio per la radiodiffusione sonora in tecnica digitale con standard Dab+ e all’estensione della pianificazione già attuata con delibere nn. 180/12/CONS (relativa alla provincia di Trento), 383/13/CONS (relativa alla provincia di Bolzano) e 602/14/CONS (relativa alle province di Torino e Cuneo e alle regioni Umbria e Valle d’Aosta).
Sul punto, AERANTI-CORALLO rileva che la delibera Agcom n. 664/09/CONS (recante il regolamento sulla radiofonia digitale terrestre) prevede che l’avvio delle trasmissioni radiofoniche digitali a regime debba essere preceduto dalla definizione dei bacini di utenza e dalla individuazione delle risorse radioelettriche disponibili sull’intero territorio nazionale.
In base a tale delibera, devono essere pianificate, rispettivamente, una frequenza per la Rai, due per le società consortili che svolgono l’attività di operatore di rete nazionale privato e fino a undici per bacino per le società consortili che svolgono l’attività di operatore di rete locale privato.
Corretta è, quindi, la strada indicata nell’ordine del giorno dell’Agcom di identificare i bacini di utenza sull’intero territorio nazionale. Tale identificazione, in base alla delibera n. 664/09/CONS, deve, peraltro, essere accompagnata, come si è detto, dall’individuazione delle frequenze assegnabili nelle diverse aree territoriali.
Sul punto, AERANTI-CORALLO ritiene che, nel caso di insufficienza delle risorse rispetto alle previsioni della sopracitata delibera n. 664/09/CONS, si dovrebbe procedere preventivamente al reperimento di risorse frequenziali aggiuntive quali, ad esempio, i blocchi del canale 13 Vhf, prima di definire la pianificazione e di rilasciare i diritti di uso. AERANTI-CORALLO ritiene, infatti, che attivare il servizio in modo parziale nelle poche aree dove sono disponibili risorse radioelettriche, sarebbe prodromico all’avvio della nuova tecnologia trasmissiva in modo fortemente penalizzante per l’emittenza locale, in quanto, in tutte le altre aree dove le risorse radioelettriche sono limitate, non vi sarebbero spazi frequenziali per queste ultime, con evidente nocumento per il pluralismo e la concorrenza».