L’opposizione contrasta con l’ostruzionismo la progressiva approvazione del disegno di legge Gasparri al Senato, favorita dal clima di scontro nella maggioranza. Si procede a fatica, mentre l’Udc prende di fatto le distanze…
Tra le polemiche e dopo che è mancato più volte il numero legale, è continuato ieri in aula al Senato l'esame del disegno di legge di riforma del sistema radiotelevisivo. Secondo quanto deciso dalla conferenza dei capigruppo, in presenza di qualcosa come 5.400 emendamenti il voto definitivo è stato fatto slittare dal 16 al 17 luglio. Ma le cose non procedono rapidamente (l'opposizione pratica la tattica dell'ostruzionismo con continua richiesta del numero legale e ha anche abbandonato l'aula mercoledì sera per evidenziare la necessità che Berlusconi riferisse al Parlamento sulla gravissima crisi nella maggioranza), per cui questa scadenza è a rischio. Uno slittamento in avanti renderebbe assai improbabile la prevista approvazione definitiva alla Camera a partire dal 28 luglio e si passerebbe quindi a settembre.
Con tutto ciò fra mercoledì e ieri sono stati approvati i primi articoli del provvedimento. A mezzogiorno l'Assemblea di Palazzo Madama era già all'articolo 5, che stabilisce alcuni principi a salvaguardia del pluralismo e della concorrenza del sistema radio-tv. Rispetto al testo approvato dalla Camera, il Senato ha introdotto un "regime di autorizzazione" per l'attività di operatore di rete, di fornitore di contenuti televisivi o radiofonici, di servizi interattivi associati o di servizi di accesso condizionato. L'autorizzazione "non comporta l'assegnazione delle radiofrequenze, che è effettuata con distinto provvedimento in applicazione della deliberazione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni".
Da segnalare, nella giornata di ieri, anche la relazione annuale del presidente dell'Authority sulle Tlc e la Tv Enzo Cheli, che ha criticato la mancanza di pluralismo nel settore televisivo, che, anche a suo parere, dura da vari anni. L'affermazione, se coglie finalmente il nodo del problema televisivo in Italia, non manca anche di stupire, vista la "timidezza" con cui si è sempre mossa l'Authority, che il pluralismo in Tv dovrebbe proprio tutelare quale compito istituzionale.
Il presidente della Rai Lucia Annunziata, da qualche tempo negli Stati Uniti, ha rilasciato dichiarazioni non meno interessanti: "Il Ddl Gasparri riserva alla Tv pubblica un futuro di subalternità e di declino, perché non risolve il nodo del conflitto d'interessi. È tempo che tutti i dipendenti Rai facciano sentire la loro voce per definire qual è lo spazio vitale della loro Azienda".
Anche questi commenti dimostrano come il cammino del disegno di legge Gasparri, in presenza anche di un clima di vera e propria guerra nella maggioranza di Governo e dell'ostilità dei grandi quotidiani, scottati dalla soluzione favorevole alle Tv data al tema delle telepromozioni, sarà accidentato.
Non a caso l'Udc, con un'iniziativa importante che prende di fatto le distanze dall'attuale testo del disegno di legge, ha proposto emendamenti che restringono il campo del "Sistema Integrato delle Comunicazioni" su cui calcolare il limite antitrust del 20% e precludono alle Tv di comprare giornali per alcuni anni, due provvedimenti che chiaramente limitano le possibilità future di espansione di Mediaset.
A quanto si è capito, lo scrutinio segreto sarà concesso almeno su alcuni importanti emendamenti e le sorprese, dopo quella clamorosa di Montecitorio dei mesi scorsi, non sono affatto escluse...
In chiusura, a suggellare una giornata importante nella Tv, ecco il diffondersi di voci che segnalano che le due frequenze terrestri di Tele+, oggi di Sky, andrebbero a Mediaset per il digitale e a Eurosport, che debutterebbe così alla grande nell'etere italiano. Notizie (o voci) di quelle "pesanti", che provocheranno probabilmente nuove grandi polemiche.