Nel corso di un simposio organizzato dall’AICT, Piero De Chiara, presidente DGTVi, ha disquisito a ruota libera sull’attuale stato del Digitale Terrestre in Italia, indicando errori, gap e rallentamenti.
L'AICT, l'Associazione per la Tecnologia dell'Informazione e delle Telecomunicazioni, ha organizzato di recente a Roma - presso l'Aula Magna delle Ministero delle Comunicazioni - un interessante convegno dal titolo "Radio e Televisione: lo stato dell'arte". L'evento ha fatto registrare la presenza di un assortito e qualificato "paniere" di oratori.
Riservandoci di presentare quanto prima su Millecanali un'ampia sintesi dell'incontro, vi anticipiamo intanto la "intrigante" panoramica conclusiva disegnata da Piero De Chiara, attuale presidente "di turno" dell'associazione DGTVi.
«Questo convegno - ha esordito De Chiara - ha visto la partecipazione di un gruppo di persone appartenenti a quella community che, in pratica, contribuisce in larghissima parte a fare cambiamento e innovazione. Oggi, però, comandano gli uomini di marketing, i giornalisti, chi viene dalla politica, ecc. È giusto che ci sia spazio anche per questi soggetti, però credo debba esservi ancora posto per chi ha una base ingegneristica o comunque tecnica, soprattutto in un periodo come quello attuale, in cui la parola "innovazione" riveste un ruolo centrale».
De Chiara ha quindi toccato l'attualissimo tema dello switch off analogico, e ha evidenziato che, continuando a vendere i DTT set-top-box al ritmo attuale (circa centomila pezzi al mese), l'implementazione digitale del parco nazionale di Tv color potrà essere completata soltanto intorno al... 2048! Pertanto, bisogna trovare delle soluzioni in grado di favorire al massimo lo switch off, superando così l'attuale fase ibrida, che costringe molte emittenti Tv a ricorrere al simulcast.
«Il simulcast - ha precisato De Chiara - è una "tassa" mostruosa e regressiva, nel senso che l'incidenza sul bilancio - soprattutto per le emittenti locali e nazionali - è molto forte. Per le locali, poi, questa "tassa" diventa addirittura drammatica, tant'è vero che molte di esse rinunciano al simulcast (trasmettono solo in analogico), rischiando così di perdere sempre più ascolti in proporzione con il crescere del numero dei set-top-box.
Lo switch off poi non è un affare che riguardi una sola piattaforma. Forse su questo punto qualche equivoco c'è stato in passato, allorquando si è molto disquisito - soprattutto a livello giornalistico - di concorrenza tra piattaforme. In effetti la concorrenza è bella, ed è anche divertente. Io, per esempio, mi sono divertito moltissimo con il lancio dei servizi DTT PPV "Carta Più", immaginando di poter scalfire il monopolio di Sky. E la concorrenza deve continuare. Ma la guerra distruttiva no! Perché per poter spegnere definitivamente l'analogico occorre il contributo comune da parte di tutte le piattaforme digitali».
«E dire - questo ancora il pensiero di De Chiara - che in fatto di DTT l'Italia, due anni e mezzo fa, era partita davvero "alla grande", attestandosi ben presto seconda in classifica per quanto riguarda lo sviluppo del mercato europeo del Digitale Terrestre. Qualcosa, però, negli ultimi mesi sembra non aver funzionato, tant'è vero che per la prima volta oggi rischiamo di essere sorpassati da Francia e Spagna, nazioni che fino all'anno scorso prendevamo in giro per quanto, rispetto a noi, erano in ritardo in fatto di DTT.
Occorre perciò imparare dall'estero, scoprendo che lì l'offerta DTT free è più forte che non in Italia, non tanto per il numero dei canali, quanto piuttosto per i loro contenuti. In particolare, all'estero funziona molto l'intervento "forte" del servizio pubblico, il quale quasi sempre è il protagonista assoluto del Digitale Terrestre, che per lo stesso servizio pubblico rappresenta addirittura un Gerovital, un corroborante della sua missione. In Italia, invece, questo non è successo, perché non c'è quella voglia di fare, di investire che esiste in BBC, in France Television e persino nella televisione pubblica spagnola».
«Allora, da parte nostra occorre lavorare, attivando - per esempio - scambi di informazione a tutto spiano e un progetto specifico molto serio e corposo, così da poter arrivare nel più breve tempo possibile al totale spegnimento analogico. Anche perché, oltretutto, diventa estremamente difficile portare a termine lo switch off, dopo essere arrivati (come, per esempio, in Sardegna e in Valle D'Aosta) a una copertura digitale del 75%. Soglia superata la quale comincia la paura. Per cercare di superare questa paura, nel Regno Unito hanno messo in piedi un programma che prevede di spendere molto in comunicazione coordinata e centralizzata, con l'intenzione poi di iniziare a spegnere le reti analogiche una alla volta, cominciando da BBC Two.
Anche noi in Sardegna e Valle D'Aosta eravamo orientati sullo spegnimento totale di un certo numero di reti televisive in analogico. Vi dico subito però che la Rai, dovendo svolgere la mission di servizio pubblico, ha comunque qualche remora per quanto riguarda lo spegnimento analogico anticipato anche di una sola delle sue reti Tv. Quindi, stiamo ancora in una fase di stand-by, con il rischio che quel 75% di decoder digitali che vi sono in Sardegna e Valle D'Aosta restino poco utilizzati».
De Chiara ha altresì messo al corrente la platea che, in Italia, l'interattività via DTT in questo momento non è affatto un driver in grado di favorire l'acquisto di nuovi decoder e quindi l'aumento della penetrazione dei set-top-box. L'offerta DTT PPV, invece, in alcuni periodi di "stagionalità"(come, per esempio, l'inizio del Campionato di Calcio o l'avvio di alcuni reality) appare alquanto trainante, anche se non è corretto pensare di poter fare affidamento sulla sola "stagionalità".
Infine, De Chiara ha accennato alla conferenza sulle radiofrequenze Ginevra (la RRC 2006, i cui lavori si protrarranno fino a metà giugno), dicendo subito di vedere l'Italia in estrema difficoltà, perché è presente alla medesima conferenza con una delegazione molto mista ed eterogenea, che oltretutto rischia di restare su posizioni non univoche... (Luca Raffone).